Centri storici siciliani, un «attacco speculativo senza precedenti» ora è legge
[8 Luglio 2015]
Ieri l’Assemblea Regionale Siciliana ha espresso il voto finale (e favorevole) sul DDL relativo ai centri storici siciliani, una legge che Italia Nostra non esita a definire “pessima” perché la sua approvazione rischia di cancellarli definitivamente. «Un attacco speculativo senza precedenti – lo definisce Leandro Janni, presidente Italia Nostra Sicilia – che arriva proprio nel momento in cui la Sicilia riceve il settimo riconoscimento Unesco per il suo speciale patrimonio arabo-normanno». Dopo la sconcertante decisione di appena un mese fa di riaprire una sanatoria edilizia che apre la strada a migliaia di nuovi condoni in Sicilia, l’Assemblea Regionale Siciliana sferra un altro pesante attacco al patrimonio architettonico e paesaggistico dell’Isola. «Mi chiedo come mai tutto ciò possa ancora accadere” afferma il presidente Nazionale di Italia Nostra, Marco Parini. Le nostre sezioni siciliane e Italia Nostra tutta si stanno impegnando in una campagna di sensibilizzazione sulla popolazione, nonché con appelli verso i politici locali e ha già ricevuto l’appoggio di importanti urbanisti». Nel corso della seduta di mercoledì 1 luglio 2015, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato l’intero articolato del disegno di legge n. 602 denominato “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”, con gli ultimi, irrilevanti emendamenti. Manca soltanto il voto finale al disegno di legge, che sarà dato oggi (ndr 7 luglio 2015). «Nei primi giorni di marzo 2015, l’iter del DDL, a causa delle aspre critiche delle associazioni culturali e ambientaliste e del mondo universitario, fu sospeso, tornando in IV Commissione Ambiente e Territorio, dove siamo stati riascoltati. Tutto ciò non è servito a nulla. Alla luce di quanto letto nel testo finale dell’articolato di legge, non possiamo che confermare le nostre critiche e osservazioni in ordine al nefasto provvedimento legislativo» sottolinea Janni.
Esso, infatti, appare conforme alla logica rozza e sbrigativa dello “Sblocca Italia”. In ossequio ai dettami contemporanei del “fare”, proponendosi di rilanciare l’asfittico comparto edilizio e invogliando i cittadini a effettuare interventi di ristrutturazione negli antichi fabbricati, il disegno di legge intenderebbe superare le note “difficoltà di elaborazione e approvazione dei piani particolareggiati”, consentendo interventi diretti e immediati sulle singole unità edilizie, bypassando dunque i tradizionali, imprescindibili strumenti urbanistici e pianificatori. Per raggiungere tali obiettivi, la proposta legislativa si fa portatrice di una preoccupante e sconcertante serie di “semplificazioni”, ricorrendo a regole generiche e sommarie, uguali per tutti i comuni dell’isola – da Siracusa a Ragusa Ibla, da Catania a Palermo, da Trapani a Caltanissetta. E’ evidente che in tal modo si considera secondario, assolutamente marginale, l’obiettivo basilare della tutela e della conservazione del patrimonio storico e artistico, indicato chiaramente dall’art. 9 della Costituzione, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e persino dalla legge urbanistica regionale del 27 dicembre 1978, n. 71 (vedi Titolo V, art. 55).
«Per Italia Nostra tutto questo è inaccettabile. Noi, semmai, riteniamo che le cosiddette “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici” possano rappresentare lo strumento funzionale per aggirare piani e regole fondamentali, per rimuovere quelle analisi storiche e urbanistiche imprescindibili per comprendere le diverse, specifiche realtà territoriali. Pertanto, manifestiamo la nostra più decisa opposizione, richiamando i principi della carta di Gubbio, a cominciare dalla pianificazione preventiva. Chiediamo quindi, ancora una volta, che si respinga in Aula tale provvedimento legislativo che, di fatto, costituisce un grave pericolo per la sopravvivenza dei centri storici siciliani» conclude Leandro Janni.
Anche altre Associazioni tra cui Slow Food Sicilia si sono espresse sfavorevolmente e hanno anche proposto delle valide variazioni anche per la sicurezza tra cui le seguenti modifiche e/o integrazioni al c.d. DDL Barbagallo originario chiedendo ad esempio che: “i provvedimenti comunali scaturenti dalla presente legge non rivestono carattere di pianificazione o programmazione urbanistica comunque denominata solo nel caso in cui gli strumenti Urbanistici siano stati sottoposti alla Valutazione Ambientale Strategica ed esista nei Centri Storici uno Studio almeno di livello 3 di Microzonazione Sismica”.
Altre sono le proposte di modifica che la Associazione della Chiocciolina ha richiesto cioè che non ci sia una sorta di silenzio assenso e che “ove il termine di centottanta giorni trascorra senza che il Comune abbia deliberato si proceda con un Commissario Regionale alla individuazione delle aree nelle quali non è applicabile per interventi di ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione la modifica della sagoma mediante rilascio di concessione edilizia singola”.
Infine è a tutti nota la particolare situazione dei Centri Storici di molti Villaggi Collinari (non solo nella Città di Messina, ma anche in altre realtà dell’Isola) per cui alfine di evitare le tragedie avvenute di recente (cfr. vedasi ad es. alluvione del 2009 a Messina e Provincia) nel caso in cui si operi in zone “all’interno delle zone omogenee A) di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, nei Centri Storici di Villaggi Collinari, siano eseguiti particolari studi ed approfondimenti tecnici specialistici alfine di evitare e scongiurare fenomeni collegati al rischio idrogeologico, anche con convenzione con l’ENEA che già ha operato con i Dipartimenti Tecnici della Regione Siciliana.”
Per cui piuttosto che occuparsi di qualche metro cubo in più (e non sappiamo a quali costi) meglio sarebbe stato implementare Politiche per riqualificare realmente i Centri Storici come suggeriva bene il compianto on.le Lino Leanza (https://youtu.be/BRF0hNwy42I) durante la seduta del 10 marzo 2015 auspicando un Testo Unico ed ascoltare l’opinione pubblica.
Infine l’art. 3 del ultimo DDL (ora legge) seppur Titoli ”Studio di Dettaglio” non può sottrarsi, essendo nei fatti un Piano Particolareggiato, alla procedura di VAS infatti il “nomen juris” non pregiudica l’applicazione dell’art. 12 del Dlgs 152 del 2006 e ss.mm.ii.