Covid-19: indicatori in calo, ma per la fase 2 occorre maggiore conoscenza e controllo del contagio
Controllo puntuale di ciò che succede con i contagi, e isolamento immediato dei contagiati per tenere sotto controllo l’epidemia
[9 Aprile 2020]
Segnali positivi provengono dai dati sulla pandemia da Covid-19 in Italia e aprono, con cautela, le porte alla cosiddetta fase 2, quella nella quale dovrà ripartire l’economia pur mantenendo il contagio sotto controllo. Si tratta della diminuzione dei decessi, che hanno raggiunto il massimo il 27 marzo con 969 persone morte nel giorno, e dei ricoverati in terapia intensiva il cui massimo è stato di 4.068 il 3 aprile (figura 1). I ricoveri giornalieri in più, cioè il bilancio tra ingressi e uscite (per guarigione o morte) dalla terapia intensiva, avevano raggiunto il massimo di 241 il 19 marzo.
Un riscontro di questi segnali viene dal rapporto tra ospedalizzazione e isolamento domiciliare cui vengono sottoposti i contagiati. Dal 20 marzo il numero degli isolati supera quello degli ospedalizzati (figura 2), forse anche per una saturazione degli ospedali. Ma anche il tasso di crescita dei contagiati, cioè i nuovi contagiati divisi per il numero di quelli totali e attivi (il totale dei positivi meno i guariti e i morti) è in continua diminuzione (figura 3). Ed è questo che ci dovrebbe confortare dato che è in qualche modo connesso con il famoso R0, cioè il numero di nuovi contagi che un contagiato può generare e che dovrebbe essere inferiore a 1 perché la pandemia decresca e sia sotto controllo. Tutti segnali che il fenomeno è in calo, anche se il vero picco – e cioè quello dei contagiati attivi dai quali dipendono i ricoverati in terapia intensiva – non è ancora stato raggiunto.
Ma i dati della Protezione civile non sono completamente affidabili. Da un lato i decessi nel Paese sono aumentati rispetto alla mortalità media attesa, ma più dei morti da Covid-19 accertati. Per ora le valutazioni che si possono fare si fermano al 21 marzo, data entro la quale sono disponibili i dati Istat su un campione di comuni. Sembra che i morti stimati in più rispetto alle medie attese siano circa il doppio di quelli Covid-19 ufficiali, ma che la differenza tra gli stimati e quelli Covid-19 accertati tenderebbe a diminuire. Per inciso questo ci fa intravedere che la vera storia di questa pandemia in Italia si potrà’ ricostruire, quando sarà possibile, solo a partire dalle tavole di mortalità per classi di età e per comune.
Dall’altro lato, l’avanzare del contagio ha spinto i governatori delle regioni a procedere con test più diffusi che in precedenza, per esempio per categorie, come in Toscana, dove si controlla a tappeto il personale sanitario. Questo porta alla luce contagi che prima non sarebbero stati evidenziati con la regola di attendere i sintomi, oppure di aver avuto contatti con qualcuno risultato positivo. La conseguenza è che si amplia la platea dei contagiati. Del resto sappiamo che i veri contagiati sono molti di più di quelli ufficialmente accertati, quindi allargando le maglie si scoprono dei positivi che non sono contagi avvenuti il giorno stesso o pochi giorni prima, ma chissà quando, rimasti in sordina e venuti alla luce con il nuovo metodo. In questo modo aumentano i positivi e si trovano dei casi che non possono essere sommati ai precedenti perché ottenuti con metodi diversi.
Tuttavia, in mancanza di meglio e ricordando che i morti sono probabilmente sottostimati, il dato dei positivi totali può essere ricostruito partendo dal numero dei decessi. Quindi ho provato a stimare l’andamento effettivo dei nuovi contagi, valido come variazione relativa e non come valore assoluto che probabilmente non conosceremo mai. La variazione dei decessi giornalieri è proporzionale a quella dei nuovi contagi giornalieri (circa 6 contagi per un decesso) con un ritardo di sei giorni, e questo permette di ricalcolare i positivi, tenendo conto delle morti, facendo una media tra queste e i nuovi positivi. Ne risulta (figure 4 e 5) un dato che dovrebbe permettere una migliore comparazione delle variazioni. Da questo possiamo ricalcolare i nuovi contagi giornalieri dai quali dipendono le morti, e i contagiati attivi dai quali dipendono i ricoveri in terapia intensiva. Il risultato è nel nuovo scenario tendenziale dal quale emerge il dato più importante e cioè quello dei morti attesi, pari a circa 25mila (figure 6 e 7).
Con questo ricalcolo e tenendo conto della tendenza alla diminuzione del tasso di crescita dei contagi, si può calcolare uno scenario per la fase 2 che ci fornisce dei dati confrontabili per i morti e i ricoverati in terapia intensiva. Supponendo che una eventuale riapertura faccia aumentare il tasso di crescita dei contagi del 30%, gli effetti attesi sull’aumento dei morti e dei ricoverati in terapia sono riportati nella figura 8. Si tratta di conseguenze che dovranno essere evitate con controlli più mirati alla diffusione dei contagi. La fase 2 dovrà trarre insegnamento dagli errori dell’emergenza: controllo puntuale di ciò che succede con i contagi, e isolamento immediato dei contagiati per tenere sotto controllo l’epidemia. Sino all’arrivo del vaccino ci aspetta una esistenza molto controllata. Qualsiasi alternativa è peggiore.