Concluse in Parlamento le audizioni sulla geotermia
CoSviG illustra la propria posizione sulla questione
[23 Gennaio 2015]
Si sono concluse in questi giorni le audizioni delle Commissioni VIII (Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) e X (Attività Produttive, Commercio e Turismo) sulle risoluzioni 7-00486 Braga, 7-00519 Abrignani, 7-00529 Pellegrino e 7-00530 Segoni, inerenti l’attività geotermica. Tutti i soggetti interessati (istituzioni, società civile, organizzazioni di settore) sono stati chiamati a esprimere le proprie considerazioni in merito. Anche CoSviG (Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche) ha depositato una propria memoria scritta. Abbiamo chiesto all’amministratore unico Piero Ceccarelli (nella foto) qual è la posizione del Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (CoSviG).
«Nella memoria depositata, CoSviG ha confermato l’utilità di ogni intervento anche di carattere legislativo volto ad offrire certezze agli amministratori locali, al mondo delle imprese ed ai singoli cittadini affinché l’utilizzazione della geotermia avvenga in un contesto di sostenibilità sanitaria, ambientale, sociale ed economico. In funzione dell’esperienza operativa direttamente maturata sul territorio geotermico toscano, in base alla nutrita bibliografia tecnico-scientifica disponibile e a quanto dettato dalla normativa ai vari livelli (UE, Stato, Regione Toscana), noi riteniamo che la risorsa geotermica debba essere considerata una fonte energetica rinnovabile la cui coltivazione può avvenire in un quadro di sostenibilità ambientale, nella misura in cui vengano applicate le migliori tecnologie disponibili rispetto alle differenti caratteristiche del fluido reperito. In questo contesto la geotermia assume un ruolo strategico a livello nazionale e regionale dal punto di vista ambientale (sostituzione di fonti fossili) ed economico (riduzione delle dipendenze dall’estero, sviluppo di filiere tecnologiche altamente specializzate). Per la Toscana l’utilizzazione della fonte geotermica permette, inoltre, il raggiungimento degli obiettivi posti dall’UE (Burdensharing) oltre a consentire di valorizzare un “brand” che ha posto Larderello all’avanguardia a livello mondiale per quanto concerne l’utilizzazione della fonte geotermica a scopi energetici (calore, energia elettrica)».
Cosa rispondete, nel merito delle singole risoluzioni presentate dai Deputati?
«Con le nostre note di commento intendiamo contribuire al lavoro indispensabile del legislatore cui spetta il compito di garanzia rispetto al corretto uso delle risorse; riteniamo però che l’ambito di ciascuna tipologia di intervento debba avere una sua concreta definizione.
Ad esempio, pensiamo che, qualora esistessero prove ed evidenze certe e concrete rispetto ad alcune affermazioni contenute negli atti oggetto di esame in tema di ambiente e salute, lo strumento d’intervento prima che legislativo dovrebbe essere individuato in sede giudiziaria. In linea generale consideriamo largamente condivisibili le “Note di commento” presentate nel corso dell’audizione da alcuni sindaci delle aree geotermiche toscane in data19/12/2014».
Uno dei problemi all’ordine del giorno è la riclassificazione delle fonti energetiche rinnovabili.
«Non appare motivata la richiesta di riconsiderare la classificazione delle fonti energetiche rinnovabili per distinguere in modo poco comprensibile una geotermia rinnovabile da una che invece non lo sarebbe.
Vorrei puntualizzare che la classificazione della geotermia tra le fonti energetiche rinnovabili, è precisata nella Direttiva CEE 2001/77/CE recepita dalla 2009/38/CE ed è una realtà riconosciuta dalla l’intera comunità scientifica a livello internazionale.
E’ implicito che la rinnovabilità, caratteristica intrinseca alla risorsa se valutata sul lungo periodo, va salvaguardata nell’uso industriale della risorsa stessa attraverso una corretta pratica di “coltivazione” del campo geotermico evitando di depauperare una fonte energetica pubblica attraverso un possibile sfruttamento non controllato della stessa. Ma in tal senso il sistema autorizzativo e di gestione previsto dai DLgs 22/10 e 28/11 e dalla normativa regionale è di completa garanzia».
E per quanto riguarda la sismicità?
«Rispetto al tema della possibile sismicità indotta in campo geotermico, detto che i campi geotermici sono localizzati in zone sismicamente attive (e anzi la sismicità costituisce uno degli indizi della possibile presenza di un sistema geotermico), si sottolinea come tutti gli studi condotti fino ad oggi, abbiano fornito risultati rassicuranti. Relativamente ai campi geotermici toscani, i dati rilevati hanno portato alla costruzione di un catalogo della sismicità storica, riferito al periodo 1900-1990,che ha consentito di verificare, come la sismicità nell’area, in termini di localizzazione e intensità, non abbia subito modificazioni dopo l’inizio della utilizzazione industriale della risorsa geotermica. Analisi specifiche sono state recentemente eseguite dalla commissione tecnico-scientifica ICHESE nel rapporto Report on the Hydrocarbon Exploration and Seismicity in Emilia Region del febbraio 2014, relativo all’analisi dell’evento distruttivo del 2012, e dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) nel rapporto Valutazione della sismicità, delle deformazioni del suolo e delle emanazioni gassosenell’area Amiatina in relazione all’utilizzazione dei campi geotermici” da parte dell’ERGA (ora Enel Green Power) del marzo 2001, relativo soprattutto all’analisi degli eventi di magnitudo compresa tra 2.2 e 3.6verificatasi a Piancastagnaio nel 2000. Gli studi sono pubblicati e disponibili. Le conclusioni:
- Rapporto ICHESE: Per quanto riguarda il sistema geotermico di Ferrara (…) è molto improbabile che le operazioni effettuate nel campo geotermico di Casaglia possano avere influenzato l’attività sismica del 2012.
