In Toscana ci sono 336 aziende soggette ad Autorizzazione ambientale integrata (Aia)
Nella regione si contano anche 50 impianti a rischio incidente rilevante
[12 Aprile 2022]
Gli impianti a rischio incidente rilevante sono disciplinati dalla cosiddetta “Direttiva Seveso” (Direttiva 2012/18/UE), emanata per la prima volta nel 1982 a seguito del catastrofico incidente avvenuto nel paese lombardo di Seveso nel 1976 al fine della prevenzione e del controllo di simili incidenti, e successivamente aggiornata in considerazione degli insegnamenti tratti dai successivi incidenti avvenuti a Bhopal, Tolosa e Enschede.
La legge ora riguarda circa 12.000 siti industriali in tutta l’UE (e circa mille in Italia) in cui vengono utilizzate, o sono conservate, sostanze chimiche o petrolchimiche o vengono raffinati metalli.
Gli impianti sono suddivisi in due grandi categorie “soglia superiore” e “soglia inferiore”, in relazione ai quantitativi presenti nello stabilimento di sostanze pericolose indicate nella Direttiva (e nel D.Lgs. 105/2015 di recepimento).
Le norme stabiliscono che le Autorità competenti debbano predisporre un piano di ispezione nazionale per stabilimenti di soglia superiore (a cura del Ministero dell’Interno in collaborazione con ISPRA) e piani di ispezione regionali per gli stabilimenti di soglia inferiore (a cura delle Regioni in collaborazione con le Arpa/Appa).
Le ispezioni sono svolte da Commissioni composte dai soggetti individuati dal Comitato Tecnico Regionale (CTR), Organo di controllo presso la Direzione Regionale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, per gli stabilimenti di soglia superiore (di cui fa parte ISPRA insieme ad altri enti tecnici come INAIL, ecc.); dalla Regione o dal soggetto da essa designato – le Arpa/Appa – per gli stabilimenti di soglia inferiore.
Le verifiche ispettive negli stabilimenti RIR sono indirizzate alla verifica e alla definizione delle caratteristiche del sistema di gestione della sicurezza per la prevenzione degli incidenti rilevanti (SGS-PIR e all’individuazione dei suoi punti critici e delle eventuali misure correttive e migliorative che è necessario adottare affinché questo costituisca uno strumento efficace alla prevenzione ed al controllo delle situazioni di pericolo.
Secondo i dati ARPAT, risultavano complessivamente presenti in Toscana 56 impianti RIR, metà di soglia superiore e metà di soglia inferiore.Complessivamente nel 2019 sono state effettuate 8 ispezioni negli impianti di soglia superiore e 11 in quelli di soglia inferiore, indicando in quasi tutti gli stabilimenti visitati la necessità di misure integrative ai Sistemi di gestione della sicurezza per la prevenzione di incidenti.
La Direttiva 96/61/CE del 1996, chiamata anche “direttiva IPPC” ha introdotto il concetto di controllo e prevenzione integrata dell’inquinamento (IntegratedPollutionPrevention and Control ovvero IPPC. La convinzione che, l’approccio integrato debba essere il criterio cardine della prevenzione e del controllo ambientale, ha portato a successive modifiche della direttiva madre ora sostituita dalla Direttiva 2010/75/UE.
La direttiva IPPC prevede un nuovo approccio per la riduzione degli impatti ambientali delle emissioni industriali, attraverso la graduale applicazione di un insieme di soluzioni tecniche (impiantistiche, gestionali e di controllo) messe in atto per evitare o, qualora non sia possibile, ridurre, le emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo, comprese misure relative ai rifiuti.
La Direttiva inoltre definisce gli obblighi che le attività industriali e agricole ad elevato potenziale inquinante devono rispettare. Per queste attività viene istituita una procedura di autorizzazione e vengono fissate prescrizioni minime che devono figurare in ogni autorizzazione, in particolare per quanto riguarda le emissioni delle sostanze inquinanti. Si tratta di evitare o ridurre al minimo il rilascio di emissioni inquinanti nell’atmosfera, nelle acque e nel suolo, oltre ai rifiuti degli impianti industriali e delle imprese agricole per raggiungere un livello elevato di tutela dell’ambiente.
Gli impianti più rilevanti (per fare un esempio l’ILVA di Taranto) sono autorizzati direttamente dal Ministero della Transizione Ecologica (AIA statali), gli altri dalle regioni (AIA regionali). I primi sono soggetti ai controlli da parte di ISPRA gli altri da parte delle agenzie regionali (Arpa) e delle province autonome di Trento e Bolzano (Appa) per la protezione dell’ambiente. ISPRA e le Arpa/Appa insieme costituiscono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).
Secondo i dati pubblicati da ARPAT, risultavano complessivamente presenti nel 2020 in Toscana 336 impianti AIA, 11 statali (4 risultano autorizzati ma non in esercizio) e 325 regionali. Complessivamente nel 2020 sono stati ispezionati 10 impianti statali, rilevando irregolarità in 4 impianti, e 92 regionali, rilevando irregolarità in 43 impianti.
Per approfondimenti:
- https://ambientenonsolo.com/circa-mille-impianti-a-rischio-incidente-rilevante/
- https://ambientenonsolo.com/circa-7mila-gli-impianti-ad-autorizzazione-integrata-ambientale-oltre-2mila-le-ispezioni-effettuate-nel-2019/
- https://ambientenonsolo.com/on-line-le-informazioni-su-quasi-mille-stabilimenti-a-rischio-incidente-rilevante-di-tutta-italia/
- https://ambientenonsolo.com/in-toscana-oltre-300-aziende-ad-autorizzazione-ambientale-integrata-e-piu-di-50-impianti-a-rischio-incidente-rilevante/
di Marco Talluri, https://ambientenonsolo.com