La diffusione sommersa del contagio da coronavirus
Qual è stato il contagio non accertato a cui sono stati sottoposti i soggetti documentati come positivi in un certo giorno?
[19 Marzo 2020]
Col contagio da coronavirus che pur proseguendo nella sua strada sembra rallentare la corsa, alcune cose si chiariscono. In special modo come il virus si diffonde. In un precedente articolo avevo riportato l’ipotesi, pur con le dovute cautele, che una parte dei contagi avvenisse sotto traccia da parte di chi contagiato, ancora non mostrava sintomi. Ora sembra che l’ipotesi si faccia sempre più strada, tanto che la Regione Toscana è pronta a mettere in campo strumenti sufficienti a testare 500mila toscani. Anche perché sappiamo che i contagiati, secondo la statistica del bollettino giornaliero fornito dalla Protezione civile, possono essere o ospedalizzati, o in isolamento domiciliare (la quarantena è stata istituita con un’ordinanza del 21 febbraio), e perciò hanno una limitata capacità di diffusione.
Quindi il grosso della diffusione non può che avvenire da chi è contagiato senza che lo sappia (anche con l’aiuto di inquinanti come il PM10, come è stato ipotizzato da uno studio). Per trovare qualche conferma l’unico studio sembra essere quello su Vo’ Euganeo nel quale il 50-75% della popolazione asintomatica è stata trovata positiva, il che potrebbe essere anche una notizia costruttiva dato che la diffusione del virus si potrebbe fermare per impossibilità di contagiare altri, ammesso che uno non possa essere contagiato più di una volta. E comunque nulla dimostra che i contagiati sani siano contagiosi, anche se tutto lo fa pensare.
Ammettendo che i contagiati sani siano anche contagiosi, dato che il periodo di incubazione è di alcuni giorni, chi è stato accertato positivo un certo giorno si può sospettare che nei giorni immediatamente precedenti alla positività abbia potuto diffondere il contagio. Quindi la riflessione che propongo è la seguente: mi interessa stabilire qual è stato il contagio non accertato a cui sono stati sottoposti i soggetti documentati come positivi in un certo giorno. Ho supposto, con molta approssimazione, che il maggior contagio avvenga nei tre giorni precedenti all’accertamento. Seguendo questa ipotesi, quelli rilevati contagiati il giorno precedente si suppone siano stati attivi nei tre giorni precedenti, quelli il giorno ancora prima nei due giorni e, quelli del giorno prima ancora, sono stati attivi per uno solo giorno dei tre giorni che ci interessano. Sommando queste tre componenti, cioè il numero dei contagiati non accertati per i giorni di attività di contagio, si ottiene una misura giornaliera che potrebbe essere un indicatore, per quanto rozzo e parziale, dell’attività del contagio nascosto non ancora accertato. Non certo del suo volume, ma almeno della sua variazione nel tempo.
Questo dato così ricavato si può mettere a confronto con il numero dei contagiati attuali che, ricordiamo, non comprendono i guariti e i deceduti purtroppo molto aumentati negli ultimi giorni. Spesso si pensa di rapportare il numero dei nuovi contagiati con il numero dei contagiati attuali non solo a fini statistici, ma anche per stabilire un nesso causale, cioè la massa dei contagiati venendo in contatto con la popolazione sana produrrebbe nuovi contagiati. Ed è appunto qui che con le misure di contenimento che tendono a isolare i nuovi contagiati, ci si discosta dal fenomeno naturale, perché la popolazione tende a proteggersi dal contagio. Invece la vera fonte del contagio e della sua diffusione potrebbe essere rappresentata proprio dalla misura di cui sopra e che chiameremo “contagio non accertato”.
Ho confrontato la curva di questo contagio con quella dei contagiati attuali che, essendo per ora il fenomeno in crescita, si attende poco sopra a quella del contagio non accertato. Ogni scostamento da questa regola indica un’anomalia su cui è interessante riflettere. Se la curva dei non accertati va sopra a quella degli accertati c’è un’abbondanza di contagio nascosto, non desiderabile, e viceversa. Ho analizzato il dato nazionale e poi quelli di alcune regioni: le più toccate, cioè Lombardia, Piemonte e Veneto, poi al centro la Toscana, e due regioni del sud: Campania e Sicilia. Il risultato sta nelle figure allegate.
Partiamo dal livello nazionale. Le due curve si sovrappongono indicando che il contagio non accertato è superiore a quello atteso nella prima parte per distaccarsi, prima di poco, verso l’11 marzo, e poi in maniera significativa dopo il 16 marzo. Forse la causa è da ricercarsi nelle misure governative o un diverso atteggiamento della popolazione. Difficile a dirsi. Anche nella regione più colpita, la Lombardia, il fenomeno si presenta in una forma simile, ma all’inizio la curva dei non accertati sta sopra all’altra segno che ci doveva essere una quantità di contagio sommerso. In Emilia-Romagna la curva del contagio sommerso si discosta molto di più, e anche molto prima, a partire dal 7 marzo. In Veneto la curva dei non accertati è sempre sotto all’altra sin dall’inizio ma non si discosta di molto. In Toscana, dove i casi sono minori, le due curve sono appaiate all’inizio, poi quella dei non accertati prima si discosta e poi si ricongiunge, forse per l’esodo dei lombardi verso le seconde case in Versilia. Questo aspetto della migrazione dal nord al sud sembra più evidente in Campania e soprattutto in Sicilia, dove si notano due anomalie in corrispondenza del 9 e 13 marzo.
Ovviamente il fenomeno andrebbe studiato più in profondità, e alcune osservazioni fatte possono essere soggette a critica. Anche il metodo di rilevamento del fenomeno è un tentativo. Altri pensano piuttosto a estrapolare dal dato sui decessi il numero probabile di contagiati non accertati, con un opportuno ritardo. In ogni modo è di fondamentale importanza che questo aspetto del problema venga portato all’attenzione, per contrastare la diffusione del virus sul nascere e non quando è già giunta alle sue estreme conseguenze.