Il paesaggio a chi lo do?
[29 Settembre 2014]
Le vicende del paesaggio toscano ora che sono finite anche sulla stampa internazionale stando ad alcune prese di posizione dai cavatori del marmo ai viticoltori indurrebbero a chiedersi perché i costituenti si sono presi la briga di mettere in Costituzione l’art 9 che ci obbliga a tutelare –per legge- il paesaggio. Volevano davvero ‘insegnare’ come si fa il vino, si coltivano le mele, si gestiscono le cave, come e perché si fa una fabbrica? E perché allora la legge nazionale e quelle regionali dovrebbero occuparsene se tutti sanno già tutto e possono fare cosa vogliono e come vogliono. Certo resterebbe da spiegare perché la situazione ambientale paesaggio compreso è così incasinata nel paese e per più aspetti anche da noi in Toscana sia pure meno che altrove.
Qui vorrei solo soffermarmi su aspetto mi sembra finora eluso e cioè come il paesaggio riguarda il PIT ma anche la legge sui parchi anch’essa in discussione nella nostra regione.
I parchi come è noto fino ad un certo momento dovevano per legge occuparsi del paesaggio con ben due piani quello ambientale e quello socio-economico. Poi il paesaggio gli è stato tolto riconducendolo al piano paesaggistico regionale di cui appunto stiamo ora discutendo. Le aree protette dovranno quindi anch’esse rifarsi a quello regionale. La singolarità della cosa è che i comuni –come vediamo dalle polemiche in corso-dovranno farci i conti e non solo per le vigne. Le aree protette invece no e anche se unificheranno come è giusto i due piani non dovranno metterci becco dopo che con il Codice dei beni culturali si è avuta la brillante idea di sfrattarli. Giusto certo – anzi doveroso- che il comune debba essere coinvolto in queste scelte e decisioni ma i parchi di San Rossore, della Maremma, delle Apuane e con loro quelli nazionali anche interregionali Appennino Tosco-Emiliano, Foreste Casentinesi e Arcipelago Toscano e con loro le altre aree protette dalla Val di Cornia alla Piana alla Val d’Orcia dovranno e potranno dire la loro visto che andranno in pensione anche le province che gestivano un loro piano territoriale di coordinamento? Non sarebbe male discuterne senza aspettare il New York Times.