Geotermia e salute in Toscana: ecco il punto su tutto ciò che sappiamo (davvero) sul tema
Le analisi ad oggi non consentono valutazioni sulle relazioni causa-effetto, ma sono comunque utili nel descrivere lo stato di salute globale della popolazione
[21 Luglio 2017]
La Toscana rappresenta un unicum nel panorama nazionale per la presenza di centrali geotermiche per la produzione di energia elettrica, e fin dal 2007 la direzione Ambiente ed energia della Regione Toscana si è dimostrata interessata a conoscere le possibili interconnessioni tra geotermia e salute commissionando ad Ars (l’Agenzia regionale di sanità) studi nel merito.
In occasione della pubblicazione dell’ultima Relazione sanitaria regionale, Ars ha così fornito una fotografia di quanto finora emerso, e dei nuovi – e già in corso – filoni d’indagine.
Oggi in Toscana – argomenta l’Agenzia – sono attive 35 centrali geotermiche di proprietà Enel con una capacità globale di 914,5 MW, che assicurano il 33% del fabbisogno elettrico regionale. Le centrali sono ubicate in due principali aree, quella storica situata nell’area di Larderello e quella di più recente sviluppo nel monte Amiata: in tutti i casi le emissioni degli impianti geotermoelettrici sono costituite dai vapori rilasciati attraverso le torri di raffreddamento, mentre i condensati sono reiniettati in profondità ed i fanghi smaltiti in discarica. Le emissioni in aria sono composte perlopiù da anidride carbonica (85,4%), idrogeno solforato (1-2%) e metano (0,4%), mentre in misura minore vengono emessi anche azoto, idrogeno, ammoniaca, acido borico, radon, gas rari ed elementi in tracce in forme volatili, come mercurio, arsenico e antimonio.
Il quadro emissivo delle centrali geotermiche toscane è inoltre profondamente mutato nel corso dei decenni, a fronte dell’installazione di impianti più moderni e soprattutto grazie all’installazione di impianti per l’abbattimento di idrogeno solforato e mercurio (Amis).
La presenza in aria di mercurio mostra concentrazioni ben al di sotto del valore di riferimento dell’Atsdr (Agency for roxic substances and disease registry) e alla linea guida dell’Oms; anche quella dell’acido solfidrico (H2S) – l’inquinante più rappresentativo delle emissioni degli impianti geotermici, con il suo caratteristico odore di uova marce – nel periodo 2010-2016 mostra una generale tendenza alla diminuzione delle sue emissioni in tutte le aree geotermiche. Inoltre, incrociando le serie storiche delle concentrazioni giornaliere di H2S dal 2000 ad oggi, in periodi in cui le centrali non erano ancora dotate dei filtri abbattitori, non emerge alcun segnale di effetto acuto dell’ H2S sull’apparato respiratorio.
Perché dunque, nel complesso, i dati di mortalità e di ospedalizzazione mostrano per le popolazioni residenti nell’area geotermica amiatina alcune debolezze nel profilo di salute, rispetto ai residenti nei comuni limitrofi?
Come sottolinea Ars, le analisi ad oggi non consentono valutazioni sulle relazioni causa-effetto, ma sono comunque utili nel descrivere lo stato di salute globale della popolazione.
Si osserva che l’area amiatina, in quanto vulcanica, si caratterizza per la presenza naturale e diffusa di varie tipologie di metalli. Negli anni passati, ad esempio, in vari comuni di questo territorio la presenza di arsenico nelle acque potabili ha reso necessario il ricorso alle deroghe ai limiti normativi introdotti dal Decreto legislativo del 2001, mentre – ben prima dello sviluppo geotermoelettrico – per circa un secolo (1870-1970) nel territorio dell’Amiata è stata presente un’intensa attività mineraria di estrazione industriale di cinabro, il solfuro da cui veniva ricavato il mercurio; in seguito alla chiusura delle miniere, l’area dell’Amiata ha inoltre subito un degradamento socio-economico.
I dati finora raccolti e analizzati evidenziano un’associazione tra i livelli nelle matrici umane di As e Hg con il consumo dell’acqua dell’acquedotto locale e con l’ingestione di particolari cibi, in particolare pesce e consumo di verdure da orti locali, individuando nell’acqua la principale via di esposizione, seppur senza mettere in evidenza effetti di As e Hg su mortalità e patologie tumorali. Per l’arsenico è stato osservato un debole segnale su malattie del sistema cardiovascolare e malattie della pelle, e per il mercurio su patologie dell’apparato urinario.
Nuovi e importanti dati sul rapporto tra geotermia e salute arriveranno a breve. Entro il 2017 saranno disponibili quelli prodotti da Ars circa l’analisi degli effetti cronici sulla salute dell’esposizione alle emissioni delle centrali geotermiche e ai metalli pesanti presenti nelle acque, mentre per i primi mesi del 2018 sono attesi quelli del progetto “InVETTA – Indagine di biomonitoraggio e valutazioni epidemiologiche a tutela della salute nei territori dell’amiata”): un’indagine su un campione di 2.000 persone, di età 18-70 anni, residenti nei comuni dell’Amiata maggiormente interessati dalle emissioni degli impianti geotermici.