Dalla Toscana 33 milioni di euro agli enti locali
Toscana, per la messa in sicurezza del territorio i soldi ci sono ma non si possono spendere (nemmeno per le scuole)
Patto di stabilità, le regole vanno riviste: un coro unanime da Regione, comuni e province
[27 Giugno 2013]
Il territorio ha fame di risorse, e quindi «Le regole del patto di stabilità vanno modificate», come ha dichiarato l’assessore al bilancio e al rapporto con gli enti locali della Toscana, Vittorio Bugli (nella foto). Anche se era nell’aria, la conferma della notizia rappresenta una vera boccata di ossigeno per comuni e province che potranno spendere qualcosa in più e far ripartire l’economia del territorio. La Regione cederà agli enti locali altri 33 milioni di euro da aggiungere ai 61 milioni erogati alla fine di maggio. La possibilità riguardava tutti i comuni toscani con più di 1.000 abitanti (che sono 270) e tutte e dieci le province. Non basta, però: e così, nell’occasione si è tornati a parlare di modifiche alle regole del patto di stabilità.
«Qualcosa va fatto e un segnale va dato – ha continuato Bugli – perché le regole del patto così come vengono applicate oggi rischiano davvero di diventare un problema, inverosimile in una situazione così. Possibile che si metta a rischio l’utilizzo dei fondi europei perché il patto blocca la quota di compartecipazione della Regione? Possibile che opere per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico o della sicurezza sismica non possano partire, rasentando i limiti dell’incostituzionalità? Oppure che non si possano eseguire lavori sulle scuole? Almeno su certi fronti occorrerebbe che il governo aprisse qualche valvola».
Anche per comuni e province le regole del patto vanno riviste. «Serve un patto di stabilità diverso – ha dichiarato Marco Mairaghi, sindaco di Pontassieve e responsabile per la concertazione dell’Anci Toscana – Viviamo una fase in cui i bisogni delle comunità crescono e le risorse che possono mettere in campo le pubbliche amministrazioni diminuiscono. Tra i tanti paradossi c’è quello dei lavori per l’adeguamento sismico delle scuole. I progetti sono tutti pronti, da tempo, ma i cantieri sono bloccati dal patto di stabilità».
E’ necessario superare questa anomalia che porta a spendere di più nella fase post emergenza quando invece è necessario investire subito in prevenzione per la sicurezza di cittadini e territorio e per dare, attraverso il finanziamento di infrastrutture ad alta intensità di lavoro, respiro all’occupazione. Di situazione insostenibile parla anche Oreste Giurlani, presidente dell’Uncem Toscana che fa presente la situazione che stanno vivendo alcuni comuni colpiti dal sisma in Lunigiana e Garfagnana, costretti a lavori di somma urgenza e per questo a sforare il patto, se non sarà riconosciuto dal governo lo stato di emergenza.
«La cessione agli enti locali da parte della Regione di una quota di capacità di spesa è un provvedimento necessario, importante e quindi utile- ha aggiunto Tiziano Lepri per l’Upi- Quella della Regione è stata anche un’iniziativa tempestiva. Non so però se sarà sufficiente perché possiamo mantenere gli impegni assunti e garantire quel flusso di investimenti necessari al territorio. Le regole attuali del patto di stabilità purtroppo salvaguardano la spesa corrente ma comprimono gli investimenti, generando un effetto recessivo sull’economia che è l’opposto di quello che sarebbe necessario». Il patto di stabilità è diventato un problema non solo per gli enti locali ma anche per la Regione: dal 2012 la Toscana ha subito tagli al patto per 300 milioni.
«Di conseguenza riusciremo a realizzare solo parte degli investimenti previsti e necessari. C’è poi un paradosso nel paradosso: Le regole non sono uguali per tutti. Se applicassimo quelle dell’Eurostat avremmo 160 milioni in più da spendere», ha concluso Bugli.