Riceviamo e pubblichiamo
Cinghiali all’Elba: l’emergenza non si risolve con le fake news e le convinzioni sbagliate
«Disinformazione, rabbia, sconforto e convinzioni che niente possa cambiare. Occorre però ricordare che non viviamo più nel Far West»
[23 Febbraio 2023]
Pur nelle difficoltà di una location troppo ristretta, la riunione di Lunedì 20 febbraio a Marciana ha comunque segnato un punto fermo sulla vicenda della presenza degli ungulati sull’Isola.
Vi chiediamo di dedicarci solo alcuni minuti del Vostro tempo per esporre le nostre considerazioni.
Se da una parte i rappresentanti hanno rendicontato quanto avvenuto fino ad ora, l’incontro ha anche messo in luce una grande disinformazione e molte errate convinzioni sul perché oggi ci ritroviamo in una situazione diventata insostenibile ed esasperata. Non sono infatti mancati i soliti luoghi comuni: “le colpe sono del Parco”, “gli ungulati prosperano a causa dell’impossibilità di cacciare nelle aree protette”, “gli iter legali sono troppo lunghi” e, purtroppo, tutte le altre “chiacchiere da bar” connesse ai vetusti e radicati “pressappochismi” sul problema.
Il Comitato Eradicazione Cinghiali ha prodotto da tempo un corposo documento, raccogliendo in modo “certosino” una rassegna stampa locale e nazionale su come la vicenda si è dipanata nel corso degli anni, le delibere dei vari organi istituzionali, gli articoli comparsi sulle riviste venatorie, ma soprattutto ha raccolto un grande numero di citazioni scientifiche, per dimostrare come l’unica via credibile e percorribile sia quella dell’eradicazione degli ungulati dal territorio elbano.
Tale documento (unitamente alla Petizione che ne è seguita e che è stata firmata in maniera pressoché unanime dalle Associazioni sociali ed economiche e da numerose Aziende agricole e recettive) è stato a più riprese inviato a tutti gli organi istituzionali, ed in particolare alla Regione Toscana, alla quale spetterà l’ultima parola, ma che, al momento, non ha mai accettato la proposta di un incontro pubblico.
Riguardo a detto incontro, cerchiamo, per quanto possibile brevemente, di tirare alcune fila:
1) il problema ungulati deriva da sconsiderate introduzioni di animali che sul territorio dell’Isola non hanno ragione di essere presenti, perché non si sono coevoluti con l’ambiente insulare, dove possono proliferare all’infinito, visto che non hanno un nemico naturale che ne possa in qualche modo limitare il numero;
2) è spesso difficile comprendere che la crescita del numero di tali animali sia “esponenziale”, quasi sempre l’idea che circola è che essa avvenga secondo un diagramma costante e lineare, “un poco per volta”. Non è così. Gli animali introdotti, specie il cinghiale, derivano da ibridi selezionati proprio per la loro prolificità, due o più figliate all’anno, un ritmo devastante per un territorio insulare come il nostro;
3) gli studi scientifici dimostrano che la caccia non può essere la soluzione al problema, anzi, è dimostrato che ne costituisce un’aggravante, perché destabilizzando il branco ne aumenta la prolificità;
4) da tutte le statistiche si evince che le azioni di controllo e contenimento del Parco, pur con i frequenti sabotaggi subiti, resta in testa alle statistiche per ciò che concerne le catture e gli abbattimenti di ungulati sul territorio insulare;
5) occorre ricordare che già in passato, sulla base di accordi tra Parco e cacciatori, è stato consentito di cacciare nell’area protetta, ma è evidente che tale cosa non abbia portato ad alcun risultato. Reiterare questa richiesta è quindi un pretesto, oltre che essere illegale. Del resto il disastro ungulati è ormai esteso a tutto il territorio nazionale, anche dove non sono presenti le aree protette, e non può essere attribuita ad esse la responsabilità di un problema causato invece da una scellerata gestione venatoria;
6) pressoché tutti i Parchi Nazionali sono nati con il contrasto delle popolazioni locali, ma essi nascono con lo scopo di mettere sotto tutela aree importanti per la presenza di particolari ambienti e per le specie che in essi vivono. Queste aree sono patrimonio dello Stato e, in certi casi, addirittura di interesse sovranazionale. Del resto l’Arcipelago Toscano e, quindi, l’Elba devono molto del loro successo proprio alla natura che offrono ai visitatori e rinunciare alla protezione di essa sarebbe un vero e proprio suicidio;
7) la presenza degli ungulati sull’isola minaccia drammaticamente non solo la biodiversità, ma in maniera quasi equivalente anche altri due aspetti fondamentali: l’economia e la sicurezza sociale, siano essi considerati da un punto di vista aziendale che dei singoli cittadini.
