Contenimento dei cinghiali: in Toscana interventi più rapidi e potranno sparare anche gli agricoltori
Esulta Coldiretti: «Provvedimento storico». La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali
[14 Maggio 2021]
Su proposta dall’assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi, la Giunta regionale della Toscana ha approvato nuove misure sugli interventi di controllo per proteggere l’agricoltura dai danni da ungulati, che prevedono, tra l’atro «Intervento entro 24 ore della Polizia provinciale per gli abbattimenti; intervento diretto e immediato dei proprietari e conduttori dei fondi, ma solo se dotati di porto d’armi sotto il coordinamento della Polizia Provinciale; catture tramite trappole o recinti gestiti direttamente da agricoltori e ATC, gli Ambiti territoriali di caccia».
La Saccardi ha sottolineato che «Gli agricoltori toscani stanno pagando un prezzo altissimo per la crisi causata dalla pandemia e in questa situazione l’impatto di branchi sempre più numerosi di cinghiali sulle colture ha assunto dimensioni insostenibili. E’ doveroso dare una risposta concreta ed equilibrata al mondo del lavoro agricolo, che con coraggio e passione portano avanti le proprie attività: non è possibile vedere distrutto il frutto del lavoro, siano vigneti, campi seminati a cereali o frutteti. Adesso insieme alle indispensabili azioni di prevenzione, proprietari e conduttori di fondi agricoli hanno a disposizione nuovi e più efficaci strumenti nell’ambito delle attività di controllo per proteggere le proprie colture dagli attacchi degli ungulati».
Nel 2020, a causa del covid-19, l’attività venatoria ordinaria ha visto una battuta d’arresto. Dai primi dati in possesso della Regione, «Il numero di ungulati è in aumento e il rischio di seri danni all’agricoltura è ogni giorno più alto. Nel 2020 sono stati abbattuti, in Toscana, circa 14mila cinghiali in meno rispetto al 2019 e oltre 20mila in meno rispetto al 2018. L’attività di controllo nel 2020 ha riguardato meno del 13 per cento dei capi abbattuti».
In una nota la Regione spiega che «Attraverso un sistema semplice, e con il coordinamento immediato della Polizia provinciale, gli agricoltori dotati di porto d’armi, in forma singola, potranno dunque direttamente intervenire, all’interno della propria azienda, per abbattere gli ungulati che minacciano le colture. Così come potranno direttamente sistemare gabbie o recinti per effettuare catture. Altra importante novità, che riguarda la maggior parte degli agricoltori, è la riduzione da 36 a 24 ore del tempo massimo di intervento in controllo per le Polizie provinciali, così da rendere più efficace questa attività e dare maggiore protezione all’agricoltura. Con questa modifica la Regione Toscana si adegua al dettato normativo della legge 157 del 1992 che prevede la possibilità di avvalersi dei proprietari o conduttori dei fondi, in possesso di porto d’armi, nelle attività di controllo.La norma resterà valida per due anni alla fine dei quali sarà fatto il punto per valutare l’andamento e in base ai risultati, confermare o ricalibrare il contenuto».
Coldiretti Toscana ha subito applaudito Un «Provvedimento storico per la Toscana» e ringrazia la vicepresidente Saccardi che «Ha finalmente colto l’importanza di intervenire in maniera tempestiva ed efficace su un problema dannoso per l’agricoltura, quello degli ungulati, che si sono moltiplicati arrivando al numero enorme di 450mila e una stima dei danni in campagna che supera i 4,5 milioni di euro».
Esulta Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana: «La delibera approvata dalla Giunta Regionale è la chiave di volta attesa dal mondo agricolo toscano che aspetta da decenni un segno tangibile dalle istituzioni rispetto al controllo degli ungulati. Una volta applicata questa norma la Toscana si porrebbe all’avanguardia nel quadro normativo rispetto al controllo degli ungulati. Diamo atto al presidente Giani di aver dato corso agli impegni assunti in campagna elettorale dopo l’approvazione da parte del Consiglio Regionale della mozione a firma Marras proprio sull’azione diretta dei proprietari per il contenimento degli ungulati. Ogni 100 ettari di territorio si registra la presenza di almeno 20 cinghiali, mentre il Piano faunistico regionale ne prevede da 0,5 ad un massimo di 5 capi, si conta un ungulato per ogni pecora negli allevamenti, 4 per ogni maiale e 6 per ciascun bovino. Serve solo un’azione decisa da parte di tutti gli organi preposti al controllo perché la norma di traduca in successo».
Secondo Coldiretti Toscana, «L’eccessiva presenza di fauna selvatica rappresenta un rischio per l’agroalimentare toscano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche secondo lo studio Coldiretti/Symbola, dove in Toscana si contano 32 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria. Il patrimonio agroalimentare e zootecnico conservato nel tempo dalle oltre 40mila imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari, un tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole».
Il direttore di Coldiretti Toscana, Angelo Corsetti, conclude: «Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone, con il rischio che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale».