Alluvione di Firenze: 47 anni dopo, un evento simile affogherebbe ancora la città
Rossi: «100 milioni di euro l'anno per la sicurezza». Dalla Regione la somma dal 2011
[4 Novembre 2013]
Si ricorda oggi il 47esimo anniversario dall’alluvione che il 4 novembre 1966 sconvolse Firenze (e altre parti della Toscana) provocando 36 morti e devastazioni. Il presidente del Consiglio comunale Eugenio Giani ha gettato in Arno la consueta corona di fiori ed ha aperto di fatto le celebrazioni istituzionali della giornata.
Il Consiglio comunale è riunito con l’obiettivo da un lato di ricordare e illustrare tutti gli eventi previsti nel 2016, a 50 anni dall’alluvione; dall’altro verrà anche fatto il punto degli interventi per la mitigazione del rischio relativi all’assetto idrogeologico del corso dell’Arno. E’ noto come, nonostante qualche intervento realizzato nel corso di questi decenni che ci separano dal ’66, un evento simile a quello di allora non salverebbe Firenze.
In città, come conferma l’Autorità di bacino del fiume Arno che ha presentato la nuova mappa del rischio alluvioni, l’area maggiormente a rischio per eventi di grande rilievo resta quella a monte del Ponte alle Grazie, davanti alla Biblioteca nazionale, ma il Segretario generale Gaia Checcucci, oggi in un convegno organizzato insieme all’Università ha ribadito come «le aree, a valle di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa sono più a rischio di quello che si riteneva».
In particolare a mettere in pericolo queste zone sono eventi ricorrenti con tempo di ritorno trentennale. Gli interventi infrastrutturali da attuare per ridurre la pericolosità idraulica e che ci aiuterebbero a convivere meglio con il rischio alluvioni li conosciamo da tempo: si tratta delle casse di espansione da realizzare a monte di Firenze e anche alcune a valle come quelle dell’Argingrosso e dei Renai. I motivi dei ritardi sono noti anch’essi: eccessi burocratici, sovrapposizione di competenze, incapacità politico-amministrative, mancanza di risorse economiche.
Il punto sugli interventi è stato fatto nell’occasione dalla Regione Toscana. Le casse di espansione a monte di Firenze (Figline in corso d’opera e diga di Levane) permetteranno di invasare in totale 35 milioni di metri cubi di acqua garantendo Firenze da un evento tipo ’66 con un minimo di franco di sicurezza (ossia margine di sicurezza rispetto al livello di massima piena) ha spiegato la Regione. Nel dettaglio: sull’Arno sono proseguite le attività per la realizzazione delle casse di Figline (11 milioni metri cubi), e dei Renai a Signa (11 milioni metri cubi). Ad oggi è possibile prevedere il completamento della loro realizzazione per il 2016.
Per la cassa di espansione dei Renai è stata conclusa la progettazione definitiva dell’opera, sono state avviate le procedure di esproprio e, nel rispetto dei tempi dati al Commissario, a inizio 2014 è previsto l’avvio della gara di affidamento lavori. A valle di Firenze si è conclusa la gara di affidamento dei lavori per la cassa di espansione di Fibbiana (3,5 milioni metri cubi). Appena terminata la fase dei controlli sul vincitore (30/60 giorni) saranno avviati i lavori. Un’altra cassa di espansione sempre ubicata a valle della città capoluogo è quella di Roffia (S. Miniato, 9 ml metri cubi, lavori in corso). Sulla diga di Levane è stato sottoscritto il Protocollo con Enel, Autorità di Bacino dell’Arno, Provincia di Arezzo che porterà alla conclusione della progettazione nel corso del 2014. Il gruppo di lavoro ha già quantificato il beneficio dell’adeguamento dell’invaso (più 10 milioni di metri cubi) con una riduzione del picco di piena rispetto ad un evento tipo quello del ’66 della significativa percentuale del 5%.
Sull’Ombrone Pistoiese è stata fatta la gara per l’affidamento dei lavori della cassa di espansione della Querciola a Quarrata. La gara è terminata, e appena conclusa la fase dei controlli sul vincitore (30/60 giorni) saranno avviati i lavori (circa 700.000 mc di invaso per un controvalore di 4 milioni di euro).
«Bisogna procedere con il passo del montanaro, regolare e costante, lavorare e investire un po’ tutti gli anni, almeno un centinaio di milioni di euro come la Regione sta facendo dal 2011 ad oggi. Così potremo davvero dare una svolta alla situazione- ha dichiarato il presidente Enrico Rossi- La nostra svolta in materia di prevenzione primaria comincia da due leggi: la legge n.2, con la quale, a partire dal 28 dicembre del 2011, abbiamo vietato le edificazioni nelle zone ad alto rischio idraulico, circa 1000 chilometri quadrati di Toscana, il 7% del territorio pianeggiante regionale; e la legge n.35, del 1° agosto 2011, con cui abbiamo sbloccato in meno di tre anni 160 milioni di euro che, destinati a finanziare opere strategiche, non erano ancora stati spesi. A queste risorse abbiamo poi aggiunto 150 milioni per opere di messa in sicurezza che si sono rese necessarie in seguito alle alluvioni che in questi anni hanno colpito la Toscana e altri 40 milioni dal bilancio regionale.
Abbiamo dunque tenuto un ritmo di investimenti di oltre 100 milioni l’anno. Se lo manterremo modificheremo in maniera significativa la sicurezza nel nostro territorio. E siamo intenzionati a farlo anche nel 2014- ha continuato Rossi- Infatti prevediamo di sbloccare altri 57 milioni, sempre utilizzando la legge 35 che ci consente di intervenire sugli enti che non riescono a spendere con azioni di monitoraggio, di stimolo e impulso, accordi dove è possibile, diffide e commissariamenti dove è necessario, come abbiamo fatto nel caso delle casse di espansione di Figline e dei Renai. A questi aggiungeremo altri 50 milioni dal bilancio regionale. Se su questi ultimi il governo togliesse il vincolo del patto di stabilità ne potremmo spendere 100. E con ciò tutto avremo ‘ripulito’ tutto il pregresso e investito ancora. Al governo non chiediamo altro che questo».
Per quanto riguarda la prevenzione del rischio idraulico e idrogeologico, sono stati liquidati circa 40 milioni di euro. E’ stato sottoscritto con l’Università di Firenze un Accordo di collaborazione scientifica per approfondire e aggiornare la conoscenza del regime idraulico del territorio regionale, anche con riferimento all’influsso dei cambiamenti climatici e alla tematica del trasporto solido.
E’ in corso di elaborazione il “catasto degli argini” dei principali corsi d’acqua della regione, che consentirà la valutazione della consistenza delle strutture e della loro tenuta in caso di piena. Nell’ambito della riforma dei Consorzi di bonifica è stato approvato il reticolo di manutenzione dei corsi d’acqua. Dal 2014 la manutenzione sui fiumi sarà estesa ad un reticolo di 40.000 km. Ad oggi i corsi d’acqua in manutenzione avevano un estensione totale di 26.000 km. Ma nell’occasione il presidente Rossi ha lanciato un appello al sottosegretario alle infrastrutture Erasmo D’Angelis: «Si impegni perché una volta ricevuta la progettazione l’Ufficio grandi rischi del ministero delle infrastrutture non impieghi il tempo consueto a dare la propria approvazione, che mi dicono può anche arrivare a 5-7 anni».