L’Iran islamico accusa l’Arabia Saudita: «La sacra Kaaba alla Mecca non si vede più»
Disputa su urbanistica e paesaggio: la "Torre dell'Orologio" oscura i luoghi sacri
[8 Agosto 2013]
Che tra gli sciiti iraniani ed i wahabiti sauditi non corra buon sangue è cosa nota e che i due Paesi, ora anche con un confronto praticamente diretto in Siria, si contendano l’egemonia nel Golfo e nei Paesi islamici è altrettanto noto, ma oggi il sito della radio internazionale iraniana Irib apre un altro fronte della sempre più evidente contesa politico-propagandistica-
L’accusa è però pesantissima, perché rivolta alla monarchia saudita che è custode dei luoghi più santi dell’Islam, quelli della Mecca. Infatti Irib scrive: «Se un tempo dalle alture intorno alla Mecca l’unica cosa che si vedeva erano il bello ed imponente edificio della moschea sacra “Masjid al Haram” ed al suo centro l’edificio cubico della Kaaba, costruito da Abramo (la pace sia con lui), oggi nessuno dei due viene notato dato che a sbarrare la vista c’è la “Torre dell’Orologio”.
«Questa costruzione – si legge ancora – di 817 metri è la seconda più alta al mondo, ma i suoi orologi giganteschi (uno indica l’orario di Londra, l’altro di Tokyo, un altro di Parigi e l’altro quello di New York) costruiti in Germania sono i più grandi del mondo con una grandezza di 43 metri per 45 metri. La casa reale saudita ha speso 30 miliardi di dollari per costruire questa gigantesca torre che distoglie l’attenzione dal luogo sacro per eccellenza dell’Islam e lo copre alle viste. In cambio la torre ospita alberghi e centri per gli acquisti. Insomma per dare sempre più aspetto “mondano” e di “denaro” alla Mecca».
I custodi della fede sauditi vengono praticamente accusati (e non con tutti i torti) di aver oscurato il paesaggio dei luoghi santi per favorire la speculazione edilizia ed con il cedimento al consumismo occidentale, addirittura oscurandoli con una costruzione che batte le ore di Paesi “infedeli”. E’ come se il Papa avesse fatto costruire un mega-grattacielo nel cuore di Roma per oscurare San Pietro e una confessione cristiana glielo rinfacciasse.
Quella dello sfiguramento della Mecca e dei luoghi sacri, di un puritanesimo wahabita senza misericordia, che finanzia (anche in Siria) l’estremismo sunnita, e poi si da a lussi occidentali e semina di pretenziosi grattacieli il deserto, è uno dei cavalli di battaglia dell’Iran contro l’Arabia Saudita e i suoi alleati delle monarchie sunnite del Golfo. L’accusa di non difendere i luoghi sacri da questo sfiguramento paesaggistico è un nuovo capitolo di una disputa che si fa anche leggendo in maniera diversa i versetti del Corano. Ma è difficile dar torto agli iraniani pensando al brutale e disordinato sviluppo urbanistico subito dalle città sante saudite.
Che poi anche le grandi città iraniane siano soffocate dallo smog e dal cemento è un altro discorso.