Il progetto porta la firma di Sei Toscana e Pnat, spinoff dell’Università di Firenze
Per smaltire il percolato di discarica in Toscana bastano le piante: al via la sperimentazione
Si tratta di uno dei residui liquidi più difficili da depurare, ma grazie a un innovativo impianto saranno piante arboree a crescita veloce e i microrganismi associati ad occuparsene
[5 Settembre 2019]
Le piante sono un prezioso alleato della green economy, e confinarle nell’ambito agricolo è riduttivo: canapa e pioppo ad esempio vengono già oggi utilizzati per il trattamento dei terreni contaminati da metalli pesanti, il girasole come fito-rimedio nella bonifica di uranio e radionuclidi, e adesso è possibile fare un passo in più e metterlo alla prova. È in fase di avvio infatti il progetto di realizzazione dell’impianto sperimentale per la fitorimediazione del percolato prodotto dalla discarica di Cornia nel, comune Castelnuovo Berardenga (Siena).
L’impianto ha avuto l’autorizzazione della Regione Toscana ed è stato realizzato da Sei Toscana (il gestore del servizio integrato dei rifiuti urbani nell’Ato sud) in collaborazione con Pnat, lo spinoff dell’Università di Firenze fondato dal neurobiologo vegetale di fama internazionale Stefano Mancuso: l’obiettivo è quello di smaltire in modo del tutto naturale il percolato, uno dei residui liquidi più difficili da depurare sia per il carico inquinante che per la sua variabilità nel tempo. Il percolato trae origine dall’infiltrazione d’acqua nella massa dei rifiuti o dalla decomposizione degli stessi presenti in discarica e, ad oggi, la sua depurazione avviene prevalentemente all’esterno delle discariche che lo inviano, con autocisterne, ad impianti autorizzati al trattamento. Il tutto con costi molto elevati, sia da un punto di vista economico che ambientale. Il progetto di Sei Toscana invece potrebbe segnare una svolta epocale nella gestione di questa tipologia di rifiuto.
«Questo impianto – spiega il direttore generale di Sei Toscana, Alfredo Rosini (nella foto con alle spalle l’impianto, ndr) – è parte del progetto di ricerca, denominato “Beyond the landfill 4.0” e promosso da Sei Toscana attraverso il contratto di rete A.r.i.s., firmato da alcune delle più importanti multiutility nazionali, propedeutico alla creazione del primo Centro di ricerca e sviluppo industriale italiano del settore dell’economia circolare. Il progetto promosso da Sei Toscana ed Acea Ambiente ha riscosso l’interesse ed è stato condiviso da alcune delle più importanti realtà nazionali, come Estra e Rea Impianti. È un segnale importante di un nuovo modo di lavorare che diverrà fondamentale per lo sviluppo dell’intero settore e per la qualità dei nostri territori».
Più nel dettaglio, la tecnologia adottata nel nuovo impianto sperimentale sfrutta l’azione di piante arboree a crescita veloce e dei microrganismi associati per eliminare, contenere e rendere meno tossiche le sostanze inquinanti che si trovano nell’ambiente: le piante saranno irrigate con una miscela di acqua e percolato che verrà così assorbito attraverso le radici ed eliminato naturalmente dall’azione delle piante stesse, spiegano dall’azienda.
«Abbiamo accolto con grande interesse ed entusiasmo la proposta di Sei Toscana – commenta il sindaco di Castelnuovo Berardenga, Francesco Nepi – La nostra amministrazione ha da sempre a cuore la difesa dell’ambiente e del territorio in cui viviamo e questo impianto potrebbe rappresentare davvero un punto di svolta per la gestione naturale e sostenibile, sia a livello ambientale che economico, del percolato. In collaborazione con Sei Toscana stiamo attivando sul territorio diversi interventi per migliorare efficienza ed efficacia dei servizi al cittadino e questo impianto potrebbe rappresentare un fiore all’occhiello di questa virtuosa gestione dei rifiuti».