Più immigrati, ma meno emigrati del 2022. Calo demografico più sensibile nei Comuni delle aree interne del Mezzogiorno
La popolazione italiana è quasi stabile solo grazie alle immigrazioni dall’estero
Natalità in discesa, mortalità in forte calo: 6 neonati e 11 decessi per 1.000 abitanti
[29 Marzo 2024]
Secondo il report Istat “Indicatori demografici – Anno 2023”, «Al 1° gennaio 2024 la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 990mila unità (dati provvisori), in calo di 7mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (-0,1 per mille abitanti). Confermando quanto già emerso nel 2022 (-33mila unità) prosegue il rallentamento del calo di popolazione che, dal 2014 al 2021 (-2,8 per mille in media annua), ha contraddistinto il Paese nel suo insieme».
Ma al Sud la variazione è negativa con -4,1 per mille. Al Nord, invece, aumenta del 2,7 per mille. Stabile al Centro (+0,1 per mille). A livello regionale, la popolazione aumenta soprattutto in Trentino-Alto Adige (+4,6 per mille), in Lombardia (+4,4 per mille) e in Emilia-Romagna (+4,0 per mille). Perdono più popolazione la Basilicata (-7,4 per mille) e la Sardegna (-5,3 per mille).
Nel 2023 in Italia sono nati solo 379mila bambini, segnando l’ennesimo minimo storico di nascite. Nonostante il gran parlare di natalità del governo Meloni e l’11esimo anno di fila dal 2013 che le nascite in Italia calano. L’Istat fa notare che quello della denatalità, è un processo che dal 2008 (577mila nascite) non ha conosciuto soste. La riduzione della natalità riguarda indistintamente nati di cittadinanza italiana e straniera. Questi ultimi, pari al 13,3% del totale dei neonati, sono 50mila, 3mila in meno rispetto al 2022.
Il numero medio di figli per donna scende così da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, avvicinandosi di molto al minimo storico di 1,19 figli registrato nel lontano 1995. La contrazione del numero medio di figli per donna interessa tutto il territorio nazionale. Nel Nord diminuisce da 1,26 figli per donna nel 2022 a 1,21 nel 2023, nel Centro da 1,15 a 1,12. Il Mezzogiorno, con un tasso di fecondità totale pari a 1,24, il più alto tra le ripartizioni territoriali, registra una flessione inferiore rispetto all’1,26 del 2022.
Diminuiscono ancora anche i matrimoni: 183mila nel 2023 (-6mila sul 2022), in particolare quelli celebrati con rito religioso (-8mila) mentre aumentano quelli celebrati con rito civile (+2mila).
Calano anche i decessi a 661mila, l’8% in meno sul 2022, tornando a dati più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto a quelli del triennio 2020-22. Emerge però un saldo naturale ancora fortemente negativo (-281mila unità). Solo l’immigrazione in Italia (416mila) – nonostante l’emigrazione dall’Italia (142mila) – determina un saldo migratorio con l’estero positivo di 274mila unità che consente di compensare quasi totalmente il deficit dovuto alla dinamica naturale nascite-morti.
IL rapporto Istat dice che «Al 1° gennaio 2024 la popolazione residente presenta un’età media di 46,6 anni, in crescita di due punti decimali (circa tre mesi) rispetto al 1° gennaio 2023. La popolazione ultrasessantacinquenne, che nel suo insieme a inizio 2024 conta 14 milioni 358mila individui, costituisce il 24,3% della popolazione totale, contro il 24% dell’anno precedente. Aumenta il numero di ultraottantenni, i cosiddetti grandi anziani: con 4 milioni 554mila individui, quasi 50mila in più rispetto a 12 mesi prima, questo contingente ha superato quello dei bambini sotto i 10 anni di età (4 milioni 441mila individui). Questo rapporto, che è ora sotto la parità, era di 2,5 a 1 venticinque anni fa e di 9 a 1 cinquanta anni fa. Diminuiscono inoltre gli individui in età attiva e i più giovani: i 15-64enni scendono da 37 milioni 472mila (63,5% della popolazione totale) a 37 milioni 447mila (63,5%), mentre i ragazzi fino a 14 anni di età scendono da 7 milioni 344mila (12,4%) a 7 milioni 185mila (12,2%). Il Centro e il Nord, caratterizzati da una struttura di popolazione relativamente più anziana, presentano una proporzione di giovani (0-14 anni) rispettivamente pari al 12,1% e all’11,8%. Nel Mezzogiorno la quota è invece del 12,5%, ancora la più alta pur se in calo. La Liguria è la regione più anziana, con una quota di over 65enni pari al 29% e una di ultraottantenni del 10,3%. Seguono il Friuli-Venezia Giulia (27,1% e 9,2%) e l’Umbria (27% e 9,3%). La regione con le percentuali più basse di ultrasessantacinquenni e ultraottantenni è la Campania (20,9% e 5,6%), seguita dal Trentino-Alto Adige (22,1% e 7,2%) e dalla Sicilia (23,2 e 6,6%). Il numero stimato di ultracentenari (individui di 100 anni di età e più) raggiunge a inizio 2024 il suo più alto livello storico, superando le 22mila e 500 unità, oltre 2mila in più rispetto all’anno precedente»
L’Istat evidenzia che «Con una dinamica migratoria favorevole, la popolazione residente ha la possibilità di rimanere, almeno sul piano numerico, in sostanziale equilibrio». I trasferimenti di residenza tra Comuni hanno coinvolto un milione e 444mila cittadini, in diminuzione rispetto al 2022 (-1,8%).
