La Grecia e Enrico Rossi: «Un accordo che, forse, salva la moneta ma umilia l’Europa»

Il socialismo europeo con Hollande e con Renzi è stato debole e la sinistra non esiste più

[14 Luglio 2015]

Con un intervento sulla sua pagina Facebook, il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, torna sulla vicenda greca, che sta seguendo da giorni con appassionata preoccupazione, e sulla crisi ideale e politica della socialdemocrazia europea, illustrando – non a caso – il suo scritto con una foto di Enrico Berlinguer e concludendolo con una citazione del sempre più compianto leader del PCI.

Vi proponiamo l’intervento del Presidente della Regione Toscana – che incarna sempre di più la sinistra “possibile” del PD – con un nostro breve commento finale

 

L’accordo raggiunto all’Eurosummit è peggiore del testo proposto prima del referendum. La destra tedesca ed europea ha voluto umiliare la Grecia e con essa il progetto europeo.

I nazisti greci di Alba Dorata si fregano le mani e aspettano le prossime elezioni al grido “adesso tocca a noi”.
E’ evidente che le politiche di austerità della destra tedesca producono populismi alla Tsipras che, anche quando fanno esplodere le contraddizioni esistenti, mostrano il fiato corto e rischiano, come nel caso greco, di causare anche distruzione di ricchezza e aumento di povertà. La sequenza risulta ormai drammaticamente chiara: 1) politiche di austerità della destra 2) reazione della sinistra populista 3) possibile vittoria delle destre nazionaliste, ultra reazionarie e xenofobe. Il fatto che questi elementi possono miscelarsi diversamente in Italia con 5stelle e Salvini o in Francia con Le Pen, non tolgono l’evidenza dell’esito finale. Distruzione dell’euro, dell’unità europea, povertà per i ceti deboli e per il ceto medio. Tra la destra liberista pro-austerità e i populismi di sinistra e di destra, pur nelle differenze, c’è contrapposizione apparente e complicità di fatto.

E’ vero che il socialismo europeo con Hollande e con Renzi è stato debole, e che la sinistra come afferma qualcuno non esiste più, ma il problema è proprio ricostruirla nuova e moderna. Costruire in Europa un nuovo socialismo non succube dell’egemonia politica e culturale della destra. Il compito è difficile ma non è detto che sia impossibile e soprattutto vale la pena impegnarsi sino in fondo per questa causa.

Nel ’76 Berlinguer, intervenendo in un incontro della FGCI a Milano il 6 giugno, si esprimeva sulla necessità di cercare nuove vie per il socialismo in Occidente diverse sia da quella sovietica sia da quella social-democratica che non ha superato i limiti del capitalismo: “Non da utopisti, che inseguono le chimere; non da estremisti, che si lanciano in velleitarie fughe in avanti; non da schematici, che si abbarbicano alla lettera dei testi del marxismo e neppure da opportunisti che si acconciano al presente, naviganti di piccolo cabotaggio, presso le coste a differenza di noi che vogliamo affrontare le distese del mare aperto che ci sta davanti per raggiungere approdi nuovi nella lotta per la costruzione di una società superiore nel nostro Paese e nell’Europa”.
Sono parole di tanti anni fa ma ancora attuali nel loro significato.

 

Enrico Rossi

Presidente della Regione Toscana

 

Rossi fa un’analisi impietosa e in larga parte condivisibile della situazione europea, ma ci pare che, per equilibrismo di Partito, sbagli di grosso quando scrive che «Tra la destra liberista pro-austerità e i populismi di sinistra e di destra, pur nelle differenze, c’è contrapposizione apparente e complicità di fatto», perché tace sul fatto che con quella destra liberista pro-austerità il suo Partito, il PD, e l’intera socialdemocrazia europea hanno stretto una vera e propria alleanza a Berlino ed a Bruxelles e Roma e che la Grosse Koalition che ha imposto l’austerità europea ha visto come volenterosi esecutori diversi partiti che insieme al PD aderiscono ai socialisti e democratici al Parlamento europeo e al Partito socialista europeo, compreso il “riformista” Pasok greco che ha portato alla rovina la Grecia in anni di ruberie e corruzione sapientemente spartite con Nea Democatia (aderente al PPE di Angela Merkel, Silvio Berlusconi, Angelimo Alfano e Casini vari). 

L’eurocomunismo e la terza via berlingueriane erano molo più simili alle idee di un’Europa dei popoli e popolare di Alexis Tsipras che a quelle di Martin Shultz, che difende l’esistente come unico orizzonte possibile. Peccato che non si tratti di un’orizzonte nemmeno socialdemocratico. 

Detto questo, l’intervento di Rossi rappresenta una interessante lettura della crisi della sinistra che o è vittima o docile ostaggio del neoliberismo alla tedesca e di un’Unione europea che ricorda sempre più il Patto di Varsavia, con un solo Paese guida e una costellazione di ubbidienti Paesi satelliti con qualche riottoso da mettere in riga non appena mette in discussione l’ortodossia ideologica.

Nel caso dell’ex Urss i discoli e gli eretici venivano messi a tacere con i carri armati o le purghe di Partito, in Grecia (e prima Spagna, Portogallo e Italia) con iniezioni di shock economy che ad Atene sono diventate una sorta di ripetuto colpo di Stato economico e sociale, senza nemmeno il bisogno di convocare il Politburo.