L'industria tessile locale produce ogni anno 43.962 tonnellate di rifiuti speciali
Il Consiglio regionale della Toscana chiede incentivi per il riciclo degli scarti tessili
Mancano impianti nella nostra Regione, è spiegato nella mozione, e «in questi ultimi mesi si sono registrati illeciti nello smaltimento dei rifiuti tessili»
[14 Marzo 2018]
Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato ieri all’unanimità una mozione presentata dal M5S a firma Giacomo Giannarelli, in merito alle «possibili azioni regionali per incentivare il recupero dei rifiuti speciali tessili nell’ottica di economia circolare». Un tema che negli ultimi mesi, a seguito della deassimilazione degli stessi e la mancanza di impianti sul territorio (gli scarti tessili sono rifiuti speciali non più assimilati agli urbani, e quindi non possono più essere conferiti nei cassonetti stradali ma devono essere gestiti da aziende specializzate), sta creando grandi difficoltà alle imprese di settore come denunciato da Confindustria, Confartigianato e Cna.
In Toscana, ha concordato Giannarelli illustrando la mozione poi approvata in Aula, accanto «alla presenza di singole eccellenze industriali, vi sono gravi e significativi problemi di gestione dei rifiuti speciali». Mancano impianti nella nostra Regione, è spiegato nella mozione, e «in questi ultimi mesi si sono registrati illeciti nello smaltimento dei rifiuti tessili». Per questo la mozione approvata dal Consiglio regionale impegna la Giunta ad «avanzare nelle sedi istituzionali competenti l’inserimento nei disciplinari degli appalti la possibilità di utilizzare materiale isolante e/o pannelli fonoassorbenti prodotti dagli scarti della lavorazione del settore tessile» e a «prevedere forme di incentivo per l’acquisto di materiali fonoassorbenti e/o isolanti prodotti dal recupero/riciclo di rifiuti urbani e speciali incluso gli scarti tessili». Un’iniziativa che appare dunque sulla stessa linea espressa dalla mozione approvata nel luglio 2017 con la quale il Consiglio regionale chiedeva «nuove misure per incentivare l’utilizzo di prodotti e materiali aggregati riciclati e il recupero di materiali inerti» nel settore edile: da allora però su quel fronte non si è mosso molto.
«Oggi ci troviamo in una situazione emergenziale – argomenta Giannarelli – che richiede una serie e una somma di risposte. Con questo intervento, ci occupiamo di un piccolo tassellino: le aziende virtuose che recuperano il materiale meritano questa attenzione e, allo stesso tempo, creiamo occupazione». Annunciando in Aula il voto favorevole del gruppo Pd, anche la consigliera Monia Monni ha dichiarato che «si tratta di una misura che, pur piccola, può diventare importante nelle politiche di attuazione dell’economia circolare», linea sposata anche da Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra), che si è detto «convintamente a favore. Si tratta di uno dei mille passi utili a incentivare l’utilizzo degli scarti di lavorazione del tessile. L’economia circolare è un mosaico da comporre con tanti tasselli».
Incentivare concretamente l’acquisto di prodotti creati a partire da materiali riciclati fa sicuramente parte del mosaico – e la Regione Toscana può vantarsi di essere stata un’antesignana –, ma l’economia circolare ricorda appunto l’esigenza di chiudere il cerchio: il riciclo è prioritario (al di sopra, nella gerarchia europea per la gestione dei rifiuti, c’è solo la prevenzione), ma anche dal riciclo esitano nuovi scarti che è necessario saper gestire secondo logica di sostenibilità e prossimità. Recuperando energia – tramite termovalorizzazione, ad esempio – quando non è possibile recuperare energia, e conferendo in discarica il rimanente. Non a caso da Prato, dove da sempre riciclano stracci in un’economia circolare ante litteram, le aziende stanno chiedendo che sul territorio vengano realizzati gli impianti necessari.
Secondo gli ultimi dati Ispra disponibili, i rifiuti speciali che si stima produca in un anno l’industria tessile toscana ammontano a 43.962 tonnellate, di cui 1.591 tonnellate di rifiuti pericolosi. È tecnicamente possibile riciclarle tutte? È economicamente sostenibile – anche a mezzo incentivi – collocare tutte le materie prime seconde derivate sul mercato? E i nuovi rifiuti che in ogni caso esiteranno dai processi industriali di riciclo degli scarti tessili dove verranno conferiti? Domande pressanti per le aziende del territorio, non solo per la politica.
L. A.