Torsello: «Sondare il potenziale per progettualità e collaborazioni intersettoriali»
Dall’Earth technology expo un ponte tra la Toscana geotermica e quella dell’idrogeno
Bravi: «La geotermia è una risorsa pulita, affidabile e sicura che è in grado di giocare un ruolo prezioso nel necessario percorso di transizione energetica del Paese»
[14 Ottobre 2022]
L’idrogeno è l’elemento chimico più diffuso nell’universo, ed è anche un pilastro della transizione ecologica in corso: rappresenta infatti un vettore energetico molto pulito, che può essere usato per stoccare, trasportare e produrre energia rilasciando poi semplice acqua come prodotto di scarto.
L’idrogeno non viene però estratto da pozzi o miniere, deve essere prima prodotto a partire da una fonte energetica come la geotermia, particolarmente utile alla transizione energetica in quanto rinnovabile.
Una possibilità di sviluppo sostenibile che si sta facendo largo in Toscana, dove si produce elettricità da geotermia da oltre in secolo: un tema esplorato nel corso dell’ultimo Earth technology expo di Firenze, dove di geotermia si è parlato in particolare nel corso del convegno Dagli stati generali alla transizione energetica: il ruolo strategico della geotermia, curato dal Consiglio nazionale dei geologi, e nell’Atelier tecnologico nazionale La geotermia in Italia, cui è seguita poi la networking session Geotermia e idrogeno per la transizione energetica.
«La geotermia è una risorsa pulita, affidabile e sicura che, non solo copre più del 30% del fabbisogno elettrico regionale, ma è in grado di giocare un ruolo prezioso nel necessario percorso di transizione energetica del Paese – spiega Emiliano Bravi, presidente del Consorzio per lo sviluppo delle aree geotermiche (CoSviG) – Dai dati presentati emerge come il suo sviluppo in Italia abbia subito una battuta d’arresto da circa un decennio. Credo che, soprattutto in virtù del momento storico che stiamo vivendo, sia doveroso superare gli ostacoli e garantire condizioni normative e finanziarie favorevoli alla crescita del settore».
Crescita che oggi può diramarsi non solo verso la “tradizionale” produzione di elettricità e calore geotermico, ma anche verso l’economia dell’idrogeno, come mostra l’indirizzo che sta assumendo il laboratorio Sesta Lab, controllato da CoSviG, e come evidenziato in particolare nella networking session dell’Expo: qui le Pmi toscane hanno avuto occasione di presentare, anche ai grandi player presenti in sala, le soluzioni a carattere innovativo messe a punto e confrontarsi in una tavola rotonda.
«La filiera geotermica toscana, forte del primato e dell’ormai storica e consolidata esperienza sul campo, rappresenta una vera eccellenza su scala globale, sia dal punto di vista tecnologico che per know how che esportiamo. La sfida che abbiamo proposto alle imprese del nostro Distretto geotermico – argomenta Loredana Torsello, dirigente CoSviG chiamata a moderare la tavola rotonda – è stata quella di iniziare a dialogare con quelle imprese che in Toscana si occupano di idrogeno, per sondare il potenziale per progettualità e collaborazioni intersettoriali. Si è voluto gettare le basi per la creazione di un ponte che colleghi la geotermia, già parte della nostra tradizione e ancora terreno fertile per ricerca e innovazione tecnologica, con l’idrogeno, protagonista delle scelte energetiche del nostro futuro grazie allo sviluppo di innovazioni e sperimentazioni».
Eppure la geotermia toscana e (dunque) italiana è ferma praticamente da un decennio, con l’ultima centrale geotermoelettrica realizzata nel 2014. Ma mentre qui il settore subisce una battuta d’arresto, all’estero continua invece a crescere: solamente nel 2010 l’Italia rivestiva il quarto posto su scala internazionale per produzione geotermoelettrica mentre ad oggi è scesa all’ottavo posto. Un’immobilità del settore non trova giustificazione nelle sue grandi potenzialità di sviluppo e crescita.
«Secondo i dati presentati al World geothermal congress – aggiunge Bravi – sarebbe possibile procedere a livello nazionale all’installazione di 360 MW già al 2035. Oltre al suo utilizzo per la produzione elettrica, la geotermia toscana garantisce una grande disponibilità di calore a basso costo che può rappresentare un vantaggio competitivo non trascurabile per il comparto manifatturiero regionale».
Nel merito l’assessora all’Ambiente della Regione, Monia Monni, sottolinea che «in Toscana la geotermia è la regina delle rinnovabili è sicura, non influenzata dal meteo e rappresenta un’occasione di crescita per l’intero territorio. Non possiamo perdere il treno del raddoppio della potenzia geotermica da installare in Italia al 2050 e, da subito, dobbiamo lavorare per arrivare ad un incremento di 200MW al 2030».
Tutto questo passa però la gestione della delicata partita delle concessioni minerarie, in scadenza a fine 2024. A questo proposito la sindaca Ilaria Bacci, prima cittadina del Comune dove nacquero le tecnologie geotermiche – quello di Pomarance – osserva che secondo l’attuale normativa, il rinnovo delle concessioni dovrà essere gestito dalla Regione attraverso una gara da decine di miliari di euro che sta generando una serie di preoccupanti criticità.
La complessità della gara e le ridotte tempistiche disponibili, a fronte dell’ingente lavoro preparatorio necessario, potrebbero portare a cospicui ritardi nelle procedure di aggiudicazione che si tradurrebbero in un grave danno alla collettività in termini di produzione elettrica nazionale. A seguito del non accoglimento della richiesta di proroga alla gara presentata dai Comuni geotermici, questi hanno trasmesso al Mite un dettagliato dossier nel quale si evidenzia come, a fronte di un potenziale che potrebbe assicurare in tempi brevi il raddoppio della produzione elettrica nazionale da geotermia, si rischia un pericoloso immobilismo capace di bloccare lo sviluppo e frenare gli investimenti necessari alla crescita del settore. La sindaca si è detta fiduciosa di poter riprendere le interlocuzioni con il governo appena insediato per arrivare in tempi brevi ad una risoluzione delle criticità.
«Penso – conclude nel merito il sindaco di Montieri, Nicola Verruzzi – che dalla Toscana si debba dare un segnale di forza per ribadire la centralità che questa risorsa può e deve avere nella transizione ecologica del Paese».