Gli amministratori locali seguano quest’esempio e intraprendano la politica degli abbattimenti e la difesa dei paesaggi costieri
Sapri, giù l’ecomostro. Goletta Verde: «Rilanciamo la bellezza» (VIDEO)
Legambiente: «La Campania che ci piace. Riqualificare il paesaggio costiero è una priorità»
[4 Luglio 2016]
Oggi a Sapri, in occasione del passaggio della Goletta di Verde, sono state abbattute alcune parti dell’“ex cementificio”, a ridosso della statale 18, che da oltre sessant’anni deturpa una delle aree più affascinanti della Campania». La demolizione del fabbricato di località Pali a Sapri è iniziata nei mesi scorsi. Un mostro di cemento le cui fondamenta furono gettate nel 1948. Cinque anni dopo i lavori di costruzione furono interrotti e da allora quello scheletro è stato lasciato al completo abbandono. Nel 2013, sempre in occasione del passaggio di Goletta Verde a Sapri, fu firmato un protocollo d’intesa tra il Comune, la società Club Tirrenico srl proprietaria dell’immobile e Legambiente per procedere all’abbattimento della struttura. Una proposta della stessa amministrazione comunale che ritiene la riqualificazione del fronte-mare un obiettivo strategico per lo sviluppo socio-economico dell’area, proprio attraverso interventi di valorizzazione ambientale e paesaggistica dei siti degradati. Un esempio concreto di come possa essere difesa la costa salernitana, non solo dagli abusi edilizi, piaga ancora incombente anche in quest’area e più in generale della Campania ma anche dalle strutture costruite nei decenni addietro, deturpando il paesaggio, e ora totalmente abbandonate.
Secondo gli ambientalisti, quello che arriva da Sapri è «Un monito e un chiaro esempio di come può essere difeso l’affascinante patrimonio costiero della provincia di Salerno». E Legambiente chiede alle amministrazioni comunali della regione che «si adoperino per porre fine alla piaga del cemento, in particolare quello illegale, procedendo con politiche di abbattimento e riqualificazione del paesaggio».
La portavoce di Goletta Verde, Serena Carpentieri, sottolinea che «Abbattere gli ecomostri, legali o illegali, è una priorità di questa terra ancora martoriata dal cemento. Quello di Sapri è un segnale di come un’amministrazione può intervenire per difendere i suoi paesaggi, anche se non si è in presenza di abusi edilizi. Insomma notizie che ci fanno ben sperare. I paesaggi costieri sono uno straordinario patrimonio e costituiscono una parte rilevante della nostra identità oltre che una potenzialità unica di valorizzazione turistica ed economica».
Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, non nasconde la sua grande soddisfazione: «La bellezza è la più grande risorsa del nostro Paese e la nostra sfida su questo fronte è senza sosta. Da Sapri e dal Cilento arriva non solo un chiaro esempio di rispetto della legalità, ma soprattutto un monito ai sindaci e alla classe politica su quale sia la strada giusta da perseguire. Dobbiamo rilanciare le straordinarie risorse di questa terra, perché proprio la bellezza può essere la chiave di una nuova idea di sviluppo, sociale ed economico. Come dimostra l’esperienza di Sapri, si possono innescare nei territori processi di trasformazione che puntino a rendere più belle, moderne e vivibili le città, contribuendo così a migliorare la qualità della convivenza, del benessere individuale e collettivo».
Ma il parziale abbattimento dell’ecomostro di Sapri ricorda che negli ultimi decenni la trasformazione del paesaggio costiero campano ha conosciuto un’ascesa costante ed inesorabile, secondo uno studio di Legambiente, «Con l’espansione degli agglomerati urbani, costruzione di complessi turistici, case singole, porti ed infrastrutture, sono stati cancellati ben 29 km di litorale, pari al 16% dell’urbanizzazione avvenuta in 2000 anni di storia. Su un totale di 360 km di costa, da Sapri a Baia Domizia, escluso le isole, oltre la metà del territorio, precisamente 181 km, risultano trasformati, di questi, 28 sono occupati da opere infrastrutturali, sono 51 i km di paesaggi urbani ad alta densità, 102 i km di costa occupata da insediamenti con densità più bassa, mentre solo 17 km possono considerarsi ancora paesaggi agricoli. All’assalto del cemento sono sfuggiti solo 162 km di litorali, ma la ragione della loro salvezza risiede nel profilo roccioso e nella loro peculiare morfologia che rende complicata l’urbanizzazione».
Ma oltre alle politiche urbanistiche che hanno consentito la costruzione degli ecomostri” legali”, il rapporto Mare monstrum di Legambiente, racconta una Campania ferita a morte dal cemento illegale e che ancora troppo poco si fa sul fronte degli abbattimenti. «Una piaga che non risparmia la provincia di Salerno, né tantomeno aree di pregio come il Cilento – evidenzia Legambiente – La regione Campania è prima assoluta in Italia con 3.110 illeciti, il 16,8% del totale, ben 6,6 per chilometro di costa, con 3.077 persone denunciate e arrestate e 951 sequestri effettuati. La Campania detiene anche il primato per le infrazioni legate al ciclo del cemento, con quasi il 20% dei reati accertati in Italia. Nel dettaglio sono 886 le infrazioni accertate, 837 le persone denunciate e arrestate e 264 i sequestri effettuati. Gran parte di questi reati è legata alla realizzazione di case, stabilimenti turistici, hotel, villaggi vacanza e altre infrastrutture private sul demanio marittimo o in aree vincolate lungo la costa».