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L'Italia si adegua alla disciplina Ue sui rifiuti prodotti dalle navi

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Il nuovo modello per le informazioni da notificare relativamente ai rifiuti prima di entrare in porto è arrivato anche in Italia: con decreto del ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare è stata recepita la direttiva Ue del 2015.

La direttiva del 2015 ha, infatti, apportato delle modifiche alla direttiva del 2000 relativa agli impianti portuali di raccolta per i rifiuti prodotti dalle navi e i residui di carico, e lo ha fatto per garantire la coerenza con le misure adottate dall’Organizzazione marittima internazionale (Imo) e per evitare incertezze tra gli utenti e le autorità portuali. Dunque ha modificato la tabella (contenuta nell’allegato II direttiva 2000/59/CE) in cui figurano i diversi tipi e quantitativi di rifiuti e residui del carico da conferire o trattenere a bordo. In questo modo si adattata alla nuova classificazione dei rifiuti. Ha, inoltre, inserito nuove informazioni sui tipi e sui quantitativi dei rifiuti prodotti dalle navi effettivamente conferiti agli impianti portuali di raccolta nell’ultimo porto.

Avere dati esatti comporta un calcolo preciso della presenza di una capacità di stoccaggio sufficiente a bordo di tale nave. La capacità di stoccaggio è un prerequisito non solo per consentire alla nave di procedere verso il successivo porto , ma anche per effettuare una corretta scelta delle navi da ispezionare. Le ispezioni mirate contribuiranno alla gestione efficace del traffico marittimo riducendo il tempo di sosta nei porti, mentre una raccolta sistematica di dati accurati sul conferimento dei rifiuti non solo può consentire una migliore analisi statistica della struttura dei flussi di rifiuti nei porti, ma può anche agevolare l’istituzione del sistema informativo e di controllo.

Del resto la direttiva del 2000 ha soprattutto l’obiettivo di ridurre gli scarichi illeciti in mare dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico.

Eleonora Santucci

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