Tari, ecco quanto costa la gestione rifiuti urbani in Italia

Ogni Comune determina le tariffe: più spende per la gestione dei rifiuti e più si deve rivalere su cittadini e imprese

[20 Gennaio 2022]

Complessivamente, a livello nazionale, nel 2019 i Comuni hanno speso, secondo i dati forniti da Ispra, per la gestione dei rifiuti urbani 175,79 euro per abitante e 34,70 eurocent per kg di rifiuto, con differenze anche del 100% fra le diverse regioni.

Anche CittadinanzaAttiva ha pubblicato il proprio rapporto rifiuti nel quale sono contenuti i dati – relativi ai comuni capoluogo di provincia –, di quanto in media ogni famiglia ha pagato per la Tari, ovvero l’imposta che da gennaio 2014 è destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Ogni comune determina le tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti. In ogni caso il “monte” Tari è legato ai costi sostenuti dal comune, in qualche modo più il comune spende per la gestione dei rifiuti e più si deve rivalere su cittadini e imprese.

CittadinanzaAttiva ha evidenziato, presentando il rapporto, che “È di 312 euro la tassa per i rifiuti pagata in media nel 2021 da una famiglia nel nostro Paese, con un aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente. La regione con la spesa media più bassa è il Veneto (€232), dove si registra anche una diminuzione del 4% circa rispetto all’anno precedente. Al contrario, la regione con la spesa più elevata resta la Campania (€416, -0,6% rispetto al 2020).”

Appare a questo punto interessante mettere a confronto i dati dei costi pro-capite sostenuti dai comuni capoluogo di provincia, la percentuale di raccolta differenziata e l’importo medio della Tari a famiglia (secondo l’Istat la composizione media di una famiglia è di 2,3 persone).

Emerge abbastanza chiaramente, ed ovviamente, che i comuni con elevati costi di gestione del servizio di igiene urbana hanno anche valori elevati di Tari. Due comuni emergono per risultati negativi.

Catania, che ha fronte di una percentuale “imbarazzante” di raccolta differenziata, il 14,5%, ha costi del servizio per abitante pari a 271 euro e una Tari a famiglia (la più elevata d’Italia) di ben 504 euro, ed anche per la quantità di rifiuti urbani prodotti per abitante si registrano 725 kg.

Massa, che ha una situazione simile: a fronte di un 30,1% di raccolta differenziata ha una TARI di 408 euro a famiglia, costi pro-capite di gestione dei servizi di igiene urbana per 273 euro, ed una produzione di rifiuti urbani per quasi ottocento kg a persona, conquistando la “maglia nera” fra le città capoluogo di provincia.

È veramente desolante considerare che situazioni in cui evidentemente non si fa alcun sforzo per raggiungere gli obiettivi che la normativa europea ed italiana indicano per la raccolta differenziata (almeno il 65% che doveva essere assicurato già dal 2012), si hanno anche costi di gestione elevatissimi che si ripercuoto sulle famiglie.

Altri comuni si “distinguono” in questo “gruppetto” di testa di città che meritano un voto scarso in materia di gestione dei rifiuti. Sono Pisa e Roma che registrano dati peggiori in termini di costi di gestione (308 e 259), Tari (443 e 394) e produzione di RU (732 e 596) e una percentuale di raccolta differenziata inferiore al 50%.

Poi gli altri che “meritano” una “menzione”: Salerno, Venezia, Cagliari, Siena, Genova e Perugia.

Al contrario i comuni “virtuosi”, in generale sembrano esserlo per diversi dei fattori considerati. Da segnalare Belluno, di cui però non è noto il costo medio per famiglia della Tari. In ogni caso è sicuramente estremamente positivo la percentuale dell’84,1% di raccolta differenziata, a fronte di un quantitativo contenuto di rifiuti urbani prodotti per persona (428) e di costi di gestione del servizio fra i più bassi fra i comuni capoluogo (127 euro a persona).

Fra questi comuni “verdi” anche Vercelli, la città con un costo pro-capite del servizio più basso d’Italia (78 euro) ed una Tari di 242 euro con una raccolta differenziata del 71,7%. Unico dato dissonante la quantità di rifiuti urbani prodotta ancora piuttosto elevata (595 kg) e poi Cuneo con una situazione molto simile, Isernia (costi 99, Tari 210, produzione RU 429 e RD 53,2%).

Mentre per altre considerazioni sui costi di gestione dei rifiuti, sull’entità della produzione di rifiuti urbani e sulla raccolta differenziata si rinvia a precedenti articoli, per quanto riguarda la Tari appare opportuno segnalare qualche dato “dissonante”.

Ad esempio non è molto comprensibile come sia possibile che Potenza abbia il costo medio a famiglia più basso d’Italia, con 131 euro a fronte di un costo pro-capite del servizio pari a 209, anche considerando che in media – come abbiamo detto – una famiglia è composta da 2,3 persone. Situazioni simili si hanno anche in altri comuni dove stride la ridotta entità della Tari e i costi di gestione del servizio di igiene urbana consistenti: Brescia, Pordenone, Bergamo, Verona, Novara, ecc.

di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com