«Rimateria non puzza più». La società interviene contro il «clima intimidatorio» in città

«I lavoratori di Rimateria si guadagnano il pane garantendo alla città la cura ambientale del sito altrimenti compromessa»

[19 Ottobre 2020]

Riportiamo di seguito integralmente la nota diffusa dal presidente Francesco Pellati e dal cda di Rimateria.

Premesso che il compito di un Presidente e del suo consiglio è quello di gestire al meglio la Società affidata alla loro amministrazione, che comunicare è compito rilevante ma accessorio, tanto più in situazioni di estrema fluidità aziendale e in tempi di campagna elettorale, come quelli appena trascorsi.

Questo premesso, per queste ragioni Rimateria aveva finora scelto il silenzio.

Il silenzio è stato operoso e tempo è giunto di esporre questa operosità e di togliersi qualche sassolino dalle strette scarpe.

Oggetto di attenzione molto partecipata di una parte della cittadinanza piombinese, sottoposta a costanti confronti e controlli quasi sempre cogenti da parte delle istituzioni preposte e di confronti altrettanto impegnativi col Sindaco di Piombino e con gli assessori competenti, la Società ha fatto il suo mestiere contando sull’apporto di pochi amici esterni, sulla dedizione dei componenti del cda, dei suoi responsabili apicali, del lavoro silente ma efficace delle sue maestranze.

A proposito dei lavoratori di Rimateria è impossibile non rilevare e denunciare il clima quasi intimidatorio in cui molti di loro sono costretti a vivere, quasi che lavorare in Rimateria significhi essere gli untori di una città che di untori ne vanta a decine nel pacifico silenzio generale.

I nostri lavoratori fanno il loro con maggiore o minore dedizione come nella normalità della vita. Insieme rispondono alle esigenze aziendali, tanto è vero che il cda ha loro assicurato il pieno impiego esponendosi a consapevoli rischi personali: era convinto che fosse la cosa giusta, l’ha fatta, la rifarebbe.

Ma auspica che questa fobia da medioevo cessi anche perché, al contrario, i lavoratori di Rimateria si guadagnano il pane garantendo alla città la cura ambientale del sito altrimenti compromessa, come compromessi sono altri siti lontani o prossimi a quello di Rimateria del tutto allegramente incontrollati nel silenzio generale.

La società non si è limitata alla cura generica dell’ambiente che peraltro è il suo mestiere.

Per oggi basta dire che finalmente chi passa nei dintorni della discarica non è più deliziato dagli olezzi che da decenni assalivano l’olfatto dei passanti ma soprattutto dei piombinesi che avevano la sfortuna di viverci vicino.

Rimateria non puzza più e non perché il buon Dio ha operato un miracolo ma perché ha investito il necessario, ha impegnato tecnici e lavoratori ed ha finalmente realizzato l’impianto di cattura del biogas che da anni era la fonte degli olezzi.

È lecito dire che la Rimateria di oggi non capisce perché gli investimenti e gli impegni professionali e prestazionali non siano stati nella cura della Rimateria di ieri o delle Rimaterie che, pur con altri nomi, negli anni si sono succedute fino ad esasperare i residenti e i passanti. Nessun merito particolare: non chiediamo riconoscenza, solo il riconoscimento che abbiamo fatto quello che dovevamo fare, ma che lo abbiamo fatto.

Di non puzzare più lo afferma Rimateria ma lo attesta Arpat, come lo attestano i dati della centralina che il Comune, nella sua diligente sorveglianza che riserva a Rimateria (e della quale Rimateria è grata perché la considera uno stimolo costante a ben fare), ha installato a ridosso del sito.

I dati sono disponibili e hanno l’oggettività dei numeri: chi ne ha interesse può consultarli in ogni momento sul sito Arpat. Anzi chi vorrà chiedere quelli che Rimateria comunica ad Arpat lo faccia e la società li pubblicherà molto volentieri.

di Rimateria

Dall’intervento del Presidente di Rimateria se ne ricavano le seguenti considerazioni:

  1. Rimateria (quella di oggi e quella di ieri) è nata per risanare i guasti ambientali e finanziari di Asiu. Lo ha fatto da subito e lo sta facendo ora;
  2. I guasti li ha fatti una società interamente pubblica (Asiu), il risanamento lo ha fatto e lo sta facendo una società pubblico-privata (Rimateria);
  3. A meno che non si voglia sostenere che le ingenti risorse per risanare siano state elargite dal pubblico (o, di converso e paradossalmente, dal privato) bisogna chiedersi da dove sono arrivate le risorse. E la inoppugnabile risposta è: dai “rifiuti da fuori”;
  4. Sarà pure controintuitivo ma oggettivamente provato (e ora certificato anche dal Presidente Pellati) che si può risanare con i “rifiuti da fuori”. Anzi, se non ci fossero stati i “rifiuti da fuori” non ci sarebbe stato risanamento;
  5. E anche questo dimostra inoppugnabilmente che Rimateria ha fatto ciò che doveva, mentre la politica tutta (maggioranze e minoranze di ieri e di oggi) non è riuscita a spendere un centesimo dei soldi disponibili per fare le bonifiche e con ciò destinare a Rimateria i “rifiuti da dentro”. Che riguardano pur sempre i 900 ettari del SIN costellati di discariche abusive.

La redazione