Nardini: «Rivediamo la decisione istituendo un tavolo per la creazione di una filiera pubblica»
Il Consiglio regionale unito contro la discarica de La Grillaia. E l’amianto che fine fa?
Se sul soggetto chiamato ad attuare la messa in sicurezza definitiva e il ripristino ambientale della discarica i margini ci sono, rimane la necessità di impianti dove poter smaltire in sicurezza i rifiuti contenenti amianto
[10 Giugno 2020]
Da una parte la Giunta, dall’altra il Consiglio regionale della Toscana, che con una mozione approvata ieri a maggioranza chiede di riesaminare la “pronuncia positiva di compatibilità ambientale” arrivata dalla Regione relativamente alla messa in sicurezza definitiva e al ripristino ambientale della discarica La Grillaia (nel Comune di Chianni) attraverso il conferimento di 270 mila metri cubi di amianto.
Discarica dove, ricordiamo, i conferimenti di rifiuti furono “temporaneamente” sospesi nel 1998 dopo le proteste della cittadinanza e adesso – dopo 22 anni – dovrebbero riprendere sempre da parte della Nuova Servizi Ambiente per arrivare alla definitiva chiusura in sicurezza del sito.
Colti alla sprovvista, cittadini e politici locali hanno immediatamente preso posizione contro l’ipotesi, trovando il sostegno del Consiglio con la mozione sostenuta dalla maggioranza e sottoscritta anche da consiglieri di opposizione: dopo la prima firma di Antonio Mazzeo (Pd) e quella di Andrea Pieroni e Alessandra Nardini (sempre Pd) figurano anche quelle di Stefano Scaramelli (Italia Viva) e di Serena Spinelli (gruppo misto), senza dimenticare che nel testo sono poi confluiti anche tre atti di indirizzo sul tema elaborati da Fratelli d’Italia, Sì-Toscana a sinistra e Movimento 5 stelle (non hanno invece partecipato al voto Lega e Forza Italia).
Il testo unitario «dimostra che non è il tempo della polemica politica – dichiara Mazzeo – La nostra posizione deve essere chiara: chiusura della discarica e gestione comune per una soluzione definitiva. Nei prossimi due mesi la Giunta dovrà dare una risposta definitiva», e per Pieroni se il progetto ha ottenuto «un parere favorevole sotto il profilo della compatibilità ambientale, non corrisponde al profilo politico». Anche per Nardini il ruolo della politica è quello di una strada diversa nel merito e nel metodo: «Rivediamo la decisione istituendo un tavolo per la creazione di una filiera pubblica. Non solo revoca, quindi, ma anche un percorso a guida e impegno della Regione perché è la garanzia più importante che possiamo offrire». Senza dimenticare le incertezze del caso, con Elisa Montemagni (Lega) che parla di un rischio risarcimento da oltre 30milioni di euro, in considerazione del fatto che è già stato stilato un piano di investimento.
Ma se sul soggetto che sarà chiamato ad attuare la messa in sicurezza definitiva e il ripristino ambientale della discarica i margini ci sono, occorre ricordare da una parte che parlare di soluzioni a “rifiuti zero” significa trovare risorse pubbliche alternative – e dunque dei cittadini –, e dall’altra che di discariche autorizzate ad accogliere in sicurezza rifiuti contenenti amianto la Toscana ha un disperato bisogno. Una consapevolezza che non sembra però essere ancora maturata Consiglio.
Per Irene Galletti (M5S) il caso de La Grillaia serve anzi a «fare un passo indietro e prendere le distanze da condotte che cercano di imporre impianti, oggi una discarica domani un inceneritore», riferendosi all’infelice metafora sui “carri armati” adoperata nei giorni scorsi da Eugenio Giani – che ha dato il suo voto alla mozione – per spiegare la (effettiva) necessità di difendere la localizzazione e realizzazione di impianti utili a chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti.
Eppure sappiamo che ci sono almeno 2 milioni di tonnellate di amianto ancora da bonificare in Toscana, che da sempre non sappiamo dove smaltire: già il Piano regionale rifiuti redatto nel 1999 metteva in guardia contro «una strutturale carenza di impianti per lo smaltimento». Carenza che non fa che aggravarsi, dato che anche i pochi siti disponibili si vogliono chiusi; a poco vale ricordare che, una volta smaltito in sicurezza in discarica, l’amianto torna a comportarsi come il minerale che è, presente anche in natura. Eppure neanche una settimana fa la Regione ha deciso – giustamente – di stanziare 10 milioni di euro per bonificare dall’amianto alcuni ospedali e scuole pubbliche, anche nell’area pisana. Dove andranno i rifiuti contenenti amianto di quelle bonifiche, se sul territorio non ci sono abbastanza impianti adeguati a custodirli in sicurezza? E soprattutto, ci sono alternative?
Tommaso Fattori (capogruppo Sì-Toscana a sinistra) sottolinea la necessità di «promuovere l’inertizzazione dell’amianto», ma una prima panoramica su queste tecnologie è già stata elaborata da Legambiente e dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr, spiegando da una parte che effettivamente «il livello di industrializzazione di alcune tecnologie è oggi in grado di affrontare questa problematica in maniera tecnicamente soddisfacente», ma precisando dall’altra che «attualmente, tutte queste tecnologie sono più costose rispetto al collocamento in discarica: questo potrebbe essere considerato il motivo principale del basso livello di diffusione di questi processi».
Non a caso Legambiente, nel dossier sulle priorità nazionali d’intervento nell’ambito del Green deal europeo presentato a inizio anno, mette in evidenza «la necessità di avere discariche per il corretto smaltimento dell’amianto».
«Una della difficoltà che si registra nello smaltimento corretto dei materiali che contengono tale fibra – sottolineano dal Cigno verde – è proprio l’alto costo legato anche alla mancanza di discariche regionali. Sono, infatti, solo 8 le Regioni provviste di discariche specifiche. Secondo i dati Ispra nel 2015 ben 145 mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto sono stati esportati nelle miniere dismesse della Germania. Sono troppe le Regioni che per evitare di assumersi la responsabilità di individuare i siti lasciano che la situazione degeneri. Se anche riuscissimo a velocizzare la rimozione dell’amianto, come ci auguriamo, non abbiamo gli impianti per poterlo inertizzare e smaltire. Serve realizzare almeno una discarica per regione per smaltire i rifiuti contenenti amianto. Nel frattempo si sostenga la ricerca per trovare soluzioni tecnologiche alternative alla discarica».
L. A.