Coldiretti Toscana: con la siccità a rischio 464 tesori del gusto
La Toscana è la seconda regione in Italia per numero di specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni
[2 Agosto 2022]
Dai testaroli della Lunigiana al pecorino delle balze Volterrane, dagli extravergini di qualità ai tanti prodotti vegetali della terra identitari di piccoli borghi e frazioni la cui sopravvivenza è legata alla loro riscoperta in cucina fino ai pregiati mieli e ai prodotti a base di pasta. «Sono 464 i tesori Made in Tuscany a tavola messi a rischio dalla grave siccità che sta colpendo le produzioni agroalimentari della regione prosciugando un bacino strategico di ricchezza enogastronomica che è anche fra i principali motori del turismo nazionale ed estero».
E’ quanto emerge dal nuovo censimento 2022 di Coldiretti Toscana delle specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni. La Toscana è la seconda regione in Italia per numero di prodotti inseriti in questa speciale “classifica”.
Coldiretti Toscana spiega che «L’emergenza idrica non risparmia neppure le tipicità più rare e, trattandosi di piccole produzioni con quantità ridotte, il rischio è che vengano letteralmente cancellate. Con i pascoli arsi da sole e il grande caldo di queste settimane mucche e pecore producono meno latte che è alla base dei formaggi della grande tradizione pastorizia regionale, ma c’è anche il sole a ustionare le varietà di frutta e verdura più particolari, salvate dall’impegno e dalla costanza degli agricoltori. Il calo del raccolto di cereali antichi impatta, inoltre, anche sulla preparazione di pani e dolci tipici, ma anche per alcune varietà di olio extravergine si attende con ansia la pioggia. Una mappa dei sapori, della tradizione e della cultura della tavola Made in Tuscany che per quanto le tipologie vede nei primi tre posti del podio ortaggi e frutta (194), la squadra di pane, paste e dolci (121) ed il gruppo delle specialità a base di carne fresche ed insaccati (81), seguiti dai formaggi (34) ed altri prodotti di origine animale come il miele, propoli e pappa reale (11) ma non mancano i prodotti della pesca (10), bevande analcoliche, distillati, liquori e birre (8) ed infine olii e burro (3) e condimenti (2) in un viaggio del gusto che tocca anche gli angoli più diversi della regione».
Il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi, ricorda che «Le specialità alimentari tradizionali, e così le produzioni a denominazione hanno avuto sicuramente un ruolo decisivo nella promozione del territorio, nella crescita e nello sviluppo di piccole filiere agricole ed agroalimentari nella nostra regione. Molte località del nostro territorio, alcune delle quali remote, sono associate e conosciute per il prodotto che esprimono piuttosto che per altre ragioni. L’enogastronomia è tra le motivazioni più importanti nella scelta di un viaggio. I prodotti tipici sono lo spot più potente ed importante che il nostro territorio esprimere per naturale predisposizione».
E Coldiretti Toscana fa notare che «Non è infatti un caso che nei piccoli borghi nasca il 92% delle produzioni tipiche secondo l’indagine Coldiretti/Symbola, una ricchezza conservata nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture storiche. Un patrimonio che spinge a tavola 1/3 della spesa turistica alla scoperta del nostro paese che è l’unico al mondo che può contare sui primati nella qualità, nella sostenibilità ambientale e nella sicurezza della propria produzione agroalimentare. Alla base del successo dell’agroalimentare nazionale c’è un’agricoltura che è diventata la più green d’Europa con la leadership Ue nel biologico con 80mila operatori a cui la Toscana contribuisce 230 mila ettari e poco meno di 7 mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute con la Toscana tra le cinque regioni più importanti a livello nazionale per valore della produzione, la terza per impatto economico per il settore vino e la prima per numero di DOP, IGP e SGT con 92 prodotti e con Campagna Amica la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori».
Filippi conclude: «Dietro ogni prodotto c’è una storia, una cultura ed una tradizione che è rimasta viva nel tempo ed esprime al meglio la realtà di ogni territorio. Tutti insieme dobbiamo impegnarci e lottare per difendere il patrimonio del nostro agroalimentare che è il più imitato al mondo dalla banalizzazione e dalle spinte all’omologazione e all’appiattimento verso il basso perché il buon cibo insieme al turismo e alla cultura rappresentano le leve strategiche determinanti per un modello produttivo unico che ha vinto puntando sui valori dell’identità, della biodiversità e del legame con i territori».