Prevenire e ridurre il rischio idrogeologico si può: ecco qualche suggerimento
[29 Novembre 2013]
In seguito agli eventi alluvionali che hanno colpito il nostro Paese, ripetutamente negli ultimi anni e anche recentemente, da più parti si è parlato di necessità di una nuova etica dell’ambiente, di una cultura del territorio che si ispiri ad un nuovo paradigma in cui prevenzione del rischio idrogeologico, tutela, rispetto e mitigazione degli impatti già provocati non siano solo buoni principi ma azioni da attuare quotidianamente.
In estrema sintesi alcune azioni potrebbero essere: assecondare le dinamiche fluviali che significa migliorare le condizioni dell’ecosistema e al tempo stesso ridurre il rischio idraulico e le spese; delocalizzare le strutture a rischio se “legali”; restituire spazio ai fiumi allontanando gli argini (dove possibile) e riducendo il consumo di suolo da parte di nuovi insediamenti; incrementare la capacità di laminazione del reticolo idrografico minore; abbandonare l’idea che si possa “mettere tutto in sicurezza”; investire nella difesa del suolo, una grande opera di cui davvero necessita l’Italia.
Anche il territorio toscano è stato colpito recentemente e drammaticamente da eventi climatici intensi probabilmente legati ai cambiamenti climatici, come ad esempio le cosiddette flash flood, bombe d’acqua di elevata intensità, improvvise e circoscritte sul territorio, contro le quali per ora non è stato possibile prendere le adeguate contromisure. Del resto però, prendendo ad esempio l’Arno, anche le opere prioritarie previste nella pianificazione di bacino (ultimata da tempo) per ridurre il rischio idraulico e calibrate in base ad eventi con tempi di ritorno duecentennali, non sono state ultimate. E le limitate risorse economiche sono solo uno dei motivi del ritardo. In questo contesto e ai fini della prevenzione del rischio idrogeologico, risulta fondamentale investire risorse anche in attività di formazione.
A tal proposito Legambiente, in collaborazione con Cesvot, ha proposto alla Regione Toscana di veicolare un capitolo delle azioni di GiovaniSì per lanciare un progetto che ha come oggetto gli ecosistemi fluviali e che passando attraverso la formazione, promuove a caduta l’“alfabetizzazione” della popolazione sulla cultura della «riduzione del rischio idrogeologico» e della «convivenza con il rischio», in luogo della male interpretata definizione di «messa in sicurezza» del territorio. Per l’attuazione del progetto “Rischio idrogeologico e calamità: dalla chimera della messa in sicurezza alla cultura della prevenzione” ideato da Legambiente e realizzato da 5 ragazzi laureati (agronomi, architetti geologi) che hanno svolto praticantato presso l’associazione, Legambiente ha individuato due bacini pilota, la cui scelta è stata condivisa con le istituzioni, che per caratteristiche orografiche si prestano bene alla realizzazione del percorso progettuale: uno è il bacino del fiume Greve in provincia di Firenze; il secondo è il bacino del torrente Ombrone pistoiese (in particolare l’area che riguarda la provincia di Prato).
In entrambi i casi si tratta di ecosistemi fluviali che nel tempo hanno evidenziato criticità di natura idraulica e idrogeologica e che sono caratterizzati da aree ad alta pericolosità come evidenziato purtroppo anche dagli eventi alluvionali recenti. «I risultati del lavoro presentati oggi dai ragazzi durante il seminario, confermano come sviluppo urbanistico, gestione non corretta del territorio rurale e mancata conformità tra i vari livelli di pianificazione, siano in parte la causa dei danni degli eventi alluvionali causati da piogge senza dubbio di grande intensità- ha dichiarato Federico Gasperini coordinatore della commissione Acque e Difesa del suolo di Legambiente Toscana e responsabile del progetto- In generale il progetto ha avuto l’obiettivo di costruire un percorso che curi la formazione scientifica insieme all’informazione civica, sui temi della prevenzione del rischio idrogeologico e l’obiettivo specifico di incrementare il bagaglio culturale di questi ragazzi allargando la “vision” su temi complessi in cui è necessario agire sempre nell’ottica della sostenibilità». Un ulteriore appuntamento per la disseminazione dei risultati del progetto è previsto per il 6 dicembre a Poggio a Caiano.