Agricoltura sociale in Toscana, PD: «Etica e sostenibilità ambientale, un nuovo modello di welfare»

Sì - Sinistra Toscana presenta una proposta di legge per l’agricoltura contadina

[28 Giugno 2016]

Secondo il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Eugenio Giani, che è intervenuto al convegno “Agricoltura sociale – strumenti, integrazione e marketing”, «L’agricoltura esprime caratteristiche di inserimento sociale di non secondaria importanza. L’inserimento sociale dei carcerati, ad esempio, trova proprio nell’agricoltura i suoi spazi fondamentali. Ma anche sul piano dell’inserimento lavorativo di chi vive situazioni di disagio il comparto agricolo ha un ruolo fondamentale. Ecco perché è corretto parlare di agricoltura sociale ed ecco perché è importante che la Toscana si sia dotata di un sistema di finanziamento in grado di supportare dei progetti specifici».

Il presidente di Rete fattorie sociali, Marco Berardo Di Stefano, e il docente di Economia agraria, Francesco Di Iacovo, delluniversità di Pisa hanno evidenziato che «Con agricoltura sociale si fa riferimento all’uso terapeutico delle attività presenti in un’azienda agricola. Tali attività, per avere fini sociali, devono essere condotte secondo criteri di responsabilità etica e sostenibilità ambientale dagli imprenditori agricoli. Esse spaziano dall’allevamento e dalla cura degli animali all’orticoltura e alla produzione agricola vera e propria. In ogni caso tali attività devono essere di beneficio sia in ambito educativo sia a persone in particolari situazioni di svantaggio e difficoltà».

Il consigliere regionale Massimo Baldi (PD), che ha moderato il dibattito e tratto le conclusioni al convegno fiorentino, ha ricordato che «La Regione sta promuovendo progetti i cui beneficiari sono gli imprenditori agricoli, le cooperative sociali che esercitano attività agricola, gli enti non pubblici, le associazioni che svolgono assistenza a persone con disabilità o svantaggio ed attività agricole anche non professionali che hanno presentato apposite proposte progettuali». Baldi ha anche sottolineato che «L’obiettivo dell’agricoltura sociale è quello di contribuire a un nuovo, ambizioso e sostenibile modello di welfare, basato non solo su spesa e assistenza, ma su opportunità e inclusione. L’agricoltura sociale fornisce risposte a quattro tipi di bisogni e criticità: inclusione, welfare, sviluppo economico, assetto del territorio. Uno strumento prezioso, dunque, che deve poter trovare nuovi percorsi di crescita, a partire da una governance più innovativa, fatta di pubblico, impresa e terzo settore.

L’importanza dell’agricoltura sociale è stata sottolineata anche da un altro consigliere regionale del PD, Marco Niccolai, secondo il quale «I progetti devono interessare il territorio regionale e devono essere presentati da soggetti operanti in Toscana».

Intanto, dall’opposizione, i Consiglieri regionali di Sì Toscana a Sinistra Tommaso Fattori e Paolo Sarti, hanno annunciato che «Nei giorni scorsi abbiamo presentato una proposta di legge intitolata “Agricoltura Contadina – Disposizioni per la trasformazione e il confezionamento di limitati quantitativi di prodotti agricoli nell’ambito della filiera corta e produzione locale”. La legge, che riprende le linee fondamentali del testo proposto nella scorsa legislatura dal Consigliere della sinistra Mauro Romanelli e che fu firmata da esponenti di diversi partiti politici, è figlia delle considerazioni d’innumerevoli reti di agricoltori, dei Gruppi di Acquisto Solidale (Gas) e di Slow Food. Un atto che si vuole inserire nel dibattito più ampio in vista dell’elaborazione di una Legge Nazionale sull’agricoltura contadina, dato che vi sono alcune proposte in discussione in Parlamento».

Fattori e Sarti spiegano che «Sempre più in Toscana, in Italia e in Europa, tantissime persone, soprattutto giovani, stanno tornando a praticare un’agricoltura di piccola scala. Si tratta di un’agricoltura basata sul lavoro contadino e sull’economia familiare, orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta, insomma, un tassello fondamentale nella costruzione di una filiera corta di qualità. Un’agricoltura di solito biologica o biodinamica, slegata dal grande business, presidio importantissimo per difendere e mantenere fertile e curata le nostre terre, soprattutto nelle zone collinari e di montagna, spesso economicamente svantaggiate e marginali. Ma è anche un tipo di agricoltura fondamentale per la tutela della biodiversità e per la conservazione dell’enorme diversità di prodotti locali tipici dei nostri territori. Con questa proposta vogliamo consentire a tante piccole realtà, ai singoli agricoltori e alle loro famiglie ma anche a chi agricoltore voglia diventarlo, di poter svolgere o iniziare la propria attività senza rimaner stritolato da una burocrazia priva di senso o da costi irragionevoli”. “Chiediamo quindi che le aziende di tipo familiare e le piccole cooperative che usano prevalentemente il lavoro dei soci, possano utilizzare la cucina di casa o un locale polifunzionale per trasformare e confezionare anche prodotti diversi, ovviamente sempre sotto il controllo delle ASL territorialmente competenti. Le produzioni interessate sono essenzialmente confetture, salsa di pomodoro, lavorazione di funghi, castagne, zafferano, erbe aromatiche, olio, vino, miele, cerali e legumi, ovviamente al di sotto di quantitativi ben stabiliti».

I due consiglieri regionali di Sinistra concludono: «Nella scorsa Legislatura, per mancanza di tempo, l’iter di un testo analogo si fermò a pochi metri dal traguardo, ora confidiamo in un’ampia condivisione delle nostre proposte da parte di tutte le forze politiche, della Giunta e delle associazioni di categoria, per sostenere concretamente i giovani agricoltori e per difendere le nostre colture tradizionali e i nostri territori, impedendone l’abbandono».