Urbanisti a sostegno dell’Ex Colorificio di Pisa
Due lettere aperte firmate da autorevoli docenti ed esperti di urbanistica si schierano contro la variante urbanistica richiesta dalla proprietà
[2 Ottobre 2013]
Si moltiplicano gli attestati di solidarietà e gli appelli nei confronti del Municipio dei Beni Comuni, la sigla che ha riaperto a Pisa l’Ex Colorificio da ormai quasi un anno. Dopo la sentenza di sgombero della scorsa settimana, a Pisa sono giorni di fermento e attesa, con il timore che l’intervento delle forze dell’ordine possa concludere da un momento all’altro questa preziosa esperienza.
E se dall’amministrazione comunale non arrivano segali di mediazione con la proprietà, a mobilitarsi sono numerosi docenti e urbanisti, che hanno inviato oggi due lettere aperte sulla vicenda, in particolare, sulla richiesta di variante urbanistica presentata dalla J-Colors, che sarebbe il preludio a nuove costruzioni sull’area. La prima lettera è a firma Giorgio Pizziolo, professore ordinario in congedo del Dipartimento di Urbanistica e Pianificazione del Territorio dell’Università di Firenze, che si domanda: «Ma l’urbanistica è trippa per gatti?”
«Il grande e carissimo urbanista prof. Edoardo Detti – si legge nella lettera di Pizziolo – del quale proprio in questi giorni ricorre il centenario della nascita, soleva stupire gli allievi con l’ironica affermazione che “l’urbanistica è trippa per gatti”, a significare che spesso e volentieri essa viene tirata da tutte le parti, a servizio delle pretese più diverse e delle finalità anche le più discutibili.
Non sempre è così, ma anche nel caso del Colorificio, oggi diversamente occupato, dal ’73 ad oggi si sono avuti almeno sei diverse richieste di trasformazione e riedificazione, e almeno quattro cambi di destinazione produttiva. In pratica, il terreno e la fabbrica sono considerati un piano d’appoggio e un occasione per qualunque destinazione speculativa».
«Pur considerando le variazioni di mercato su un così lungo periodo rimane il fatto che comunque questa parte di città viene valutata solo in funzione della sua edificabilità, tirando di volta in volta la proposta secondo l’esigenza più redditizia. Viceversa il Piano urbanistico vigente destina l’area e gli edifici a “produzione di beni e servizi”, che, considerata la collocazione urbanistica del complesso e le esigenze della città, ci sembra una scelta particolarmente corretta».
«E qui sta l’aspetto di innovazione che il Municipio dei beni Comuni lancia a tutta la città, avendo dimostrato in questo anno di gestione e di manutenzione straordinaria degli edifici esistenti come, proprio la capacità creativa di una gestione diretta, caratterizzata da una presenza giovanile attiva, si dimostri la più qualificata interprete proprio della destinazione di piano. Infatti in questa esperienza la produzione di beni e sevizi non si è risolta in fornitura di beni commerciali e servizi costosi, bensì in una costruzione di occasioni e di pratiche di notevole valore sociale a servizio di tutta la popolazione ed in particolare delle categorie più sensibili, bambini, giovanile produttori artigiano di sevizi urbani. Non stupisce allora che il Consiglio di Europa abbia invitato il Municipio a presentare la sua esperienza come un caso Pilota a Strasburgo».
E conclude: «Questo nuovo modello di Urbanistica della fruizione della città e della città intera come Bene comune esteso è possibile solo con una gestione diretta e creativa delle aree abbandonate, in una logica lontana dal loro uso puramente edificatorio e speculativo. Del resto nella Costituzione è previsto che il patrimonio artistico e paesistico abbandonato, sia possibile requisirlo ai proprietari assenteisti. Anche un bene urbanistico – strategico come il Municipio, potrebbe essere assimilato a questi principi , garantendone la disponibilità per nuove, attività che invece la proprietà non è in grado di assicurare».
L’altra lettera è invece firmata da Enzo Scandurra, Docente di Ingegneria del territorio -La Sapienza Roma, l’urbanista Paolo Berdini, Alberto Magnaghi Docente di Pianificazione territoriale – Università di Firenze e fondatore della Società dei territorialisti, Agostino Petrillo, Docente Sociologia Urbana – Politecnico di Milano e Carlo Cellamare Docente di Urbanistica – La Sapienza Roma, Tiziana Villani Ricercatrice di Filosofia Urbana Uniiversitè de Paris XII e direttrice della rivista Millepiani e Giovanni Attili Ricercatore di Analisi dei sistemi Urbani e territoriali -La Sapienza di Roma.
Gli urbanisti contestano la richiesta di sgombero: «In seguito alla sentenza del tribunale di Pisa ed al conseguente sequestro dell’immobile, i 14mila metri quadrati recuperati dal Municipio dei Beni Comuni nell’ottobre di un anno fa ritorneranno nel dimenticatoio dove sono stati per oltre 7 anni, simbolo di una politica di dismissioni produttive. Un’area a ridosso dalla Torre si renderà così disponibile alla speculazione immobiliare».
E concludono: «In questi mesi noi firmatari abbiamo salutato con speranza questo tentativo di ridare vita ad uno spazio capace di costruire forme nuove di politica e nuove modalità di socialità, mettendo al centro del dibattito pubblico locale e nazionale la questione dei limiti alla proprietà privata. Esprimiamo pertanto tutta la nostra solidarietà a quanti che hanno dato vita a questo esemplare e coraggioso tentativo di restituire alla città un luogo abbandonato del mal sviluppo per farne un luogo di speranza di nuove modalità di vita urbana».