Livorno, recuperata la carcassa della balenottera spiaggiata ad Antignano

Per Arpat rimane il dubbio: era un cucciolo di balenottera comune o una rara balenottera minore? Lo rivelerà il Dna

[16 Marzo 2020]

Il 13 marzo si è conclusa la rimozione della carcassa di una femmina di balenottera spiaggiata ad Antignano a Livorno che era stata segnalata in mare già a partire dal 10 marzo. L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Toscana (Arpat), pur non intervenendo direttamente sul posto a causa dei vincoli posti dall’emergenza Coronavirus, ha attivato il protocollo previsto per le operazioni di rimozione attivando il Comune di Livorno.

Cecilia Mancusi spiega su Arpat News che «Arpat, avvertita prima da privati cittadini e subito dopo dalla Capitaneria di Porto di Livorno, si è attivata  in qualità di capofila della rete dell’ Osservatorio toscano per la biodiversità (OTB) della Regione Toscana cercando di gestire l’evento: prima in attesa dell’eventuale spiaggiamento, cercando di capire di quale specie si trattasse e di quali dimensioni; poi la carcassa si è fermata presso il moletto di Antignano, quasi adagiata sugli scogli semiaffioranti ed il Settore Mare di Arpat ha quindi attivato il protocollo previsto dalla rete OTB per  le operazioni di rimozione della carcassa con i coinvolgimento degli enti della rete, primo fra tutti Comune di Livorno che ha prontamente coinvolto la Polizia municipale ed i Vigili del fuoco che hanno provveduto a legare la coda della balenottera per spostarla in un posto idoneo al trascinamento fuori dall’acqua; subito dopo è stato, fondamentale, l’intervento della ditta Petracchi, incaricata dal Comune, che con i suoi mezzi (argano e camion) ha potuto effettivamente tirarla fuori dall’acqua, caricarla e trasportarla verso lo smaltimento».

La Mancusi sottolinea che «In tempo di coronavirus, Arpat ha potuto fare solo una gestione a distanza. Non si è voluto e potuto considerarla come una “vera” emergenza visto che, per fortuna, siamo ancora in periodo invernale e non ci sono bagnanti sulla spiaggia che potevano lamentarsi per il cattivo odore; inoltre considerato anche il pessimo stato di conservazione della carcassa era impossibile prelevare campioni dagli organi, fare analisi sulle cause di morte o conservare lo scheletro (che mancava in parte)».

Il ritrovamento della carcassa ha sollevato dubbi su quale specie di balenottera si trattasse. Come spiega ancora la Mancusi di Arpat, «Le inconfondibili “pieghe” sulla pancia del cetaceo (solchi golari, per gli addetti ai lavori) hanno fatto subito dire che si trattava di una balenottera, ma di quale specie? Le sue dimensioni però, 5,20 m di lunghezza e peso forse 15 quintali (stima di ciò che restava) hanno indicato che si trattava di una “piccola” balenottera, forse un neonato della balenottera comune (Balaenoptera physalus), unica presente regolarmente nel Mediterraneo e quindi anche nel nostro mare Toscano? Ma un piccolo di questa specie nasce un po’ più grande intorno ai 6-6,5 m. Forse la misurazione, vista l’avanzata decomposizione della carcassa, non è esatta; oppure si potrebbe trattare della più rara, e solo occasionale per i nostri mari, balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata), spiaggiata solo due volte in Toscana (solo 5 record italiani compresi i nostri), nel 1993 a Viareggio e nel 1998 a Livorno, proprio ad Antignano ed il cui scheletro è esposto al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno. I caratteri distintivi di questa specie, oltre alle dimensioni (7-10 m di lunghezza dell’adulto contro i 18-22 m di quello di balenottera comune), sono il numero di solchi golari, il numero e colore dei fanoni ossia delle placche cornee disposte a pettine, attaccati alla mascella superiore, con filamenti rigidi che formano una specie di setaccio per filtrare il cibo di piccole dimensioni che si trova nell’acqua di mare, oltre ad una macchia bianca sulle pinne laterali che sono scure».

Ma l’esemplare recuperato ad Antignano non aveva più colore, aveva perso parte del cranio e quindi tutti i fanoni ed aveva 56 solchi golari, numero minimo indicato per le balenottere comuni ma plausibile per una balenottera minore, quindi il dubbio rimane.

La Mancusi conclude: «Il sig. Roberto Petracchi, titolare della ditta di smaltimento interessata dal Comune che ha personalmente eseguito il recupero, oltre ad inviare utilissime foto e video e contare i solchi golari, ha relevato per nostro conto un pezzo di grasso e di muscolo che verrà conservato congelato. Indagini tossicologiche e genetiche saranno condotte dai tecnici dell’Università di Siena e dai veterinari dell’ Istituto zooprofilattico di Pisa IZSLT su questo campione, appena sarà possibile recuperarlo. Comunque, anche se gli esperti fossero stati sul posto, il dubbio sulla specie sarebbe rimasto; quindi dovremmo continuare a definire questo esemplare come una balenottera non identificata o, come scrivono gli esperti, Balaenoptera sp. …. almeno fino a quando avremo i risultati delle indagini genetiche».