Wine&Siena: Sangiovese e Bordeaux a rischio riscaldamento globale
La soluzione potrebbe essere la vigna fotovoltaica
[30 Gennaio 2023]
Si chiude oggi l’ottava edizione di Wine&Siena che unisce alle degustazioni di vino l’approfondimento di temi di attualità del mondo vinicolo italiano. Ieri, nell’ambito del cartellone “Respiro e grido della Terra”, si è parlato di “Climate change, come salvare le produzioni vinicole italiane ad alto rischio”. Al centro della discussione le teorie apocalittiche del climatologo americano Lee Hannah, di Conservation International e del Betty and Gordon Moore Center for Ecosystem Science and Economics, che, in uno studio profetico di dieci anni fa, sosteneva che zone come Bordeaux o la Toscana diventeranno troppo calde per i vigneti e che «Un aumento medio di 2 gradi centigradi porterebbe alla distruzione delle attuali aree più vocate in Italia e in Francia, fino al 73% del totale».
Simone Bastianoni, ordinario di chimica dell’ambiente e dei beni culturali dell’università di Siena, coordinatore della Scuola di dottorato in scienze ambientali, geologiche e polari e delegato del Rettore per la sostenibilità, ha spiegato che Hannah pensava al 2050, ma «I dati disponibili più attuali sono addirittura peggiori delle previsioni di Hannah. Le proiezioni ci dicono che al 2050 la temperatura media potrebbe salire di 2,7 – 3 gradi Celsius, rendendo difficile immaginare in Italia una viticoltura come la vediamo adesso».
Helmuth Köcher, The WineHunter e patron del Merano Wine Festival, che da cinque anni cerca di sensibilizzare il comparto vitivinicolo sulle sfide che ci aspettano, è molto preoccupato: «L’aumento delle temperature e la carenza di precipitazioni hanno pesanti ripercussioni sulla produttività delle viti, sulla sanità e qualità delle uve raccolte. Alcuni vitigni, più sensibili ai cambiamenti climatici, rischiano di essere spazzati via dalle loro zone classiche di produzione».
Fra i vitigni più sensibili c’è il Sangiovese e, come individuato da Hannah e recentemente confermato da uno studio dell’ Institut national de la recherche agronomique(Inrae), fra i territori altamente vocati più esposti ci sono la Borgogna e la Toscana.
Per Paolo Storchi. del Crea – viticoltura enologia del ministero agricoltura, sovranità alimentare e eoreste e membro dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, «Non necessariamente dovremo rinunciare ai nostri vitigni storici. Ci sono speranze legate alla selezione di cloni e portainnesti più resilienti e adatti alla siccità. Oppure pratiche agricole, come l’irrigazione sostenibile, che possono aiutare. Certo non dovremo farci cogliere impreparati».
Seconmdo Bastianoni, «Un aiuto potrebbe arrivare dalle innovazioni prodotte dalla transizione ecologica. Ii primi esperimenti sull’agrivoltaico (una vigna parzialmente coperta da pannelli fotovoltaici) dimostrano dati incoraggianti con una riduzione delle temperature, soprattutto nei pericolosi momenti di picco, di circa 2 gradi e di ben 3 al suolo. Annullando così parte degli effetti negativi previsti da qui al 2050».
Köcher conferma e conclude: «In Francia stanno già sperimentando la vigna fotovoltaica. A Bordeaux, dopo studi iniziati nel 2009, hanno già introdotto nei loro disciplinari sei nuovi vitigni per sostituire gli attuali, nel caso le nefaste previsioni possano avverarsi».