In Italia nessuna reintroduzione di lupi
Wwf: bracconaggio e persecuzione dei lupi sono un violento salto nel passato
Cinque mosse per una convivenza tra lupi, turismo e attività agrosilvopastorali
[8 Gennaio 2014]
Dopo gli ennesimi episodi di uccisione di lupi o ibridi in Toscana, interviene anche il Wwf: «La scoperta di nuove carcasse e la loro ostentazione in pubblico come si sono registrate nel mese scorso, almeno una decina localizzate in particolare solo nell’area della Maremma toscana, ma altri casi verificatisi in altre parti d’Italia, devono seriamente allarmare e soprattutto scuotere le coscienze di quanti sono chiamati a gestire e a tutelate il patrimonio di fauna selvatica del nostro paese e i suoi delicati equilibri ambientale e che non possono rimanere inermi avanti ad un simile attacco alla legalità. Nel contesto della Maremma si è arrivati addirittura alla ostentazione pubblica dei corpi dei lupi uccisi, così come avveniva nel passato, mostrando uno sprezzo per le istituzioni e tralasciando che si trattasse di una manifesta evidente illegalità: parliamo infatti di una specie particolarmente protetta tutelata da norme comunitarie e nazionali».
Il Wwf ha anche smentito che «Sia mai stata intrapresa alcuna attività di reintroduzione di lupi nel territorio, come erroneamente (e strumentalmente) è stato riportato su alcuni blog e articoli di stampa senza considerare che una cattiva informazione può creare seri danni al nostro patrimonio faunistico».
Il presidente del Wwf Italia, Dante Caserta, sottolinea che «E’ dagli anni ’70 che non assistevamo ad un accanimento tanto grave su una specie simbolo Questi ripetuti atti di bracconaggio sono da condannare sotto qualsiasi aspetto e nessuna situazione, per quanto difficile, può motivarli né tantomeno giustificarli. Dopo aver vissuto per decenni sull’orlo dell’estinzione, il lupo è tornato a popolare montagne e vallate grazie agli sforzi di associazioni, istituzioni e mondo della ricerca. Sebbene questo possa comportare talvolta un’interazione problematica con alcune attività umane quali l’allevamento zootecnico, non vuol dire che la convivenza tra uomo-lupo non sia possibile, come dimostrano i dati e i tanti progetti già realizzati. E’ solo questione di volontà, politica e amministrativa: la vera sfida si gioca sulle scelte e se l’obiettivo è quello di salvaguardare sia gli allevatori sia i lupi, le parole chiave sono“prevenzione e corretta gestione dell’allevamento”. Ogni altra proposta non può che essere letta come pretesto per avallare ben altri scopi che non coincidono con la conservazione del patrimonio collettivo. Dobbiamo intervenire seriamente per minimizzare i danni prodotti dai predatori coscienti anche del fatto che un’attività economica a rischio “zero” non esisterà mai. Al contrario, adottare misure antiquate quali l’abbattimento o peggio ancora, la ritorsione contro la fauna selvatica con atti di bracconaggio, è un salto nel passato buio dell’Italia “anti- nocivi”, quello in cui la legge lasciava sparare a volpi, cornacchie, falchi e grifoni, pratiche che oggi sono contrarie alla legge e ad ogni principio di gestione sostenibile delle risorse. Il Wwf non può che condannare senza ma e senza se simili pratiche, fornendo al tempo stesso soluzioni praticabili e sperimentate».
Il Panda, che si è fatto una notevole esperienza nella gestione di progetti di tutela dei grandi carnivori e gestione diretta di aree protette, presenta le 5 mosse che , se adottate complessivamente, possono minimizzare i danni prodotti dai grandi predatori e diminuire di molto il problema della coesistenza dei lupi con le attività antropiche. Eccole:
1) Allevamenti: adozione capillare di strumenti “anti-predazione”. Incentivare le attività per la prevenzione del danno, con la promozione e l’adozione da parte degli allevamenti di quegli strumenti anti predazione sperimentati e più efficienti per quegli ambiti territoriali;
2) Politica unitaria per indennizzi. Promuovere una politica degli indennizzi unitaria, che faciliti le procedure amministrative e dia certezza del diritto con la velocizzazione delle risposte ed indennizzi sicuri e tempestivi;
3) Monitoraggio e registrazione dei danni. Sviluppo coordinato del monitoraggio e registrazione puntuale dei danni al patrimonio zootecnico così da consentire in tempo reale di promuovere interventi concreti e che consentano di dare risposte agli allevatori per mitigare il danno;
4) Gestione del randagismo. Dare piena applicazione alle norme sul randagismo e la gestione dei propri animali domestici, favorendo il monitoraggio del rispetto delle norme di registrazione e dichiarazione dei propri animali e riducano drasticamente il fenomeno dei cani vaganti e randagi;
5) Allontanare gli intrusi. Dove accertato intervenire per cercare di rimuovere gli ibridi selvatici lupo cane che possono costituire una minaccia per il patrimonio zootecnico e prima di tutto minacciano la stessa conservazione della specie lupo.
Il Wwf evidenzia che «E’ indispensabile in questo momento programmare un utilizzo mirato delle risorse che l’Unione Europea mette a disposizione delle Regioni attraverso la definizione dei programmi di sviluppo rurale della nuova PAC 2014 – 2020 ed inserire il problema dei danni da fauna selvatica nel programma di gestione dei rischi in agricoltura. Per ottenere questo risultato ognuno però deve fare la propria parte, a partire ovviamente dalla Istituzioni nazionali e regionali ma ancora di più a livello territoriale favorendo dialogo e supporto all’allevamento serio e legale».
La conclusione degli ambientalisti è che «Una politica nazionale che tuteli il lupo e favorisca allo stesso tempo il corretto e adeguato allevamento zootecnico è possibile e si deve ricercare, ma per lavorare lungo questa strada devono essere promossi interventi seri e ognuno di questi punti non può essere sufficiente da solo, l’intero percorso deve essere messo in atto. Qualsiasi altro tentativo di scorciatoia (legale o illegale che sia) non può che essere perdente, per tutti e per il Paese».