Canale di Sicilia, il governo autorizza le trivelle. Greenpeace: «Continuiamo la battaglia»
[28 Novembre 2014]
Quello che temevano Amministrazioni comunali, ambientalisti e pescatori della Sicilia è successo: il ministero dello Sviluppo economico (Mise) ha dato il via libera alle piattaforme petrolifere e gasiere nel Canale di Sicilia per il progetto Offshore Ibleo.
Greenpeace in una nota spiega che «Nonostante le decisa opposizione dei territori interessati, il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la prima concessione di coltivazione di idrocarburi nel Canale di Sicilia – per un’area di oltre 145 chilometri quadrati e per una durata di vent’anni – al largo della costa delle province di Caltanissetta, Agrigento e Ragusa. Si tratta della concessione G. C1-.AG, relativa al progetto “Offshore Ibleo” di Eni e Edison, che prevede ben otto pozzi, di cui due “esplorativi”, una piattaforma e vari gasdotti, i cui lavori dovrebbero iniziare entro un anno».
E’ lo stesso progetto contro il quale 5 Amministrazioni comunali, l’Anci Sicilia, le associazioni ambientaliste, della pesca e del turismo hanno fatto ricorso al Tar del Lazio meno di due mesi fa e contro il quale ci sono state diverse manifestazioni in Sicilia solo a metà ottobre, culminate con il blitz di Greenpeace – durato più di 30 ore – a sulla piattaforma Prezioso, al largo di Licata (Ag).
Secondo Greenpeace «Autorizzando questo progetto, il ministero dello sviluppo economico ha lanciato un chiaro segnale: non intende prendere in alcuna considerazione la volontà del territorio, ma favorire unicamente gli interessi delle grandi compagnie petrolifere. E tutto ciò, nonostante con il nostro ricorso al Tar abbiamo mostrato come la compatibilità ambientale a questo progetto sia stata concessa con valutazioni carenti e inaccettabili. Per questo faremo ricorso anche contro questo nuovo provvedimento. È necessario che il territorio si mobiliti, per difendere un’area come il Canale di Sicilia, che la comunità internazionale ha identificato come vulnerabile e meritevole di speciale tutela e recenti studi dell’Ispra hanno identificato come area di inestimabile biodiversità e sede di pericolosi fenomeni di vulcanesimo. Proseguire nell’iter autorizzativo è da irresponsabili. Invitiamo tutti coloro che sono interessati a fermare le trivellazioni a unirsi a noi: non fossilizziamoci!».