La geotermia toscana protagonista sulla Rai a Unomattina estate
Comunità del cibo a energie rinnovabili, il geoparco Unesco de “Le Biancane”, centrali per produrre calore ed elettricità: la Toscana dal cuore caldo come modello di sviluppo sostenibile
[29 Luglio 2022]
«Il nostro pianeta nasconde una fonte energetica inesauribile, che sgorga proprio sotto i nostri piedi: sto parlando del calore che riscalda la Terra, una fonte di energia che è rinnovabile, una risorsa naturale unica che può davvero diventare la chiave di volta per la transizione energetica».
Massimiliano Ossini, conduttore del popolarissimo Unomattina estate, apre con queste parole la puntata dedicata alla geotermia – toscana in particolare – che è andata in onda nei giorni scorsi sulla rete ammiraglia della Rai, portando all’attenzione del pubblico l’esperienza maturata in proposito da Annalisa Corrado (responsabile delle Attività tecniche per l’associazione ambientalista Kyoto club) ed Edo Volpi (presidente della Comunità del cibo a energie rinnovabili, Ccer).
Come ricorda Corrado «l’Italia è stata la prima a sfruttare a livello industriale la geotermia, con gli impianti di Larderello nella Valle del diavolo», dove nel 1904 vennero accese le prime lampadine grazie all’energia geotermica. «Ancora oggi c’è un potenziale molto importante nel nostro Paese, che per un certo periodo è stato ampiamente ricercato e sfruttato ma adesso, ora che paradossalmente le tecnologie sono diventate molto meno impattanti e più compatibili col rispetto dell’ambiente e la tutela del paesaggio, ci siamo sostanzialmente fermati, un po’ come ci siamo fermati su tutte le fonti rinnovabili. È un vero paradosso», rimarca l’ambientalista: «C’è un potenziale molto pragmatico fatto di impianti che stanno aspettando le autorizzazioni. I comitati (anti-geotermia, ndr), preoccupati per il loro territorio, vengono in qualche modo abbindolati da persone che tirano fuori caratteristiche negative che sono ormai in realtà completamente superate; anche le Soprintendenze purtroppo in alcuni casi si sono espresse contro per motivi a mio avviso veramente preconcetti, quando dobbiamo affrontare crisi energetica e climatica gravissima».
Eppure la geotermia, come poche altre fonti rinnovabili, proprio in Toscana sta dimostrando di riuscire a tenere saldamente insieme i tre aspetti della sostenibilità: non solo ambientale, ma anche sociale ed economica. Un esempio plastico è quello fornito dalla Comunità del cibo a energie rinnovabili, nata nel 2009 grazie ad un’intesa tra CoSviG – il Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche –, Slow Food Toscana, Fondazione Slow Food per la Biodiversità e un’avanguardia di aziende locali.
La Comunità è cresciuta fino a raccogliere ad oggi 17 soci produttori e 22 soci sostenitori, che spaziano da agriturismi a caseifici, da associazioni culturali a cooperative agricole sociali: si tratta di un’iniziativa pluripremiata, tra gli altri da Legambiente, che di fatto rappresenta la prima Comunità mondiale del cibo ad energia pulita e rinnovabile che opera nel settore agroalimentare e che insiste sui metodi di produzione oltre che sui prodotti, ed è composta da imprenditori che hanno come priorità quella della sostenibilità ambientale.
La Ccer riunisce imprese infatti toscane del settore agroalimentare che utilizzano esclusivamente energie rinnovabili – geotermia e non solo – per la propria produzione, oltre a materie prime strettamente locali: i prodotti sono i più svariati, andando dal basilico ai formaggi, fino a olio d’oliva, vino e birra.
A presiedere la Ccer è oggi Edo Volpi, fondatore di Vapori di Birra, il primo birrificio artigianale il primo birrificio artigianale in Italia che, a Sasso Pisano, impiega il vapore geotermico come fonte di energia per il processo industriale brassicolo.
«Per coprire il fabbisogno di calore usiamo al 100% la geotermia – conferma Volpi –, ci permette di usare un’energia del nostro territorio al posto delle fonti fossili. Il birrificio nasce proprio per sfruttare l’energia geotermica, un’energia rinnovabile grazie alla quale non inquiniamo», posto che ogni attività umana (specialmente se industriale) non è mai a impatto ambientale zero. Occorre dunque un approccio equilibrato: «Bisogna anche considerare che (la geotermia, ndr) ha alzato la qualità della vita: nei Comuni geotermici non sentiamo più l’inquinamento delle fonti fossili, il teleriscaldamento geotermico viene usato da circa 10mila persone».
Ma da dove arriva in concreto tutta quest’energia, la stessa che alimenta le centrali geotermoelettriche? Per scoprirlo, Unomattina è andato ad esplorare direttamente «lo spettacolo della natura» offerto dal geoparco Unesco Le Biancane, che si estende per oltre 1.000 kmq tra le province geotermiche di Grosseto, Pisa e Siena.
«Qui ci troviamo su un campo geotermico – spiega la guida ambientale Andrea Farru, intervistato da Anna Battipaglia – Il Parco delle Biancane è come una finestra su un qualcosa che in realtà è molto più grande di quanto vediamo in superficie: qui affiora del vapore, si tratta di acqua che penetra nel sottosuolo e si raccoglie nel serbatoio geotermico; la fonte di calore è un’intrusione magmatica posizionata 7-8mila metri sotto i nostri piedi – dunque molto vicina alla superficie – e il flusso di calore trasforma l’acqua in vapore», sintetizza Farru.
Ma quest’energia libera dev’essere in qualche modo canalizzata e coltivata per poterne trarre calore ed elettricità utili agli impieghi umani. E per farlo servono degli impianti industriali, le centrali geotermoelettriche, in grado di portare anche nuovo lavoro sul territorio; mentre il mondo corre in questa direzione, l’ultima centrale costruita in Toscana (e in Italia) risale però al 2014.
«Purtroppo spesso intendiamo la sostenibilità come una cosa da anime belle, in cui non bisogna toccare nulla di quello che c’è. Non è così – chiosa Corrado – Per fare la rivoluzione verde dobbiamo infrastrutturarci con tanti impianti ma quelli giusti, come quelli della geotermia».