- Rapporto INGV: L ‘esame della documentazione sulla sismicità storica mostra come l’area dell’Amiata, e quella di Piancastagnaio in particolare, sia stata interessatanel passato da attività sismica di intensità confrontabile a quella del quadriennio 1997-2000 (…). Le caratteristiche dei terremoti rilevati nell’ area in questione dal 1997 (…), si inquadrano bene nella sismicità naturale dell’area (…). Non esistono prove evidenti di un’influenza delle operazioni di coltivazione del campo geotermico sulla sismicità del sito”.In base a quanto sopra si può affermare che non esistono indizi concreti di una correlazione tra attività sismica ed attività di coltivazione geotermica nei campi geotermici italiani».
Altro tema spinoso sembra essere l’inquinamento delle falde acquifere.
«I dati e le informazioni accumulati in decenni di coltivazione della risorsa geotermica consentono di delineare in modo preciso quale sia la situazione dell’acquifero geotermico e di poter affermare con certezza che non è possibile che si verifichi un flusso apprezzabile tra i due sistemi (geotermico e idrico) in quanto ciò produrrebbe un sostanziale raffreddamento e quindi la scomparsa del sistema geotermico.
Inoltre nel corso del procedimento di rilascio della Valutazione d’Impatto Ambientale per la centrale Enel Green Power di Bagnore 4 è stata appurata dall’ente autorizzatore l’inesistenza di un rischio di inquinamento delle falde acquifere dovuto all’utilizzo industriale della risorsa geotermica. Questione ribadita anche dalla sentenza del TAR n.107 del 20 Gennaio 2014.
Ulteriori studi sono stati condotti dall’Università di Siena e dall’INGV con risultati rassicuranti. Infine, le rilevazioni dei pozzi piezometrici realizzati dalla Regione Toscana e da EGP nell’area amiatina, descrivono una situazione e dei livelli delle falde acquifere perfettamente in linea con la piovosità e nevosità dell’area.
L’ottima qualità delle acque è comunque certificata anche dai periodici rapporti emessi da ARPAT».
E sulla qualità dell’aria?
«La risoluzione Braga cita anche un peggioramento della qualità dell’aria tra le implicazioni connesse alla produzione di energia elettrica da fonte geotermica. In realtà gli effluenti gassosi in uscita dalle centrali attualmente in esercizio sono i soli gas incondensabili associati ai fluidi geotermici, in percentuali generalmente inferiori al 5-6% in peso sul vapore in ingresso in centrale. Essi sono costituiti per oltre il 98% da anidride carbonica e sono inoltre presenti idrogeno solforato,metano, idrogeno. In Toscana, dove sono attualmente ubicati tutti gli impianti per la produzione geotermoelettrica, Enel, anche in virtù di quanto previsto dall’”Accordo Generale sulla Geotermia”del dicembre 2007, ha da tempo adottato una serie di scelte progettuali per ridurre l’impatto sul territorio. Il sistema AMIS (Abbattimento Mercurio e Idrogeno Solforato) ha consentito l’abbattimento dell’80-85% delle emissioni degli impianti geotermici. L’impatto sulla qualitàdell’aria è quindi fortemente mitigato. La buona qualità dell’aria è comunque certificata anche dai periodici rapporti emessi da ARPAT. Gli incondensabili (CO2 e H2S) emessi dalle centrali geotermoelettriche sono di origine naturale, in quanto si formano a seguito di reazioni che avvengono nel sottosuolo e, anche in assenza di un utilizzo industriale dei fluidi, danno luogo a emanazioni spontanee (talora concentrate, più spesso diffuse e, quindi, poco percepibili) dal terreno, come dimostrato da numerosi studi in materia.
La tesi dell’origine naturale dei gas emessi dalle centrali geotermoelettriche è stata avvalorata anche dall’International Geothermal Association. Un’ancor più autorevole conferma è data dalle Linee Guida dell’IPCC (International Panel onClimateChange), l’organo tecnico sotto l’egida delle Nazioni Unite chiamato a predisporre gli indirizzi intema di politica ambientale a seguito degli accordi di Kyoto. L’IPCCha ritenuto opportuno non includere all’interno degli inventari nazionali dei gas serra da sottoporre a ricognizione le emissioni di CO2 della produzione geotermoelettrica. Infine, nelle situazioni in cui siano realizzate le condizioni per proporre impianti con tecnologia a ciclo binario chiuso, questo consente la reimmissione dell’intera frazione dei fluidi nelle formazioni geologiche di provenienza con assenza di emissioni in atmosfera».
Last but not least, la questione delle zonizzazioni e permessi di ricerca, tornata alla ribalta proprio in questi giorni a seguito della decisione di applicare una moratoria di sei mesi da parte della Giunta Regionale Toscana.
«E’ giusto approfondire, in via preliminare, i criteri attraverso i quali escludere la possibilità̀ di destinazione ad attività̀ energetiche per determinate aree territoriali in funzione di specifiche particolari caratteristiche e/o opportunità̀ di sviluppo concretamente confliggenti con le predette attività̀. D’altro canto però occorre tenere di conto che la finalità̀ dei permessi di ricerca è proprio quella di definire se e quale risorsa esiste in un determinato territorio anche in virtù della classificazione necessaria (alta-media-bassa entalpia e chimismo) prevista dalla legge (inventario delle risorse geotermiche) e che è impossibile da ipotizzare ex ante».