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Varsavia, in bilico la conferenza sul clima: manifestanti in strada [PHOTOGALLERY]
“Giustizia climatica e energia positiva per tutti”: lo slogan della manifestazione a cui ha partecipato anche la delegazione della ITUC
[18 Novembre 2013]
A Varsavia ha preso vita una coloratissima manifestazione, pacifica, non molto numerosa ma festosa, per chiedere giustizia climatica, un futuro migliore, una giusta transizione, sviluppo sostenibile e lavoro decente. Sabato pomeriggio erano molti i cartelli ed i cori per esprimere solidarietà al popolo filippino e per chiedere il cambiamento «NOW!».
Alla manifestazione c’erano tantissimi giovani, i sindacati, le associazioni ambientaliste, tante mamme con bambini piccoli; dall’altra parte i governi, con le novità degli ultimi giorni non molto positive.
Prima l’Australia, che nei giorni scorsi, ha annunciato l’abbandono dell’obiettivo di riduzione delle emissioni al 2020 in un range fra il 5 e il 25% rispetto al 2000, affermando di volersi limitare ad una riduzione del 5%, e che eventuali impegni aggiuntivi e vincolanti saranno subordinati all’impegno vincolante complessivo a livello internazionale. Il Guardian Australiano la settimana scorsa ha segnalato che il Gabinetto starebbe ripensando anche il coinvolgimento dell’Australia nel Green Climate Fund.
Poi il Canada, che ha confermato di non essere in grado di rispettare i suoi target di riduzione delle emissioni sottoscritti nel 2009 a Copenhagen.
Infine il governo giapponese, che ha annunciato di voler abbassare drasticamente gli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra, su cui si era impegnato. Il Giappone aveva promesso di ridurre le emissioni al 2020 del 25% rispetto al 1990. Ora il governo nipponico ha scelto di abbandonare questo obiettivo e di ridurre le emissioni al 2020 del 3,8% rispetto al 2005: questo equivale a un aumento delle emissioni di gas ad effetto serra del Giappone del 3% rispetto al 1990. La drastica riduzione degli obiettivi, che dovrebbe essere annunciata la settimana prossima alla Conferenza di Varsavia, viene giustificata dal fermo dei reattori nucleari a seguito all’incidente della centrale di Fukushima e si basa sull’ipotesi di un Giappone definitivamente fuori dal nucleare, ciò potrebbe voler dire che l’obiettivo potrebbe essere rivisto nel caso in cui i reattori fossero rimessi in funzione. Ma secondo gli analisti del clima la giustificazione nucleare non è sufficiente: stimano che anche rimpiazzando tutta la produzione energetica nucleare fino al 2020 con un mix di combustibili fossili il Giappone potrebbe comunque ottenere una riduzione del 17-18%, invece del 25% promesso.
L’impatto delle dichiarazione delle tre grandi potenze, in particolare quelle del Giappone, potrebbe essere devastante sul livello della discussione in Varsavia. E mentre la scienza e i popoli del mondo chiedono obiettivi immediati e ambiziosi di riduzione delle emissioni per contenere l’aumento della temperatura e i devastanti effetti dei cambiamenti climatici, i negoziati sembrano ancora molto sonnolenti e più proiettati verso Parigi 2015 che verso una piattaforma di impegni ora a Varsavia.