L’anidride carbonica dai fumi di Larderello e altri primati nella Toscana delle rinnovabili
[15 Settembre 2014]
Da circa 20.000 anni la Terra vive uno dei suoi periodi ciclici di riscaldamento naturale. Ma dalla rivoluzione industriale di 250 anni fa, i ritmi di crescita della temperatura media superficiale sono incrementati fortemente in conseguenza dell’ aumento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera. L’anidride carbonica è il più importante di questi gas. E fino a qui tutte cose dette e ridette. Nell’ultimo numero di Greenhouse gas Bulletin , il periodico della Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), è stato lanciato l’ennesimo allarme sull’aumento della CO2 in atmosfera ( 396 ppm misurati, contro i 270 ppm stimati per il 1750), nonostante i tanti accordi internazionali fino ad oggi firmati e gli indubbi progressi nella efficienza energetica ed estrattiva, e nell’uso di energie pulite e rinnovabili.
Ma tutto questo non basta se non vogliamo raggiungere nell’arco di qualche decina di anni quei valori di 420 ppm che, in accordo con l’ultimo rapporto della ICCP, può essere fissato come il limite del non ritorno.
Scienza e tecnologia dispongono degli strumenti per contenere le emissioni di anidride carbonica, alla politica e alla saggezza di noi “sapiens sapiens” sta la responsabilità degli investimenti per incrementare la ricerca nei laboratori, negli impianti pilota e in quelli industriali.
L’anidride carbonica è anche una sostanza dai molteplici usi pratici (bevande gassate, conservanti per alimenti, depuratori acque reflue, etc). Ai fini industriali preleviamo questa materia prima da giacimenti sotterranei del gas, con attività estrattive che necessariamente emettono in atmosfera altra anidride carbonica. La Toscana è una Regione leader nella produzione di anidride carbonica (circa il 40% della produzione nazionale), che viene estratta con pozzi di captazione in pressione dai giacimenti del Valdarno aretino.
A Larderello nel 1904 si sono accese, per la prima volta al mondo, delle lampadine con l’elettricità prodotta dalla geotermia. Oggi questa fonte energetica alternativa, pulita e rinnovabile nelle sue espressioni di buona pratica industriale ed ecologica, ma che comunque rilascia fumi contenenti anidride carbonica, è utilizzata in molti paesi del mondo, molto spesso con tecnologie ed esperienze esplorative esportate dall’ Italia.
In Toscana dai campi geotermici di Larderello, Travale e Amiata si ottiene attorno al 30% del fabbisogno elettrico regionale, con significative e positive ricadute energetiche ai fini del riscaldamento di abitazioni e di impianti industriali.
La Giunta regionale toscana ha approvato, pochi giorni fa, una delibera che prevede uno stop al rilascio di nuove concessioni minerarie per anidride carbonica e l’avvio, da parte della società Lampo Greengas Spa di Pomarance, in collaborazione con Enel Green Power, di un impianto pilota a Larderello dove, per la prima volta al mondo, sarà estrarrà anidride carbonica commerciale dai fumi delle centrali geotermiche. La storia di primati di Larderello, sembra ripetersi!
A fine giugno all’ Isola d’Elba, il Comune di Marciana ha approvato il progetto definitivo per la messa in opera del cavo necessario per l’immissione nella rete nazionale dell’elettricità prodotta da un impianto sommerso che genera energia dal moto ondoso. Sarà l’energia del mare di Pomonte che in un prossimo futuro illuminerà le sue case e quelle di Chiessi L’impianto dalle peculiari e innovative caratteristiche tecnologiche è prodotto dalla 40 South Energy Ltd., una società fondata a Londra nel 2008 da uno dei tanti, troppi, cervelli in fuga dal Bel Paese, e la sua installazione è parte dei progetti di Enel Green Power.
Circostanze e buone pratiche scientifiche, industriali e amministrative in grado di dare speranze per il futuro.
di Beppe Tanelli, già ordinario di Georisorse e Ambiente all’università di Firenze