I professionisti uniti contro la legge per il governo del territorio della Regione Toscana
Gli ordini hanno presentato un documento unitario al Consiglio regionale
[27 Novembre 2013]
La riforma della legge urbanistica regionale (Pdl n.282/2013 “Norme per il governo del territorio”) non piace agli Ordini degli Architetti, degli Ingegneri, dei Geometri, degli Agronomi e forestali, dei Periti agrari, dei Periti industriali di tutte e dieci le province della Toscana e delle relative sei Federazioni regionali, che si sono espressi in modo corale.
I professionisti hanno presentato un documento unitario (vedi allegato, ndr) al Consiglio regionale, in occasione del convegno “Orizzonte Territorio” in corso a Firenze. Tra i punti sottolineati dagli Ordini professionali suddetti, la necessità di definire le responsabilità di ciascun ente pianificatore, evitando inutili sovrapposizioni, evitare di definire aprioristicamente la linea di confine tra zone urbanizzate e territorio, perché “una legge di sistema non può essere confusa con un piano urbanistico”.
Condiviso invece il freno al consumo di suolo, ma allo stesso tempo devono essere resi più snelli gli strumenti di pianificazione e deve essere favorita la rigenerazione urbana e il riuso ricorrendo a misure come, ad esempio, l’abbattimento degli ingenti oneri di urbanizzazione e meccanismi di premialità nei casi di riqualificazione energetica e di adeguamento sismico.
«Se il contenimento del consumo di suolo per scopi edificatori è principio ampiamente condivisibile e condiviso- hanno dichiarato gli Ordini professionali- esso non può essere l’unico obiettivo di una efficace riforma della nostra legge urbanistica». Da questo presupposto parte l’analisi dei professionisti, secondo cui la proposta di legge regionale si presenta come «centralistica e inutilmente complicata, uno strumento non adeguato a sostenere la riqualificazione delle città, la tutela delle aree di pregio paesaggistico, il rafforzamento delle funzioni agricole, la prevenzione dei rischi naturali». Il testo che è stato sottoscritto e condiviso da 66 assemblee, che nel complesso rappresentano circa 40 mila professionisti di tutta la regione, evidenzia altri punti critici: «In primo luogo dividendo l’esistente esclusivamente tra zone urbane e zone agricole la proposta di legge dà una indicazione semplicistica poiché vi sono sul territorio miriadi di situazioni differenziate, come ad esempio lo sprawl, la cosiddetta città diffusa, per le quali non vengono messe in campo soluzioni di riqualificazione agili ed efficaci».
In generale, però, secondo i professionisti, è l’intero quadro procedimentale a risultare “estremamente macchinoso”, tale da comportare la creazione “di una imponente e costosa struttura burocratica di controllo a livello regionale, penalizzante per i settori imprenditoriali, l’edilizia, l’agricoltura, e da far assumere alla rigenerazione urbana ancora una volta il “carattere di slogan”.
Ora i professionisti hanno il timore che questo testo possa rendere ancora più lunghi e accidentati i tempi di attuazione e di entrata in vigore dei singoli strumenti. E inoltre «che sancisca il definitivo divorzio tra il sistema di pianificazione e la capacità di governare i processi dinamici che rendono il territorio una realtà viva e non un feticcio che si pretende di conservare identico a se stesso. Tutto ciò, potrebbe condannare le nostre città e le nostre campagne a un progressivo decadimento».
Infine secondo gli estensori del documento unitario, sono poco tenuti in considerazione gli aspetti relativi alla sicurezza statica degli edifici, quelli energetici e di sostenibilità, oltre alla pianificazione di interventi sul patrimonio in ambito di rischio idrogeologico. Criticità sono infine rilevate anche nel campo dell’edilizia sociale e della partecipazione dei cittadini.