Riceviamo e pubblichiamo
Firenze e Bologna, città metropolitane dai destini incrociati
Dal progetto Start city: la distanza che si riduce favorisce la co-evoluzione di cui i piani strategici in preparazione dovranno tenere conto
[15 Febbraio 2016]
Si è recentemente svolta a Firenze la fase conclusiva di Start city, un progetto condotto da Anci (l’Associazione dei comuni italiani), Intesa Sanpaolo e The European House-Ambrosetti per orientare le 14 città metropolitane recentemente costituite verso la costruzione della loro strategia a lungo termine. A questo scopo Start City suggerisce un metodo che si basa sulla individuazione della “Missione” della città metropolitana, cioè le caratteristiche e specificità fondanti del territorio, cui segue la “Visione” di medio-lungo periodo che indica il percorso da intraprendere e gli indirizzi strategici di sviluppo in grado di ispirare e generare consenso, e che si sostanzia in pochi, chiari e facilmente misurabili obiettivi strategici.
Il metodo è stato applicato dai ricercatori del progetto alle 14 città metropolitane attraverso interviste agli stakeholder locali, cioè i decisori con qualche potere, come imprenditori, politici, ecc. I risultati permettono di capire quali potrebbero essere le strategie delle metro-città per attrarre finanziamenti ed investimenti nel contesto della competizione globale.
Ma veniamo subito a Firenze, la cui Missione sarebbe quella di “culla” dei brand del lusso e di territorio dove vivere in chiave contemporanea la dimensione umanistica attraverso la valorizzazione della sostenibilità ambientale e delle nuove tecnologie al servizio della qualità della vita. Cui segue la Visione, cioè le politiche da intraprendere che punterebbero sull’artigianato di qualità per il sistema-moda, sul polo manifatturiero chimico-farmaceutico ed ovviamente sul turismo internazionale.
È significativo il confronto con l’analogo di Bologna. Il motivo è semplice: le due città metropolitane sono confinanti, e vengono indicate come possibile area di co-sviluppo metropolitano. Se prima erano separate dalla barriera naturale dell’Appennino, con la linea ferroviaria AV e la recente Variante di valico sono a un tiro di schioppo l’una dall’altra, e funzionano da teste del “ponte” che unisce il sistema territoriale padano con quello della fascia tirrenica.
Hub logistico, produttivo e di ricerca per il Nord Italia: questa, secondo Start City, la Missione per Bologna, la quale ha in cantiere dal 2012 la realizzazione di un ambizioso piano strategico. Nella Visione si parla di centro di eccellenza industriale e di servizio nei settori dell’automazione, della sanità e nella filiera agro-alimentare, di polo di attrazione e crescita delle imprese internazionalizzate e competitive, e di centro fieristico di riferimento dell’Emilia Romagna.
Si tratta solo di pensieri delle persone intervistate, ma colpisce la differenza di intenti, la visione competitiva, allargata al territorio degli stakeholder bolognesi, e la visione ristretta dei fiorentini, legata a quella che in altre sedi è stata chiamata la rendita derivante dalle opere d’arte e dalla cultura.
Che le due città siano chiamate ad una qualche integrazione era evidente nell’intervento di Romano Prodi (presidente del Forum metropolitano) all’avvio, il 29 marzo 2012, dei lavori del Piano strategico metropolitano di Bologna. Prodi parlò di «una nuova possibile area metropolitana di servizi superiori che si estende da Firenze a Milano». Aggiunse: «Oggi siamo ad un’ora da Milano e a mezz’ora da Firenze. Non ce ne siamo ancora accorti e non ne abbiamo tirato le conseguenze. Questo rivoluzionerà la nostra vita economica». Concluse: «Mettiamo le due città insieme perché da sole non possono sostenere i collegamenti con le grandi città extra-europee, con tutto il mondo».
A luglio del 2012 fu approvato il protocollo d’intesa tra le due città con sindaci Matteo Renzi e Virginio Merola, protocollo nel quale, tra l’altro, si prevedeva una collaborazione per la formazione del piano strategico.
Rapporti di collaborazione che sono anche di competizione. Ridurre le distanze significa aumentare l’area di mercato, favorendo un rapporto di co-evoluzione basato sulla divisione del lavoro e la specializzazione tra le città. E ogni città cerca la specializzazione più vantaggiosa, per essere il centro piuttosto che la periferia di una futura aggregazione.
Le carenze di Firenze in rapporto a Bologna sono la bassa innovazione evidenziata dai pochi brevetti, e l’inferiorità della dotazione di infrastrutture (aeroporto, autostrade e ferrovie). Nella co-evoluzione anche un piccolo gap iniziale finisce per ampliarsi a dismisura. E allora la specializzazione potrebbe essere la tecnologia e l’innovazione tecnologica da una parte (Bologna) e il turismo dall’altra, per schematizzare, dato che alla fine il vantaggio comparato di Firenze – la risorsa che non è possibile replicare – rimane quella dell’arte e dei monumenti.
Se le grandi scelte dei piani strategici in preparazione dovranno guardare alla competizione globale, come ha indicato il sindaco di Firenze Dario Nardella, nel Programma di mandato della Città metropolitana la particolare posizione di Firenze e Bologna non può non comportare una riflessione sui rapporti territoriali che da questa posizione possono scaturire. Questo stimola la Città metropolitana di Firenze sia a collaborare con la vicina, che a sviluppare proprio quei settori, come innovazione tecnologica e infrastrutture, nei quali è maggiormente carente.