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Pit e dintorni, l’urbanistica non basta
[16 Giugno 2014]
Un incontro a Pisa promosso del gruppo regionale del Pd ha consentito di tornare a discutere della legge Marson (Nella foto) ormai prossima –sembra- alla sua approvazione.
Uno dei nodi cruciali e anche più complicati riguarda specie in riferimento al rapporto territorio urbano ed extraurbano decisivo non soltanto ai fini di mettere un freno al consumo di territorio ma anche e non di meno per rilanciare politiche di programmazione in ambiti che il PIT aveva di fatto eluso.
E già qui non appare del tutto convincente riconfermare il ruolo puro e semplice delle province e dei PTC come se non fosse accaduto niente con la ‘chiusura’ dei consigli provinciali. L’altra legge regionale sui parchi anch’essa in discussione in questo momento ha dovuto farlo mettendo nel conto che i parchi provinciali e le ANPIL che si era pensato di affidare in gestione alle province e non più ai comuni non potranno oggi far capo al vecchio ente intermedio.
Delle tante chiacchere sull’area vasta e le ‘nuove’ province restano infatti solo i discorsi da Vernacoliere su Pisa o Livorno.
Altro aspetto in rapporto sempre al territorio urbano e agricolo riguarda la linea di confine se rigida o elastica ma soprattutto io penso se sapremo dotarci di strumenti di intervento e di gestione in grado di ‘integrare’ finalmente ambienti che oggi sono andato ognuno per conto suo.
Si torna cosi ai vari piani. A me, ad esempio, ha colpito sotto questo profilo il silenzio sui parchi e i loro piani che specie in realtà come quella pisana nessun piano strutturale potrà –neppure volendo- ignorare come è già successo peraltro già in passato. Dimenticanza tanto più significativa se si ricorda che la regione ha inopinatamente approvato non tantissimo tempo fa una legge in cui si stabilisce che i i piani parchi regionali dovranno conformarsi a quelli energetici!
Voglio dire in sostanza che avverto il rischio che nonostante le importanti osservazioni critiche che furono messe nero sul bianco riguardo al PIT sulle invarianti ambientali che ritrovavamo soprattutto nei territori delle aree protette e delle autorità di bacino che il piano regionale aveva eluso si guarda ancora ‘troppo’ all’urbanistica e troppo poco al resto. Il Tirreno nei giorni scorsi ha pubblicato un interessante articolo dell’urbanista Giovanni Maffei Cardellini sull’erosione che avanza in più parti della Toscana notando che le competenze in regione sono divise tra tre assessorati: uno si occupa dell’erosione intesa come primi metri di territorio asciutto e gli interventi che lo dovrebbero contrastare ( Ambiente), uno si occupa di porti e approdi turistici che la provocano ( Trasporti) e uno di programmazione territoriale, sotto il quale dovrebbe essere riunificata la materia ( Pianificazione e paesaggio). Senza una cooperazione e coordinamento di queste politiche avremo come ora interventi tecnici che sono progettati non tenendo conto di aspetti, ad esempio, decisivi come il paesaggio per l’assetto territoriale complessivo. Con l’estate gli esempi già si sprecano al riguardo da Ronchi a Cecina.
Insomma la legge Marson ed anche quella sui parchi che questa volta non deve arenarsi per la terza volta dovranno finalmente riuscire a dotare la nostra regione e gli enti locali di strumenti efficaci di programmazione e progettazione. Quando non si riesce a mettere a frutto ad esempio del tutto i fondi comunitari è perchè i nostri progetti non sono all’altezza. Vale soprattutto al sud ma nessuno è senza peccato.