Ciclopista Tirrenica volano per l’economia locale: 40 milioni di euro all’anno dal cicloturismo
Bici bianca a Grosseto: a un anno dalle tragedie arriva la posa del piedistallo
[12 Agosto 2014]
Secondo Legambiente, «se realizzata, la Ciclopista Tirrenica porterebbe al territorio più di 40 milioni di euro l’anno». Sarebbe questa la ricaduta economica stimata da Legambiente per il progetto che prevede di collegare Liguria, Toscana e Lazio attraverso 500 km di ciclopista, integrando le piste ciclabili esistenti con strutture di nuova realizzazione». La stima del Cigno Verde è stata presentata a FestAmbiente in corso in Maremma, a Rispescia (Gr) e si basa sui dati d’affluenza delle principali ciclabili europee e su un recente studio dell’Università di Siviglia secondo cui in media ogni cicloturista spende 57,08 euro al giorno tra cibo, pernottamenti e servizi turistici. I viaggi in biciletta, infatti, hanno una durata media di 7,7 giorni, ed ogni cicloturista garantisce al territorio attraversato una spesa complessiva di 439 euro. Alle escursioni su più giorni sono inoltre da sommare quelle giornaliere, la cui ricaduta è in media di 15,39 euro.
Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente, ha sottolineato che «Promuovere la mobilità ciclabile attraverso itinerari e ciclopiste dedicate significa senza dubbio abbattere le emissioni di anidride carbonica, facilitare il cambiamento degli stili di vita e valorizzare i territori per scoprire le singole specificità ambientali, storiche e paesaggistiche. Con le iniziative sulla mobilità sostenibile intendiamo promuovere un nuovo modello di pianificazione che inserisca piste ciclabili e green ways come perni della mobilità in chiave sostenibile. Questo per far sì che la Toscana, e la Maremma in particolare, si accreditino a diventare il distretto territoriale della ciclabilità in ambito europeo».
Intanto, ad un anno dalla messa a dimora della Bici bianca da parte di Legambiente e Fiab Grossetociclabile, in viale della Repubblica a Grosseto, le auto hanno finalmente diminuito la velocità. Merito dei dissuasori messi a dimora dal Comune e soprattutto dal lavoro svolto dalle due associazioni per cercare di ridurre l’incidentalità in quel pericolosissimo tratto di strada. La “Ghost bike”, a un anno di distanza, è stata tolta e rimessa questa volta in forma stabile su di un piedistallo (foto), in modo da rimanere come simbolo di una mobilità dolce che ha bisogno di rispetto e di tutela.