Geotermia, anche i geologi contro la moratoria toscana
La presidente Maria Teresa Fagioli: «A che pro? Bloccare la ricerca non tutela l'ambiente»
[11 Febbraio 2015]
Non smette di sollevare accese polemiche la moratoria semestrale sulla geotermia toscana proposta dal governatore Enrico Rossi, che blocca ogni indagine esplorativa – anche già autorizzata o addirittura avviata. Una decisione che la presidente dell’ordine regionale dei geologi, Maria Teresa Fagioli (nella foto), ha dichiarato oggi «sconcertante», e che ha già sollevato sulle nostre pagine un intenso dibattito, culminato nell’appello nazionale “Smart Italy. Liberare le energie rinnovabili. Sostenere il risparmio energetico”.
Secondo Fagioli «con le tecnologie attualmente disponibili, una piccola centrale geotermica, quali quelle cui mirano la maggioranza dei titolari dei permessi di ricerca che si pensa di sospendere, non occupa più territorio, né reca maggior inquinamento, di una stazione di servizio per la distribuzione di carburanti. A differenza di un distributore, però, una centrale geotermica riduce, non incrementa i guadagni dei petrolieri».
I geologi, però, tengono a precisare che ancora – nonostante lo “sconcerto” in atto – non hanno preso una posizione ufficiale in merito, ormai a distanza di un mese dall’annuncio del presidente Rossi. «Attendiamo ancora di essere sentiti», precisa Fagioli. Nel testo della proposta di legge è infatti del tutto assente «qualsivoglia coinvolgimento, nelle valutazioni che dovrebbero esser portate avanti nel periodo di “moratoria”, della categoria professionale più direttamente coinvolta, per competenza, esperienza e storia, nelle attività geotermiche: i geologi. E ci chiediamo come sia possibile, logico, trasparente valutare la compatibilità dello sfruttamento di una risorsa geologica senza coinvolgere chi della geologia si occupa professionalmente».
I rischi ambientali, secondo la presidente dei geologi regionali, non giustificano comunque la presa di posizione dell’amministrazione regionale: si prevede infatti di bloccare anche indagini riconosciute come non impattanti nella stessa proposta di legge – quelle inerenti i permessi di ricerca – ritardando o impedendo in tal modo «l’acquisizione proprio di quella conoscenza indispensabile per valutare, con cognizione di causa, se proseguire o meno con la perforazione di pozzi esplorativi».
«La nostra Regione – chiosa Fagioli – è a ragione considerata la culla della scienza e delle tecnologie geotermiche. In oltre un secolo e mezzo si è imparato ad utilizzare il calore interno della terra, praticamente inesauribile, come fonte di energia utile ed utilizzabile. Sicuramente estrarre energia utile da fluidi bollenti, spesso carichi di veleni, è operazione complessa e potenzialmente pericolosa, e nel periodo di massimo sviluppo industriale di tale risorsa, l’allora monopolista statale di tale sfruttamento ha commesso errori, con conseguenti seri danni ambientali, che hanno suscitato sospetti e ostilità nella crescente sensibilità ambientale delle popolazioni abitanti le aree geotermiche, a dispetto dell’innegabile ricchezza ed opportunità di occupazione prodotte da tale industria energetica. Ma oggi i tempi sono cambiati».
Quelle che non cambia – anche in una regione come la Toscana, all’avanguardia rispetto alla maggioranza dei territori nazionali – è l’impossibilità di godere di normative chiare e stabili, così necessarie per portare avanti quegli investimenti necessari allo sviluppo sostenibile, e la mancanza della serenità necessaria per maturare il dibattito su questo sviluppo a partire da valutazioni di tipo scientifico: posto che “l’impatto zero” sull’ambiente è un obiettivo inconsistente, le indispensabili scelte di campo non possono continuare a scadere nel tifo da stadio.