I primi trent’anni di Revet, quando l’economia circolare è made in tuscany
Canovai: «Toscana realtà tra le più avanzate sia per raccolta differenziata sia per riciclaggio, il vero obiettivo finale»
[10 Giugno 2016]
Il verde del vetro empolese e quello dell’economia circolare sono legati da un filo che intreccia l’industria toscana da esattamente trent’anni, quando – nel 1986 – vide la luce Revet. Oggi l’azienda rappresenta una realtà di punta nel riciclo (tramite Revet Recycling) e nella gestione integrata del ciclo dei rifiuti, presenza quotidiana per oltre l’80% della popolazione toscana. Nel 1986 era diverso. Revet gestiva pressoché l’unica raccolta differenziata esistente, quella del vetro .Un’idea semplice: alle vetrerie toscane serviva rottame di vetro, e si provò ad andare a prenderlo prima dagli scarti delle aziende, e poi dai rifiuti dei cittadini, chiedendo ai comuni di installare delle campane.
Il vetro “verde Empoli” affonda le sue radici nelle campagne toscane, dove veniva il vino trovava casa nei fiaschi. Una cultura dove lo spreco non era permesso ha portato infine a un’industria dove il recupero di materia fa bene sia all’economia sia all’ambiente.
Nel 1986 «non c’erano obiettivi di raccolta differenziata, si raccoglieva il materiale per una domanda dell’industria e non viceversa – spiega Alfredo De Girolamo, presidente di Confservizi Cispel Toscana, intervenuto oggi al convegno svoltosi a Firenze per celebrare i 30 anni di Revet – Un’idea forte, che ha prodotto la più grande realtà industriale del riciclaggio di imballaggi in Toscana, tra le migliori in Italia. È passato molto tempo, è cambiata la proprietà, gli impianti, il management, ma l’idea è rimasta la stessa: fare industria del riciclaggio, in una filiera che guarda le imprese manifatturiere, il prodotto, il mercato, e vede la fase di raccolta come strumento per il riciclaggio, non il contrario».
Dalla nascita di Revet, molte cose in Toscana sono cambiate. Dal 1998 – primo dato disponibile nell’archivio di Arrr che, caso unico in Italia, certifica i dati sulla raccolta differenziata del territorio – la Toscana ha visto quasi quadruplicare la raccolta differenziata, e triplicare quella degli imballaggi. Per i prossimi anni Alessandro Canovai, presidente Revet, sottolinea che saranno tre i principali progetti industriali sui quali l’azienda concentrerà gli investimenti: massima valorizzazione delle filiere Revet, razionalizzando la rete impiantistica a servizio della raccolta del multileggero; potenziamento del polo del riciclo del vetro di Empoli; sviluppo di nuovi prodotti realizzati con i materiali di Revet Recycling.
«La Toscana – argomenta Canovai – è tra le realtà più avanzate d’Italia con un trend di crescita sia della raccolta differenziata che sappiamo non essere ora più il parametro principale, che del riciclaggio, vero obiettivo finale da raggiungere. E Revet è portatrice di una ampia esperienza nella filiera degli imballaggi (plastici, vetrosi, metallici e anche poliaccoppiati) raccolti in maniera differenziata, dove ha saputo cogliere e sviluppare al servizio dei cittadini toscani questa opportunità».
Nonostante un quadro normativo ancora confuso e lacunoso, a livello nazionale come europeo, la Toscana ha saputo sviluppare realtà d’eccellenza a livello internazionale sul riciclo. Un’industria del riciclaggio forte – carta, tessile, vetro, plastica e acciaio, un segmento di mercato che sta finalmente trovando nuovo slancio con il progetto Rimateria in Val di Cornia –, ma «abbiamo dovuto fare una grande fatica – sottolinea ancora De Girolamo – per affrontare temi che il mercato da solo non risolve. La nascita di Revet Recycling, i progetti per l’utilizzo del plasmix in prodotti dell’impresa manifatturiera, l’avvio del riciclaggio del tetrapack con Lucart, sono segnali di uno sforzo teso a promuovere il riciclaggio anche di materiali che sembrano non riciclabili».
E adesso? Da Palazzo Strozzi, Confservizi Cispel Toscana ha proposto alla Regione di inserire nel Prs (Piano regionale di sviluppo) un progetto regionale sull’economia circolare. «Una proposta industriale ed ambientale al tempo stesso: meno risorse consumate, maggiore efficienza energetica nei prodotti, meno inquinamento». Il Prs indirizza allo sviluppo sostenibile 222,89 milioni di euro nei prossimi 5 anni, ma un’attenzione particolare all’economia circolare – a partire dalla chiarezza e stabilità normativa, come anche all’effettiva applicazione del Green public procurement – porterebbe a tagliare nuovi e importanti successi, per l’ambiente come per il lavoro.