Inquinamento atmosferico, a Capannori si respira peggio che nel centro di Milano
Un’analisi della qualità dell’aria toscana durante l’inverno trascorso
[3 Marzo 2017]
Spesso, nella coscienza comune, il problema dell’inquinamento atmosferico in Italia viene inquadrato come un fenomeno delle grandi aree metropolitane e della pianura padana. Ed in parte è vero, perché la pianura padana rischia ogni anno il triste primato europeo per essere l’area che più di ogni altra coniuga densità di popolazione elevata e aria insalubre.
Ma non rappresenta l’unica situazione critica nel nostro Paese: nonostante la qualità dell’aria respirata in Toscana sia in tendenziale miglioramento, osservando i dati in dettaglio emergono alcune aree toscane che arrivano a presentare dati peggiori di molte città padane, aspetto per certi versi sorprendente. È presente infatti nella memoria collettiva di noi toscani il valico autostradale toscoemiliano in una classica giornata di alta pressione invernale: percorrendolo in auto o in treno, si nota che in Toscana il sole splende senza una nuvola, mentre in Emilia persiste la nebbia. Tutto questo, insieme alle immagini che culturalmente associamo allo smog, potrebbe far pensare che la Toscana in termini di qualità dell’aria goda di una situazione migliore rispetto ai cugini d’oltre Appennino, ma non è così. Il cielo è terso ma persiste, invisibile, la cappa di smog.
Lo dimostrano i dati, insieme alle ordinanze comunali di regolamentazione o divieto del traffico e di regimentazione dei sistemi di riscaldamento susseguitesi negli ultimi due inverni. Ordinanze necessarie, legate al superamento in alcuni casi sistematico dei limiti di concentrazione delle polveri sottili nell’aria. E qual è l’entità di questo smog? Dove si concentra?
Analisi dell’inverno 2016-2017 in Toscana
Analizzando i dati di questo inverno, e prendendo come riferimento un campione di 100 giorni da poco trascorsi (i più freddi dell’anno, dove quindi si concentrano le maggiori emissioni legate al riscaldamento degli edifici[1]), si nota che la Toscana al suo interno presenta una situazione molto variegata da provincia a provincia, e anche all’interno delle stesse province. In generale, l’asse dell’A11 Firenze-Mare presenta dati negativi, così come parte del Valdarno superiore e inferiore. Gli altri territori, invece, non evidenziano criticità.
Capannori come il centro di Milano
Geograficamente, sui monti e sul mare l’aria è buona, ma fanno eccezione la Mediavalle lucchese e la Versilia. Ancor più dell’area fiorentina, è infatti la provincia di Lucca a mostrare criticità sulla qualità dell’aria. Nel periodo considerato, in lucchesia l’aria è stata inquinata più di un giorno su tre, tanto in Mediavalle quanto in Versilia, e a Capannori – maglia nera in assoluto – l’aria è inquinata più di un giorno ogni due, ovvero sui livelli del centro di Milano. Considerando le due stazioni di monitoraggio più centrali della metropoli meneghina, in Via Senato e in Via Verziere, la media dei loro superamenti sui 100 giorni (55) non raggiungono infatti il triste primato di Capannori (56).
Nei primi due mesi dell’anno, a Capannori si sono già verificati 24 sforamenti, quando il limite per considerare una città inquinata è 35 sforamenti annui.
Tabella 1: PM10 – Valori limite per la salute umana
Periodo di mediazione | Valore limite | |
Valore limite giornaliero | 24 ore | 50 µg/m3 da non superare più di 35 volte per anno civile |
Valore limite annuale | Anno civile | 40 µg/m |
Andando poi a vedere la situazione dei vicini emiliani, per i quali spesso si presume una qualità dell’aria inferiore, emerge che invece i valori sono paragonabili. Si vedano per esempio i dati dei centri cittadini delle città emiliane percorse dalla A1:
Come si può notare, confrontando i dati emiliani con quelli delle aree urbane delle province toscane aldilà dell’asse appenninico, la differenza è poca o, in alcuni casi, si registra una maggiore concentrazione in Toscana. La diffusione dell’inquinamento atmosferico, evidentemente, è indifferente ai confini amministrativi.
Dati attendibili
Certo, questi numeri sono il frutto di un’analisi limitata, e si possono condurre analisi più dettagliate che vadano ad indagare la qualità del PM10, da cui si possano dedurre le fonti di emissione e il grado di pericolosità per l’uomo e per l’ambiente. In generale, comunque, le rilevazioni delle Agenzie di protezione dell’ambiente sono un ottimo strumento di analisi, perché rilevano concentrazioni in atmosfera e non si basano sui dati delle fonti di emissione che hanno dimostrato di essere spesso inattendibili. La stessa Agenzia europea per l’ambiente (Aea), prima del dieselgate, non riusciva a spiegare il fatto che le emissioni complessive diminuissero drasticamente di anno in anno, senza dare effetti sulle concentrazioni ambiente, cercando acrobatiche motivazioni nell’arrivo di polveri da altri continenti, nelle tempeste sahariane, nello spargimento di sale sulle strade.
Tra poco spengeremo i riscaldamenti e diminuirà sensibilmente la frequenza dei superamenti – l’Arpat documenta infatti come i principali emettitori in Toscana siano proprio riscaldamenti e traffico veicolare – ma è importante mantenere alta l’attenzione su questi dati, e tenere presente che il problema dello smog interessa anche aree spesso considerate insospettabili. Inoltre, se abbondano ricerche di soluzioni a questi problemi sulle aree metropolitane, le aree di provincia sono state più trascurate nel tempo dalla ricerca, e l’approccio per migliorare la qualità dell’aria è meno studiato, più variabile a seconda delle aree, per certi aspetti più problematico.
[1] Periodo di riferimento dal 15/11/2016 al 22/02/2017