All’interno del Prs toscano 222,89 milioni di euro (in 5 anni) per lo sviluppo sostenibile
Rifiuti, entro fine 2016 il Prb sarà aggiornato. Si guarda all’economia circolare, ma servono risorse
[4 Maggio 2016]
Escludendo dal computo il Fondo sanitario regionale e la spesa di funzionamento, il Piano regionale di sviluppo (Prs) presentato ieri dalla Giunta della Regione Toscana prevede una spesa complessiva di 6.414,57 milioni di euro, da ripartirsi nelle annualità 2016-2020. Si tratta di poco più di 6,4 miliardi di euro suddivisi in 26 macro-progetti regionali, secondo la ripartizione riportata nelle tabelle di fianco.
Quasi la metà delle risorse individuate (il 46,62%) verte su di un singolo progetto regionale, il numero 16: “Grandi infrastrutture regionali e nazionali, accessibilità e mobilità integrata”, per sua natura oneroso.
All’interno di questo pacchetto figurano infatti lo sviluppo autostradale e portuale (indicativi in tal senso gli ingenti finanziamenti già individuati per gli scali di Livorno e Piombino), quello ferroviario come quello relativo al trasporto pubblico locale. Proprio la mobilità su ferro e Tpl assorbono la stragrande maggioranza degli stanziamenti, circa 2,7 miliardi di euro al 2020: si tratta di interventi che, se daranno gli auspicati frutti, potranno al contempo ridurre il traffico stradale sul territorio e dunque migliorare la qualità dell’aria per tutti i cittadini. Curiosamente però, nel quadro delle risorse individuate per il progetto 16 solo 2,32 milioni di euro – concentrati completamente nell’anno in corso – rientrano all’interno della missione “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”.
Pur tenendo conto di tali misteri contabili, è dunque possibile sommare tutti gli importi enumerati nel Prs sotto la voce “Sviluppo sostenibile”, articolati tra 4 diversi progetti: Politiche per le aree interne e per la montagna, Assetto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici, Contrasto ai cambiamenti climatici e – appunto – Grandi infrastrutture regionali e nazionali, accessibilità e mobilità integrata. Tenendo conto di tutti questi progetti, alla missione “Sviluppo sostenibile” sono dedicati 222,89 milioni di euro nell’arco dei 5 anni, quasi tutti (215,12) raggruppati all’interno del progetto “Assetto idrogeologico e adattamento ai cambiamenti climatici”.
Si tratta, è bene ripeterlo, di una lettura parziale: si prenda ad esempio la voce di bilancio “rifiuti”, la cui corretta gestione ha molto a che fare con lo sviluppo sostenibile eppure viene riferita soltanto una volta, con stanziamenti assai deboli (appena 3,2 milioni di euro in 5 anni, 1,36 dei quali nel 2016). In questo caso il Prs, che tra i suoi obiettivi cita quello di migliorare il «recupero di energia e materia anche nel quadro definito dal Piano di azione in materia di economia circolare con particolare riferimento al ciclo dei rifiuti su cui interviene il Piano regionale rifiuti e bonifiche», è attento a rimandare ad altri documenti programmatici: in particolare proprio il Prb, che dovrà essere aggiornato «entro la fine del 2016».
In ogni caso, per quanto riguarda i rifiuti già il Prs conferma gli obiettivi di: «Prevenzione e preparazione per il riutilizzo; aumento del riciclo e del recupero di materia nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani e speciali; razionalizzazione e adeguamento della dotazione impiantistica di smaltimento e recupero del rifiuto urbano indifferenziato e del rifiuto derivante dal suo trattamento; autosufficienza, prossimità ed efficienza nella gestione dei rifiuti; bonifica dei siti inquinati e delle aree minerarie dismesse; informazione, promozione della ricerca e dell’innovazione». All’interno del processo di razionalizzazione degli ambiti relativi ai servizi pubblici locali, il Prs conferma inoltre che il «percorso dovrà completarsi con la costituzione di un unico ambito per la gestione del servizio integrato dei rifiuti in luogo degli attuali 3 Ato. Allo stesso tempo alla razionalizzazione degli ambiti dovrà far seguito un processo di ottimizzazione delle società di gestione nell’interesse della qualità dei servizi e della adeguatezza delle infrastrutture».
Più in generale, per quanto riguarda la partita ambientale la Giunta spiega che entro il 2020 dovrà arrestarsi il consumo di nuovo suolo, e marginale dovrà essere in questi cinque anni, puntando più che altro al recupero dell’esistente; dovranno migliorare gli standard ambientali, garantendo almeno il 36,08% dell’energia con fonti rinnovabili contro il 25,96% che era nel 2013, ultimo dato a disposizione (al proposito un apporto fondamentale non potrà che continuare ad arrivare dalla geotermia, che già oggi soddisfa il 27% della domanda di energia elettrica regionale). L’obiettivo è anche tagliare del 20% rispetto al 1990 le emissioni di gas serra in atmosfera, che poi vuol dire ridurle di una quota ancora maggiore se si guarda al 2004, quando erano cresciute dell’11% rispetto a quattordici anni prima.
«Traguardi sfidanti», come li ha definiti il presidente Enrico Rossi, che se vorranno essere realmente soddisfatti di fronte a un impegno finanziario che – causa crisi e austerità – rimane modesto, non potranno che far leva su un’unica parola d’ordine: efficienza.