La popolazione residente di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2024 è di 5 milioni e 308mila unità, in aumento di 166mila (+3,2%) sul 2022. L’incidenza sulla popolazione totale tocca il 9%. Il 58,6% degli stranieri, pari a 3 milioni 109mila unità, risiede al Nord, per un’incidenza dell’11,3%. Altrettanto attrattivo per gli stranieri è il Centro, dove risiedono un milione 301mila individui (24,5% del totale) con un’incidenza dell’11,1%. Più contenuta la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 897mila unità (16,9%), che raggiunge un’incidenza appena del 4,5%. Nel 2023 quasi 200mila cittadini stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana, dato in linea con l’anno precedente (214mila), pur se in parziale calo.
Prosegue la riduzione della popolazione di cittadinanza italiana (53 milioni 682mila unità), 174mila in meno rispetto al 1° gennaio 2023 pari al -3,2 per mille. Un calo che si concentra in gran parte nel Sud Italia con ben 126mila italiani residenti in meno (-6,6 per mille) riflettono sia l’emigrazione verso altre Regioni o all’estero che la bassa natalità e la mortalità di una popolazione in rapidissimo invecchiamento.
Una lettura più attenta del rapporto fa rilevare che « Le migrazioni con l’estero giocano un ruolo importante nel contesto demografico del Paese. Nel 2023, oltre a contrastare il calo della popolazione con un saldo migratorio che compensa, quasi del tutto, il saldo naturale negativo, esse contribuiscono a rallentare il processo di invecchiamento. L’ingresso di nuovi immigrati dall’estero, infatti, non solo concorre alla crescita della popolazione direttamente con il loro arrivo, ma ne ringiovanisce la struttura per età, rinvigorendo le fasce di popolazione attiva, e ha un effetto, seppur sempre più debole, anche sui livelli di fecondità. Nel 2023 il saldo migratorio con l’estero complessivo è pari a +274mila unità, un guadagno di popolazione ottenuto come effetto di due dinamiche opposte. Da un lato, l’immigrazione straniera, ampiamente positiva (360mila), controbilanciata da un numero di partenze esiguo (34mila), dall’altro, il flusso con l’estero dei cittadini italiani caratterizzato da un numero di espatri (108mila) che non viene rimpiazzato da altrettanti rimpatri (55mila). Il risultato è un guadagno di popolazione di cittadinanza straniera (+326mila) e una perdita di cittadini italiani (-53mila). Queste dinamiche sono evidenti soprattutto nelle classi di età caratterizzate da una maggiore propensione alla migrazione. Il maggior deflusso netto di italiani si ha per i giovani adulti dai 25 ai 44 anni (-34mila) e per i bambini e i ragazzi fino a 24 anni (-14mila). I flussi netti di immigrazione straniera nelle stesse classi di età sono invece ampiamente positivi e trasformano le perdite in guadagni di popolazione giovane e attiva: il guadagno di bambini, giovani e adulti stranieri fino a 44 anni è di oltre 277mila unità e permette di ridurre la perdita di italiani nelle stesse fasce di età trasformandola in attivo (+230mila). Più contenuti sono i saldi migratori nelle fasce di età più mature. La perdita netta di italiani dai 45-64 anni (-5mila) è compensata dal guadagno di stranieri nella stessa fascia di età (+42mila). L’unico, peraltro minimo, saldo migratorio positivo per gli italiani si ha tra gli ultrasessantacinquenni, fascia d’età in cui i rimpatri superano gli espatri (+88 residenti). Anche per gli stranieri il saldo migratorio in questa fascia di età è più esiguo (+7mila)».