Rifiuti, il riciclo delle frazioni critiche e il nuovo accordo Anci/Conai
[8 Ottobre 2013]
Anci, Conai, Coreve, Corepla, Federambiente, Cispel Confservizi Toscana, Regione Toscana, Provincia di Pisa, Arpat, Agenzia Regione Recupero Risorse, Assosele e Assorimap. Tutti insieme – forse per la prima volta e ormai già in vista del rinnovo dell’accordo quadro Anci/Conai (dicembre 2013) – intorno al tavolo promosso da un’industria che ha fatto del riciclo di materia, anche delle frazioni più critiche, la sua cifra caratteristica tanto da diventare un caso nazionale: Siamo parlando della Revet di Pontedera, dove venerdì mattina si sono confrontati il delegato Anci Nicola Nascosti, il direttore generale Conai Walter Facciotto, Dante Benecchi (direttore Coreve), Giorgio Quagliuolo (presidente Corepla), Paolo Giacomelli (dirigente tecnico Federambiente), Andrea Sbandati (direttore Cispel Confservizi Toscana). Insieme a loro anche il “padre” delle raccolte differenziate Edo Ronchi (presidente Fondazione sviluppo sostenibile) e Anna Rita Bramerini (assessore regionale all’ambiente).
A fare gli onori di casa il presidente di Revet e di Revet Recycling Valerio Caramassi, che ha introdotto i quattro temi cruciali e più urgenti da risolvere, ovviamente dal punto di vista di Revet, un’azienda che ha investito 17 milioni per completare una filiera industriale di riciclo delle plastiche eterogenee (l’impianto della controllata Revet Recycling è stato inaugurato nel luglio scorso) andando incontro a quanto stabilisce la gerarchia europea per la corretta gestione del ciclo dei rifiuti che indica il recupero di materia come prioritario rispetto al recupero di energia.
Questo non avviene completamente nella realtà italiana per tutta una serie di motivi e il caso delle plastiche eterogenee (oltre il 50% di tutte le plastiche) è emblematico: «Si raccolgono in modo differenziato quasi esclusivamente per portarle a recupero energetico – ha spiegato Caramassi – Il sistema deve decidere una volta per tutte. Delle due l’una: o non si raccolgono, o se si raccolgono in modo differenziato l’allocazione delle risorse deve essere in sintonia con gerarchia e proclami: prima il riciclo e poi il recupero energetico. Non si può fare l’opposto».
E’ Corepla infatti che nella sua Relazione sulla gestione informa che nel 2012 ha speso per il riciclo 5 milioni di euro e per la termovalorizzazione oltre 30 milioni (senza calcolare i costi di trasporto).
«Il fatto che in Italia si debba raccogliere tutte le plastiche ci crea problemi – ha però osservato il presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo – le plastiche miste sono in aumento: trattandosi di derivati del petrolio recuperarla energeticamente è anche vantaggioso ambientalmente rispetto a bruciare materia vergine: a Brescia e Milano con i termovalorizzatori si fa il teleriscaldamento, quindi è necessario uno scatto per cambiare l’orizzonte dei prossimi 10 anni, costruendo quella dotazione impiantistica di cui siamo deficitari rispetto al resto d’Europa”.
La risposta è arrivata da Edo Ronchi, presidente della Fondazione sviluppo sostenibile e membro del consiglio nazionale per la green economy, che lavora in prima persona a stretto contatto con il ministero dell’ambiente, con quello dello sviluppo economico e con le istituzioni europee. «Nella nuova direttiva quadro sul recupero di materia – ha detto Ronchi – che cadrà nel semestre italiano, ci saranno parametri più stringenti sul calcolo dell’effettivo avvio a riciclo. La convenienza della riciclabilità o meno di una tipologia di materiale sarà ispirata a criteri obiettivi e non sulla base di quello che conviene al produttore di imballaggi. Oggi quelli che possono riciclare le plastiche miste si trovano un contributo inferiore rispetto a quello che il sistema dà a coloro che quelle plastiche le bruciano. E non si tratta solo di ragioni ambientali, ma di ragioni di competitività industriale. Questo conflitto tra produttori e riciclatori deve ridursi in virtù di un comune interesse industriale del Paese».
«Gli investimenti fatti dalla Regione Toscana per creare un’industria del riciclo prima e per stimolare una domanda di manufatti in materiale riciclato poi – ha sottolineato l’assessore all’ambiente della Regione Toscana Annaritia Bramerini – pretendono che sia rispettata la gerarchia europea: il riciclo del plasmix deve essere sostenuto almeno con le stesse risorse oggi dedicate al recupero energetico».
