Si punta a ricavarne 90-100 mila tonnellate di biometanolo l'anno
La raffineria di Livorno gestirà 200mila tonnellate di rifiuti urbani l’anno
Grazie a un accordo tra Regione Toscana, Alia e Eni investimenti da 250 milioni di euro, 120 per miglioramenti ambientali. Al posto del termovalorizzatore per Case Passerini si punta a un impianto per produrre Css, da inviare sulla costa
[5 Luglio 2019]
Nella raffineria Eni di Stagno (Livorno) sorgerà un impianto per la produzione di biometanolo alimentato da rifiuti solidi urbani, mentre a Firenze la Regione Toscana conferma la volontà di cancellare la realizzazione del termovalorizzatore di Case Passerini attraverso una variante al Piano regionale rifiuti e bonifiche che potrebbe essere approvata in Consiglio il 23 o 24 luglio: al suo posto sorgerebbero impianti di selezione e trattamento in grado di produrre combustibile solido secondario (Css) da rifiuti da inviare poi alla raffineria, secondo quanto prevede l’accordo tra Regione Toscana e Alia presentato oggi a Firenze, il gestore unico dei rifiuti nell’area dell’Ato Toscana Centro.
Per la bioraffineria di Livorno si prevede una capacità paragonabile a quella inizialmente prevista per il termovalorizzatore di Case Passerini (circa 200mila ton/anno), che potrebbe raddoppiare entro il 2030 fino a 400mila tonnellate annue dalle quali produrre biometanolo. Un progetto nel solco di quelli già portati avanti da Eni a Gela in Sicilia e a Porto Marghera a Venezia, dove la nascita delle bioraffinerie è legata però alla gestione di rifiuti organici (Forsu), olii o rifiuti plastici, mentre nel caso livornese l’impianto dovrebbe trattare Css proveniente da rifiuti urbani indifferenziati – generalmente indirizzato a termovalorizzazione o co-incenerimento – e plastiche. Il Comune di Livorno e quello di Collesalvetti per il momento non risultano coinvolti, ma sono in attesa di conoscere i dettagli progettuali del nuovo impianto: dalla Giunta regionale – che ha dato stamani il via libera al testo di protocollo con Eni – fanno intanto sapere che «chiaramente la riconversione ecologica dell’impianto, tecnologia sviluppata da Eni e NextChem (Gruppo Maire Tecnimon), avrà ricadute non solo ambientali ma anche occupazionali».
Per la realizzazione della bioraffineria da parte di Eni (insieme ad Alia) si prevedono investimenti da 250 milioni di euro e 3 anni di tempo, una volta che sarà concluso l’iter per la Valutazione d’impatto ambientale, con annesse tecnologie innovative che permettano ad esempio la cattura della CO2 e dell’azoto emesse dall’impianto: un progetto che punta a riconvertire l’attuale impianto che si estende per 190 ettari a nord di Livorno, rendendolo in grado di ricavare da 200mila tonnellate annue di rifiuti plastici e Css circa 90-100 mila tonnellate di biometanolo, impiegabile ad esempio come carburante per autotrazione.
La bioraffineria si inserisce in un progetto complessivo di miglioramento ambientale della raffineria Eni di Livorno a partire dalla riduzione delle maleodoranze, oggetto di un altro protocollo approvato in giunta regionale, che riguarda anche i Comuni di Livorno e Collesalvetti. «Si tratta di un protocollo pronto in cui si prevedono 120 milioni di investimento ad un ritmo di 30 milioni all’anno – spiega il presidente Rossi – 25 milioni sono dedicati ad interventi di miglioramento ambientale del sito livornese, prevalentemente su alcuni aspetti che ci avevano preoccupato nell’alluvione come alcuni sversamenti. Dall’altro ci sono interventi sulla captazione delle maleodoranze: si può arrivare all’azzeramento di tali maleodoranze con alcuni interventi mirati. Altri investimenti riguarderanno altri aspetti ambientali, con l’Arpat che controllerà il tutto». Nel protocollo è inoltre previsto un nuovo impianto per il Gnl alla darsena petroli, collegato con l’impianto Eni, e che sia finanziata con 13 milioni la rimozione dei cavi di Eni, nell’ambito dell’escavo del canale della darsena Toscana, per la costruzione di un microtunnel.