Chiuse a Pisa le “Giornate della ricerca” di Corepla e Scuola Sant’Anna

Plastica: senza impianti, innovazione industriale e comunicazione l’economia circolare non c’è

Bratti: «Il problema degli impianti va affrontato. Si può discutere sulla tipologia, ma vanno realizzati». Canovai: «Revet sta investendo in ricerca ma allo stesso tempo è necessario investire in comunicazione ed educazione dei cittadini, perché purtroppo in questi ultimi anni stiamo assistendo ad un peggioramento della qualità della differenziata. E senza qualità non c’è riciclo»

[12 Giugno 2019]

Si sono chiuse ieri a Pisa le Giornate della ricerca promosse da Corepla – il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli Imballaggi in plastica –  in collaborazione con la Scuola Superiore Sant’Anna, offrendo un’importante occasione di confronto e di analisi, per stimolare ricerca e innovazione nell’ambito dell’economia circolare. «Un catalizzatore di saperi diversi – spiega Antonello Ciotti, presidente Corepla – per progettare nuove possibilità/identità degli imballaggi in plastica attraverso il riciclo e il loro utilizzo in numerosi settori anche ad alto valore aggiunto».

Ad oggi infatti c’è ampio spazio per migliorare: nonostante il fiorire di iniziative “plastic free” nell’ultimo anno l’Italia ha consumato 2.292.000 tonnellate di imballaggi in plastica, più dell’anno precedente, e una volta che questi materiali sono divenuti rifiuti il 44,5% a stato avviato a riciclo, il 43% a recupero energetico e il 12,5% in discarica. «Per una maggiore circolarità – spiega Marco Frey, direttore del master sull’economia circolare della Scuola Sant’Anna – occorre trasformare il ciclo di vita dei prodotti/servizi in tutte le loro fasi, a partire dal design per chiudere con il riciclo, mettendo in campo tutta la creatività di cui noi italiani siamo capaci».

E gli esempi non mancano, molti dei quali a livello locale. Loredana Giannini del gruppo Idrotherm 2000 specializzato in soluzioni innovative per la distribuzione di acqua e gas, nel teleriscaldamento e nella geotermia – con un fatturato di oltre 80 mln di euro e tre siti produttivi, di cui due in Toscana – ha presentato ad esempio un innovativo progetto realizzato in collaborazione con il gruppo Hera: una tubazione in plastica riciclata per la protezione dei cavi elettrici ad alta tensione e scarico di acque reflue. Sulla base del conteggio dei metri di nuove tubazioni che vengono mediamente posati da Hera nell’arco di un anno, l’utilizzo di plastica riciclata potrebbe garantire un risparmio di CO2 di circa 126,6 ton stimato per la sola rete elettrica.

Ma parlando di economia circolare in Toscana e nell’area pisana in particolare è impossibile non citare Revet, che dal 1986 rappresenta un’industria leader nella gestione integrata del ciclo dei rifiuti, arrivando oggi a servire circa 200 amministrazioni comunali e oltre l’80% della popolazione regionale raccogliendo, selezionando e avviando a riciclo 160mila tonnellate di rifiuti. Anche in casi già ampiamente strutturati come questo l’innovazione deve continuare a rappresentare la strada maestra per l’economia circolare: Alessando Canovai, direttore generale di Revet, ha illustrato in proposito il nuovo granulo realizzato valorizzando la componente poliolefinica del plasmix, derivato dagli imballaggi in plastica raccolti in Toscana, utilizzato recentemente anche per la stampa 3D. «Revet – aggiunge – sta investendo in ricerca e sviluppo tecnologico per aumentare la quota di riciclo ma allo stesso tempo è necessario investire in comunicazione ed educazione dei cittadini, perché purtroppo in questi ultimi anni stiamo assistendo ad un peggioramento della qualità della differenziata. E senza qualità non c’è riciclo».

Il riciclo infatti non è un concetto romantico né tantomeno astratto, ma un processo industriale che ha necessità di input di qualità per alimentare i propri impianti sul territorio – spesso contestati lungo tutta la filiera ma senza i quali, è bene sottolinearlo, l’economia circolare rimane una chimera. «Il problema degli impianti va affrontato – conclude nel merito Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra – Si può discutere sulla tipologia, ma vanno realizzati, riequilibrando una situazione nazionale che vede un’impiantistica variegata al Nord/Centronord e deficitaria al Sud».

L. A.