Altro tema caldo quello della rimodulazione del contributo ambientale Conai in base alla riciclabilità dell’imballaggio. Oggi infatti l’unica discriminante è il peso, mentre un contributo che variasse in base anche alla sua riciclabilità consentirebbe di stimolare una produzione di imballaggi più sostenibile. Tutti i relatori si sono trovati d’accordo a partire dal delegato Anci Nicola Nascosti che ha affermato che «Anci chiederà esplicitamente che nel prossimo accordo sia inserito un Cac modulato sull’effettiva riciclabilità degli imballaggi». Favorevole anche il presidente di Corepla Giorgio Quagliuolo: «Il Cac differenziato è una delle nostre battaglie, però non sul prodotto finito perché si sposterebbe il punto di prelievo a valle, altrimenti avremo migliaia e migliaia di aziende da controllare».
Un’altra stortura del sistema attuale è quella delle analisi e dei diversi obblighi che hanno i centri comprensoriali rispetto ai centri di selezione del multimateriale come Revet: o si fanno le analisi in ingresso anche ai CC oppure si fanno le analisi dei materiali in uscita dalla selezione e che rientrano nei cicli industriali, che sarebbe anche più logico dal punto di vista del riciclo effettivo dei materiali. Quel che è certo è che non ci possono essere due pesi e due misure che determinano svantaggi competitivi.
L’assessore all’ambiente della Toscana Annarita Bramerini ha poi ricordato che sono in scadenza anche i singoli accordi che la Toscana ha siglato con i consorzi di filiera, introducendo l’altro grosso problema che riguarda un’altra frazione critica da gestire: il cosiddetto vetro fine che non può essere riciclato direttamente in vetreria e che la Toscana ha cercato di ridurre quantitativamente incentivando il passaggio alla raccolta monovetro e alla raccolta del multimateriale leggero. Uno shift che sta dando buonissimi risultati ma che va incontro all’ennesimo paradosso: a causa del diverso peso specifico un paio di bottiglie di vetro nel contenitore del multileggero fanno schizzare la percentuale di frazione estranea e scattare le penali. Ciò ha rallentato il programma di espansione della nuova modalità di raccolta.
Il direttore del Coreve Dante Benecchi ha richiamato e commentato i risultati conseguiti dal Protocollo d’Intesa, dal 2011 a oggi: “Tutto il materiale proveniente dalle realtà che in Toscana hanno convertito il proprio sistema di raccolta differenziata del vetro, da “multimateriale” pesante a “monomateriale”, è risultato qualitativamente idoneo al riciclo in vetreria avvenuto, tra l’altro, sul territorio regionale. Ma questa transizione mostra la propria validità anche dal punto di vista economico, Le frazioni di scarto non riciclabili in vetreria, prodotte durante la preselezione del “multimateriale” pesante esistente, dopo ulteriori specifici trattamenti di condizionamento, hanno trovato impiego in diversi settori alternativi (edilizia) anche fuori dalla Toscana. Queste forme di recupero “secondario” degli scarti, anch’esse promosse dall’intesa per accompagnare la transizione da un sistema all’altro, sono oggi però messe in discussione per due ragioni principali: a) la difficoltà del settore dell’edilizia ad assorbire tali quantitativi; b) il recente Regolamento Europeo n.1179, noto come “End of Waste”, che potrebbe impedire l’impiego degli scarti sotto forma di sabbia di vetro anche nell’industria vetraria, che oggi ne fa buon uso. Sarebbe pertanto auspicabile che la conversione “monomateriale” della raccolta differenziata del vetro fosse totale sull’intero territorio regionale, in modo da poter garantire il riciclo in vetreria di tutto il materiale raccolto.”
«Altra cosa da risolvere una volta per tutte – ha concluso l’assessore Bramerini – è il metodo di calcolo delle raccolte differenziate, perché i decreti attuativi previsti dalla legge Ronchi del 1997 che dovevano stabilire la metodologia e i criteri di calcolo delle percentuali di raccolta differenziata non sono mai stati promulgati. E il risultato è che il 44% di raccolta differenziata della Toscana può essere diverso dalla stessa percentuale di raccolta che si fa in un’altra regione, perché ognuno può calcolarla come vuole, mettendo o non mettendo a proprio piacimento inerti, sfalci, potature….».