Toscani e salute ai tempi della crisi: non tutto è un dramma, ma…
[24 Ottobre 2013]
Più volte greenreport ha sostenuto che la crisi economica che colpisce in particolare i paesi Occidentali dal 2008, non ha solo effetti negativi, vedi ad esempio il miglioramento di alcuni indicatori sulla salute e di matrici ambientali, in seguito alla riduzione di produzione; anche se va ricordato che la sostenibilità si realizza quando ad un aumento di produzione corrisponde una riduzione degli impatti sull’ambiente, con vantaggi economici e per la collettività.
Detto questo la crisi economica ha comunque influenza su molte dimensioni del benessere, tra cui la salute e come dimostrano i dati contenuti nel rapporto realizzato da Ars “Crisi economica, stato di salute e ricorso ai servizi in Toscana” presentato oggi a Firenze durante il convegno “Gli effetti della crisi economica sulla salute della popolazione toscana. Come cambia il ricorso ai servizi?”, sono presenti luci ed ombre.
Ad esempio, si mangia meno carne, dato positivo per la salute, ma anche meno frutta, pesce, latte; cresce il consumo di ansiolitici e antidepressivi; rallenta il trend del sovrappeso, ma può dipendere anche dalla riduzione dei consumi alimentari; si fa meno sport in assoluto (le palestre costano!) ma si si va meno in auto, riducendo così sia l’inquinamento che il numero di incidenti.
«Gli effetti della crisi – ha dichiarato l’assessore al diritto alla salute Luigi Marroni – si registrano anche per quanto riguarda la domanda sanitaria. Per esempio, si sono ridotte (anche se in quantità minore rispetto alla media nazionale) le richieste di prestazioni specialistiche. Una riduzione che può essere anche letta in senso positivo, come maggior appropriatezza. Ma, ci dicono i ricercatori dell’Ars, altri effetti della crisi potrebbero essere avvertiti più avanti nel tempo. Questa ricerca, quindi, è per noi di grande utilità, perché ci consente di calibrare meglio i nostri servizi e i nostri interventi, in una fase, come questa, in cui stiamo riorganizzando il nostro sistema sanitario nel senso di una maggiore efficienza e rispondenza ai bisogni sanitari dei toscani».
Un dato certo che è emerso dal convegno, è che la popolazione Toscana sta “soffrendo” oggi la crisi come non mai. Fino al 2010 gli ammortizzatori sociali ed il patrimonio accumulato dalle famiglie hanno attutito gli effetti negativi. Ma con l’acuirsi della crisi, la situazione si è fatta più pesante: nel 2013 la caduta del Pil regionale sarà dell’1.3% e l’occupazione nel primo semestre si è ridotta di altre 22 mila unità. Nel 2012 e nel 2013 si registra anche una riduzione rilevante degli acquisti delle famiglie, anche di tipo alimentare: ne conseguono cambiamenti significativi anche negli stili di vita della popolazione. «Anche in Toscana, come nel resto del Paese – ha sottolineato il direttore Irpet Stefano Casini Benvenuti – la situazione dall’inizio della crisi è andata via via peggiorando: dal 2007 al 2013 il reddito delle famiglie si è ridotto del 14%. E sono peggiorati anche tutti gli indicatori occupazionali: tasso di disoccupazione generale al 9% e giovanile al 22%, in aumento anche il tasso di inattività tra le donne e tra i giovani ed il numero di coloro che non cercano lavoro né studiano».
I dati del rapporto Ars su crisi e salute, sembrano confermare anche in questo settore, che la crisi incide maggiormente su alcuni gruppi della popolazione, spesso su quelli più fragili dal punto di vista socio-economico. «Anche se in modo non del tutto ancora evidente – ha spiegato il direttore dell’Ars Francesco Cipriani – per la domanda di salute e per molti degli stili di vita stanno aumentando le differenze fra i diversi strati sociali della popolazione: pur con qualche eccezione, risultano più svantaggiati i meno abbienti, meno svantaggiato chi ha più risorse». Nel dettaglio: i cittadini toscani fumano come nel periodo pre-crisi ma viene venduto più tabacco sfuso mentre cala la vendita delle sigarette, segnale di un maggiore orientamento dei consumatori verso prodotti più economici. Per quanto riguarda il consumo di alcol, continua in assoluto la riduzione come avviene dagli anni ’60, e la recessione pare concorrere in modo marginale a ridurre il consumo di alcol a livello generale, ma sembra giocare invece un ruolo non secondario nel favorire il bere problematico nelle classi sociali più svantaggiate. Per quanto riguarda il rapporto tra crisi, attività fisica, alimentazione e peso corporeo, si accentua la riduzione di consumatori di carne bovina in Toscana, con un effetto benefico per la salute. Purtroppo però, dal 2010-2012 è diminuito anche il consumo di frutta, pesce, e latte, alimenti protettivi per molte malattie della vecchiaia. Un effetto benefico della crisi è il rallentamento del trend storico in aumento del sovrappeso, in Toscana come nel resto del paese che potrebbe essere correlato alla riduzione dei consumi alimentari. Purtroppo anche in periodi di crisi è in aumento nei giovani toscani l’uso di droghe (tranne l’eroina, il cui consumo resta stazionario), probabilmente a causa della riduzione dei costi sul mercato illecito e della facilità di approvvigionamento anche in internet e aumenta la probabilità di episodi di violenza, omicidi, suicidi e tentati suicidi, come il consumo di farmaci ansiolitici e antidepressivi. Confortano alcuni dati ambientali correlati alla crisi. Si è infatti fortemente ridotto in Toscana (come in Italia) l’uso dei mezzi di mobilità privati, con una conseguente diminuzione delle emissioni di inquinanti in atmosfera, in particolare nei centri urbani. Per lo stesso motivo anche gli incidenti stradali, in costante aumento fino al 2006, hanno cominciato a ridursi con l’inizio della crisi e sono tuttora in diminuzione.
Complessivamente si può affermare che se sono solo le condizioni economiche a guidare i comportamenti singoli e della collettività, alternativamente virtuosi o viziosi, ci troveremo sempre di fronte ad andamenti ciclici che portano solo benefici effimeri. E’ solo imboccando la strada della sostenibilità poggiata sulle sue tre gambe (ambiente, economia, sfera sociale) che si può raggiungere un benessere collettivo durevole.