Distruzione delle colture, inevitabile e dispendiosa installazione di barriere (purtroppo non sempre efficaci e, invece, sempre molto impattanti), devastazione di orti e giardini, demolizione sistematica della rete sentieristica e delle emergenze storiche e/o archeologiche del territorio isolano, rischio (anzi, certezza) di incidenti durante gli spostamenti dei cittadini (residenti o turisti che siano), ansie e paure generate dalla frequenza di indesiderati incontri con tali animali: tutto ciò segue ormai un trend in costante aumento e ormai divenuto intollerabile.
Sono ormai troppi anni (anzi, decine di anni!) che tutto ciò va avanti tra tanta disinformazione, rabbia, sconforto e convinzioni che niente possa cambiare. Occorre però ricordare che non viviamo più nel Far West.
Se è vero che le istituzioni hanno più o meno “procrastinato” (o meglio “dormito”) fino ad oggi, è altresì imprescindibile che se adesso decidono di prendere posizione e di intervenire, lo devono fare seguendo quello che le Leggi ed i Regolamenti prevedono, con giusti tempi e modalità. Del resto, per una vicenda che ha compiuto i 60 anni, non saranno certo i pochi mesi necessari allo “studio di fattibilità” a cambiare le carte in tavola. Nessuno può negare l’urgenza di intervenire, ma l’esasperazione è una cattiva consigliera e agire di reazione improvvisata non porta a nessun risultato risolutivo e soprattutto duraturo.
Ribadiamo che, alla fine di tutta la vicenda, ciò che oggi lascia un barlume di speranza sia il fatto di aver ottenuto dalla Regione Toscana lo stralcio del nostro territorio dalle aree vocate alla caccia al cinghiale, e che Comuni e Parco abbiano avviato l’iter per uno studio di fattibilità serio, che valuti la possibilità di eradicare gli ungulati dall’Isola d’Elba.
Confidando che l’esiguo numero di cacciatori “cinghialari” elbani comprendano di non poter più tenere in scacco un’intera Isola solo per il loro divertimento, e che gli animalisti, da parte loro, capiscano come cinghiali e mufloni non siano “le sole specie da salvare”, auspichiamo che questa volta la strada imboccata sia quella giusta.
Pur ritenendo di aver, con il nostro Documento, gettato un sasso nelle “acque stagnanti” del problema ungulati, siamo anche convinti che non sia utile a nessuno rivendicare meriti: chiunque contribuisca alla soluzione del problema, avrà fatto del bene a se stesso, alla comunità, ai propri successori e l’Isola ringrazierà rifiorendo in tutto il suo splendore.
Se ancora le firme (autorevoli e numerose) raccolte dalla nostra Petizione non fossero state sufficienti, l’affollata riunione a Marciana ha confermato quanto il problema sia sentito e subìto, ed invitiamo, pertanto, i Rappresentanti Istituzionali che erano presenti ad essa a farsi portavoce presso gli Amministratori della Regione perché si rendano finalmente disponibili ad un confronto pubblico in prima persona, non più rinviabile.
di Comitato eradicazione cinghiali Isola d’Elba
P.S.: per chi non avesse ancora consultato il nostro documento (in versione integrale e ridotta, oltre alla Petizione) può trovarlo a questo indirizzo: https://www.elbaconsapevole.it/forum/biodiversita/