Per Comune di Campo nell’Elba e Soprintendenza, Capo Poro deve tornare alla comunità

Legambiente: torni ad essere un luogo di pace tra uomini e ambiente dove ricordare gli orrori della guerra

[26 Ottobre 2022]

Dopo le ultime denunce di Legambiente Arcipelago Toscano (qui e qui) e la sospensione dei lavori in corso da parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, sono intervenute anche la Soprintendenza Archeologica e l’Amministrazione Comunale di Campo nell’Elba. Ecco cosa scrive il Comune in una nota riassuntiva della vicenda:

 

«Capo Poro è un luogo di memoria e di testimonianza e deve ritornare alla Comunità Campese». E’ questa la richiesta contenuta nella memoria con la quale il Comune di Campo nell’Elba ha partecipato all’istruttoria posta in essere dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Pisa e Livorno per il riconoscimento dell’interesse culturale della Batteria di Capo Poro.

Per la Soprintendenza di Pisa quella batteria militare costruita a partire dal 1929 ha tutti i requisiti di interesse culturale perché è una delle rare batterie costiere presenti nel territorio toscano ed è stata un importante presidio per il controllo di quel tratto di territorio durante la seconda guerra mondiale.

Quel promontorio dominato dal Faro della Marina Militare fu anche teatro dell’operazione Brassard, uno dei momenti storici più significativi durante lo sbarco degli alleati. La proposta della Soprintendenza è stata avanzata alla Commissione Regionale Patrimonio Culturale della Toscana che potrà emettere il relativo provvedimento di tutela.

«Sarebbe un grande passo in avanti per la restituzione di un bene alla Comunità che rappresento – spiega il Sindaco Davide Montauti – ed è un riconoscimento del lavoro fatto da questa Amministrazione per riportare questo pezzo di storia, di testimonianza e di enorme valore paesaggistico nella piena disponibilità di cittadini, turisti ed appassionati. La Soprintendenza ha ribadito che Capo Poro è un luogo di memoria per la comunità locale che lo identifica come bene collettivo, contemporaneo e immateriale e pertanto meritevole di tutela ai sensi dell’articolo 10 della legge 42/2004 e confidiamo nel riconoscimento del vincolo. Abbiamo presentato questa memoria per ribadire il valore di quel luogo e il legame con la mia Comunità manifestando la nostra intenzione di esercitare il diritto di prelazione se il bene dovesse tornare allo Stato ed essere di nuovo venduto».

La storia di Capo Poro inizia nel novembre del 2016, quando l’agenzia del Demanio decise di vendere l’area dell’ex Batteria costiera, 10.410 metri quadri con i resti delle fortificazioni e i ruderi degli edifici militari. Tra questi la stazione vedetta posta nella parte più alta del promontorio e altri annessi destinati all’alloggio dei militari. All’epoca fu chiesto al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, all’interno del quale ricade tutta l’area di esercitare il diritto di prelazione ma L’Ente decise di non acquistare il bene che fu alienato ad un privato alla cifra di 36.560,00 euro.

Capo Poro da giugno non è più accessibile. Il proprietario ha recintato tutta l’area con rete metallica, pali metallici e filo spinato e due cancelli impediscono l’accesso a Capo Poro da sempre accessibile dal sentiero n.139.

«Ieri abbiamo emesso un’ordinanza per la rimozione, lo sgombero e il ripristino dei luoghi – ha spiegato il Sindaco Montauti -. Non può esserci nessuna recinzione perché la presenza della stessa risulta non giustificata da alcun atto. Tutti i titoli autorizzativi sono sospesi compreso il piano del Parco con il quale si autorizzava la recinzione “di cantiere”. Quell’area deve essere di nuovo accessibile per turisti e residenti e ritornare ad essere un bene collettivo».

«L’amministrazione comunale – conclude il Sindaco – ha già manifestato alle autorità competenti la ferma volontà di esercitare diritto di opzione per l’acquisto dell’intero complesso una volta che sarà concluso l’iter per il riconoscimento di interesse culturale della Batteria di Capo Poro, istruttoria alla quale il Comune di Campo dell’Elba non ha fatto mancare la sua fattiva collaborazione».

Legambiente Arcipelago Toscano, che per prima ha evidenziato le irregolarità di un acquisizione di un’area di grandissimo valore ambientale, storico e paesaggistico da parte di un privato noto per non rispettare regole e norme di salvaguardia ambientale, «Si  complimenta con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Pisa e Livorno per l’avvio dell’iter per il riconoscimento dell’interesse culturale della Batteria di Capo Poro e con il Comune di Campo nell’Elba per aver avviato la rimozione di reticolati, filo spinato e cartellonistica posti sulla sentieristica per scoraggiare gli escursionisti ad accedere all’area, ostacoli peraltro già dichiarati illegittimi dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.

Secondo il Cigno Verde isolano, «L’iniziativa della Soprintendenza e  l’ordinanza del Comune sono l’occasione per fare il punto su quel che è successo in tutti questi anni nel comparto di Galenzana-Capo Poro e riportare legalità e ordine in una zona dove sono state chiuse strade pubbliche e aperte abusivamente strade private, messe recinzioni, violate le norme ambientali, sanati abusi».

Umberto Mazzantini di Legambiente e rappresentante delle associazioni ambientaliste nel Direttivo del Parco, conclude:«La vicenda di Capo Poro è stata una delle ragioni delle mie dimissioni dal Direttivo del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che sono state respinte con l’assicurazione che il problema sarebbe stato affrontato con maggiore decisione. Domani questo tema sarà all’ordine del giorno del Direttivo del Parco Nazionale e spero che sarà l’occasione per avviare un percorso comune con Soprintendenza e Amministrazione Comunale per porre fine a una prepotenza infinita e per riportare Capo Poro e Galenzana sotto il controllo pubblico. Capo Poro deve tornare ad essere un luogo di pace tra uomini e ambiente dove ricordare gli orrori della guerra».