Come sono cambiate le emissioni di inquinanti atmosferici in Toscana negli ultimi vent’anni

Per 5 tra i principali inquinanti si registra un complessivo più che dimezzamento, da oltre 400mila tonnellate/anno a circa 170mila

[17 Febbraio 2022]

L’ARPAT ha recentemente pubblicato alcune informazioni in merito all’aggiornamento (al 2017) dell’inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione (IRSE) di inquinanti in atmosfera della Toscana.

E’ la prima volta che in Toscana questa attività è stata affidata all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, a differenza di quanto generalmente accade nelle altre regioni, dove le ARPA curano da tempo gli inventari regionali delle emissioni. L’ultimo aggiornamento risaliva ai dati del 2010.

L’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissioni in atmosfera è una raccolta ordinata dei quantitativi di inquinanti emessi da tutte le sorgenti presenti nel territorio regionale, industriali, civili e naturali. Il database IRSE predisposto da Arpa Toscana contiene, in particolare, informazioni dettagliate sulle fonti regionali di inquinamento, la quantità e la tipologia di inquinanti emessi.

E’ auspicabile che anche in Toscana – come avviene nella maggior parte delle regioni – i dati completi dell’Inventario siano messi a disposizione di tutti in formato aperto (vedi ad esempio in LombardiaEmilia-RomagnaSicilia, ecc.)

I dati per ora diffusi da ARPAT sono relativi alle emissioni totali regionali per i composti organici volatili non metanici (COVNM), gli ossidi di azoto (NOx), le particelle sospese < 10 micrometri (PM10), gli ossidi di zolfo (SOx) e l’ammoniaca (NH3).

Complessivamente per questi cinque inquinanti si apprezza una sensibile diminuzione nei circa venti anni presi in considerazione, con un complessivo più che dimezzamento da oltre 400mila tonnellate/anno a circa 170mila.

PM10

Il PM10 (materiale particolato aerodisperso di dimensione inferiore a 10 μm), costituisce da sempre una delle componenti dell’inquinamento atmosferico sui cui si concentra l’attenzione, in quanto vari studi epidemiologici sugli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico da particelle, hanno evidenziato associazioni tra le concentrazioni in massa del PM10 e un incremento sia di mortalità che di ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie nella popolazione generale. Le principali sorgenti antropiche di particelle primarie sono, i processi di combustione negli impianti domestici di riscaldamento alimentati a biomassa legnosa, i veicoli dotati di motore a combustione interna e le attività industriali.

Per quanto riguarda il PM10, i dati aggiornati dell’IRSE della Toscana mostrano sì una certa riduzione nel periodo in questione (-14%) ma molto inferiore a tutti gli altri inquinanti considerati. Fra le principali fonti emissive si è registrato quasi un dimezzamento per quanto riguarda il trasporto stradale (-46%) con una riduzione di 1.725 t/anno, mentre la principale fonte, costituita dagli impianti di combustione non industriali (sostanzialmente i riscaldamenti) il quantitativo emesso è addirittura aumentato del 12% per 1.692/t/anno. In sostanza la riduzione di emissioni dei veicoli in circolazione compensa appena l’incremento avvenuto per gli impianti di riscaldamento, che ormai contribuiscono per quasi i tre quarti delle emissioni di PM10, mentre i trasporti stradali per meno del dieci per cento.

Confrontando i dati della Toscana con quelli a livello nazionale vediamo che la riduzione complessiva, nello stesso arco di tempo, è stata più consistente (-33%); anche in questo caso la riduzione relativa al trasporto stradale è stata molto consistente (-63%) – così come quella relativa alla combustione per produzione energetica (-97%) o industriale (-69%), mentre il PM10 prodotto dalla combustione non industriale (i riscaldamenti) è aumentato come in Toscana, ma in misura molto maggiore (+59%) mostrando come si tratta di un fenomeno generalizzato su cui è indispensabile intervenire. Comunque a livello nazionale l’incidenza dei riscaldamenti è minore che in Toscana (58 vs 73%).

Da segnalare anche che a livello italiano il contributo delle attività agricole alla produzione di PM10 è più elevato che in Toscana (12% rispetto al 5%).

Biossido di azoto (NO2)

Il biossido di azoto (NO2) si forma in atmosfera prevalentemente in conseguenza di reazioni chimiche che coinvolgono l’ossido di azoto (NO) emesso da fonti primarie. Generalmente solo una parte (<10%) dell’NO2 presente in atmosfera è emesso direttamente dalle fonti antropiche o naturali. Le principali sorgenti di ossidi di azoto sono costituite dalle combustioni nel settore dei trasporti (in particolare dai motori diesel) e negli impianti industriali.

Tale composto possiede un forte potere ossidante, che esercita prevalentemente sulle mucose con cui viene in contatto. Numerosi lavori hanno evidenziato una associazione statisticamente significativa tra le concentrazioni atmosferiche di NO2 i ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie e anche i casi di mortalità anticipata.

I dati dell’IRSE Toscana confermano il trasporto stradale come la fonte nettamente prevalente (59%), come confermato peraltro anche dagli studi effettuati sui dati rilevati durante lo scorso anno, che hanno mostrato un netto calo di questo inquinante in corrispondenza con la riduzione del traffico durante il lockdown.

Nel corso degli anni, tuttavia, la quantità di biossido di azoto prodotta dalla circolazione dei veicoli è più che dimezzata (da 63 a 28mila tonnellate anno), presumibilmente grazie al ricambio del parco veicolare ed alle migliori performance dei mezzi di nuova immatricolazione che devono rispettare le norme europee sempre più rigorose.

Nei grafici interattivi pubblicati in Ambientenonsolo è possibile vedere i dati anche relativi agli altri inquinanti: ossidi di zolfo, ammoniaca e composti organici non metanici.

di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com