I dati del dossier di Legambiente H₂O – la chimica che inquina l’acqua
Bonifiche in Toscana, Sin? Non! Quarant’anni di chiacchiere e nulla più
Nella nostra regione i siti di interesse nazionale sono a Piombino, Livorno, Orbetello e Massa Carrara
[5 Giugno 2020]
Legambiente nel suo dossier H₂O – la chimica che inquina l’acqua alza per l’ennesima volta l’attenzione sul nulla cosmico certificato dal ministero dell’Ambiente che i governi da quarant’anni stanno facendo per risolvere il grave problema dei siti inquinati di interesse nazionale. Che in Toscana significa le aree Sin di Piombino, Livorno e della Laguna di Orbetello, oltre che di Massa Carrara. Come ricorda il Cigno Verde il tema dell’inquinamento chimico dell’acqua è stato al centro dell’attenzione da parte di Legambiente nel corso dei suoi lunghi 40 anni di esistenza. Sono 46 le storie di acque inquinate raccontate nei diversi anni attraverso le ricostruzioni, approfondimenti scientifici, testimonianze, denunce e vertenze che hanno visto le strutture e i circoli locali, regionali e nazionali dell’associazione battersi in prima linea per denunciare lo stato di totale abbandono e incuria che ha distrutto interi sistemi idrici. Da nord a sud del Paese non c’è un territorio che non abbia la sua storia di inquinamento che grida vendetta.
In Toscana i siti nazionali da bonificare – come detto – entrati nel programma nazionale sono Piombino, Livorno, Orbetello e Massa Carrara. Legambiente si concentra sui primi tre, dove le contaminazioni riguardano rispettivamente IPA, benzene, piombo, arsenico, cromo, mercurio, ossidi di azoto, zolfo, ferro e manganese.
In particolare a Piombino nel Sin la situazione è questa: nelle acque superficiali si trovano concentrazioni pericolose di idrocarburi policiclici aromatici (IPA); nelle acque di falda i contaminanti principali sono IPA, benzene, piombo, arsenico, cromo, mercurio, ossidi di azoto e zolfo. Tra i prodotti più inquinanti nelle lavorazioni siderurgiche c’è il carbone e tutta la famiglia dei prodotti derivati dalla sua distillazione, ovvero gli IPA, i fenoli, naftalene, catrami, composti ammoniacali ecc. La gran parte di questi prodotti finisce nelle acque superficiali di drenaggio dell’area siderurgica.
A Livorno il sito presenta un inquinamento da metalli pesanti e da idrocarburi policiclici aromatici. In particolare sono stati rinvenuti piombo, cadmio, mercurio, cromo esavalente, nichel, arsenico, ferro, manganese, solfati ed idrocarburi aromatici e alifatici nelle acque sotterranee.
Infine nella Laguna di Orbetello si evidenziano elevate concentrazioni, praticamente ubiquitarie per l’area analizzata, di cadmio, rame, piombo, mercurio, arsenico, ferro e manganese con il rischio di cessione di sostanze inquinanti al bacino lagunare, sia per l’azione diretta di contatto tra le acque e le sostanze di cessione di sostanze inquinanti al bacino lagunare, sia per l’azione diretta di contatto tra le acque e le sostanze inquinanti accumulate, sia per il rischio di cedimento per azione del dilavamento dovuto alle piogge, sia per azione dell’inquinamento di falde sotterranee che alimentano la laguna.
I documenti sullo stato di avanzamento delle procedure di bonifica comunicati dal ministero dell’Ambiente si fermano al 31 dicembre 2018, testimoniando – a vent’anni dalla perimetrazione dei Sin – una stasi pressoché totale sul fronte delle bonifiche. Nel Sin di Piombino risulta bonificato il 49% dei terreni e il 4% della falda, con i 50 milioni di euro previsti dal 2014 ancora in attesa di essere spesi; a Massa e Carrara l’8% dei terreni e il 2% della falda; a Livorno lo 0% dei terreni e lo 0% della falda, le stesse percentuali di Orbetello.