Riaprire il carcere a Pianosa? Ecco perché è una follia
[13 Giugno 2013]
Da giorni escono dichiarazioni su dichiarazioni per l’eventuale riapertura del carcere sull’Isola di Pianosa, dopo che nel 1997 ne venne decretata la chiusura. La prima ipotesi è stata quella proposta dal Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria della Toscana, che ipotizza la riapertura di un Reparto detentivo del vecchio carcere (una diramazione denominata “Sembolello”) per ospitarvi circa 40 detenuti in regime di art.21, una misura di legge che consente a chi detenuto di uscire per lavoro all’esterno, con controlli saltuari sul lavoro e che non modifica però la condizione giuridica di detenzione, dovendo lo stesso al termine di ogni giornata rientrare in reparto penitenziario con identiche prescrizioni di qualsiasi altro detenuto. Ma non solo….
Durante la giornata il detenuto ammesso al regime art.21 deve comunque sottostare ad una serie di limitazioni coerenti con il proprio status giuridico di persona privata della libertà individuale. Inviare quindi 40 detenuti a lavorare su Pianosa, distante dalla terraferma e che non consente al termine della giornata di rientrare nel carcere dove scontano la pena, significa sostanzialmente aprire un reparto detentivo sull’isola. Se si apre un reparto si devono osservare tutte le previsioni dell’ordinamento penitenziario ed organizzare ogni attività di legge per la gestione di persone detenute (servizio colloqui con i familiari, ricezione ed invio posta e pacchi, gestione del peculio dei detenuti, gestione della loro situazione giuridica con un ufficio matricola, una infermeria, una cucina per i pasti, etc etc), così come si deve organizzare gli spazi per il personale di polizia penitenziaria, con alloggi, uffici, mezzi, mensa ed organizzazione dei turni di lavoro capaci di assicurare l’efficienza delle attività penitenziarie ed i diritti individuali contrattuali, con turni di riposo, ferie etc etc. E’ chiaro pertanto che la questione proposta dal Provveditore regionale non può essere presentata semplicisticamente come è stato fatto.
Se a questo aggiungiamo che in Toscana mancano in servizio circa 800 unità di polizia penitenziaria (sono previste oltre 3000 unità mentre ne sono in servizio poco più di 2200) e che per fronteggiare le necessità già esistenti si spendono oltre 5 milioni di euro l’anno per prestazioni di lavoro straordinario allo stesso personale (senza contare le decine di migliaia di ore di lavoro straordinario non pagate per carenza di soldi e sostituite con giornate di riposo aggiuntivo ai colleghi) e che mancano i soldi per la manutenzione dei mezzi e l’acquisto di carburante, è facile comprendere come l’idea proposta manca di sostanziali garanzie per l’attuazione.
Per discutere di alcuni aspetti di cui sopra il Provveditore aveva convocato una riunione per il 19 giugno che però – dopo le proteste della Cisl Fns – è stata annullata. Nello specifico avevamo contestato che, come prevedono le normative vigenti, quando si ipotizzano aperture di Sedi penitenziarie si debba discuterne al tavolo di confronto nazionale, perché è chiaro che per una nuova Sede (per piccola che possa essere) è necessario prevedere dotazioni di personale, spese ed investimenti per strutture, arredi, mezzi e servizi. Dopo quanto detto sono poi apparse altre dichiarazioni stampa, rese anche dal Ministro della Giustizia, dove viene affermato che non si aprirà quel Reparto di cui parla il Provveditore, bensì il progetto è di riaprire un carcere per almeno 500 posti detenuti. Per la Cisl Fns è una follia!
In tempi come quelli che viviamo dove si chiudono ospedali, scuole, dove si tagliano fondi al trasporto pubblico, ai fondi per l’autosufficienza delle persone bisognevoli di cure, invece di investire sulla manutenzione ed il ripristino d’uso dei carceri già esistenti, si propone di riaprire un carcere in un’isola come Pianosa, distante decine di miglia marine dalla costa e dove non esiste nessun servizio.
In Toscana ci sono anche oggi oltre 4000 detenuti rinchiusi nelle carceri che potrebbero ospitarne circa 3000, e ci sono carceri che in assenza di fondi economici vedono lo stesso ministero della Giustizia non fare i necessari indispensabili lavori di manutenzione.
E’ il caso di Gorgona dove vengono utilizzati meno della metà dei posti detenuti disponibili, del carcere di Pisa dove si stava costruendo un nuovo padiglione e si sono fermati i lavori, del carcere di Livorno dove i lavori di ampliamento e ristrutturazione proseguono da tempo, del carcere di Lucca dove sono stati chiusi alcuni Reparti, del carcere di Arezzo riaperto al 20% delle possibilità di posti, dell’Opg di Montelupo che vedrà andar via gli Internati e dove (spesi già 5 milioni di euro per ristrutturazione) potrebbero essere ospitati non meno di 200 detenuti, del carcere di Massa che si è ristrutturato ma per problemi tecnici non si definisce la situazione. E ci sono poi i carceri di Siena, Grosseto e Pistoia che andrebbero ristrutturati quasi completamente, perché da troppi anni sono andati in decadenza per incuria ed altro. E poi Sollicciano e Firenze e Prato, dove solo in questi 2 Istituti sono reclusi quasi la metà dei detenuti di tutta la regione. Scusandoci per l’esposizione che può apparire lunga, ma che per descrivere tutto richiederebbe ben altro tempo e spazio, auspichiamo che questa nostra lettera aperta, che inviamo a tutte le istituzioni, agli organi d’informazione ed alla stessa amministrazione penitenziaria, serva ad aprire una riflessione seria e di opportunità, con il contributo dei cittadini e delle tante associazioni che anche in questi giorni hanno potuto esprimersi nell’interesse collettivo di tutti.
di Fabrizio Ciuffini, segretario regionale Federazione nazionale sicurezza Cisl-Fns