Il dissesto idrogeologico e i 3 punti dolenti da affrontare, all’Elba come altrove
Vallesi: «Verso un nuovo approccio e un nuovo modo di concepire e di affrontare il tema»
[28 Novembre 2014]
Dopo i nuovi recenti allagamenti, i sinkhole tra Rio Elba e Rio Marina, i cedimenti di versanti all’Isola d’Elba, il presidente del Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa, Giancarlo Vallesi, fa il punto della situazione e sottolinea che «Il dissesto idrogeologico è oggi ormai il tema cruciale del territorio nazionale e locale. I gravi eventi atmosferici, le forti piogge concentrate per tempo e spazio sono diventati, ahimè, fenomeni all’ordine del giorno. Sul territorio che il Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa gestisce ci sono aree più a rischio e che presentano maggiori criticità ed aree meno a rischio. Il territorio dell’Isola d’Elba è certamente un’area a rischio dissesto per la presenza di più variabili che è giusto analizzare e conoscere non solo per individuare responsabilità e competenze, certo elemento indispensabile, ma anche per individuare e realizzare interventi mirati a risolvere le criticità. Le raccolte di firme, i moti salvifici di alcuni, il tentativo smodato di individuare un colpevole a tutti i costi spesso possono portarci fuori strada. Partiamo dalle cose. L’Elba è un territorio fortemente urbanizzato, a forte vocazione turistica, dove il cemento la fa da padrone; si è costruito sugli argini dei corsi d’acqua, si coltiva in prossimità degli alvei dei fiumi, si posizionano recinzioni e strutture lungo canali e fossi, quando addirittura non si decide di tombarli, senza preoccuparsi di come poi l’acqua potrà scorrere in quel punto».
Sembra di sentir parlare Legambiente Arcipelago Toscano, ma Vallesi sta solo facendo un esame della situazione reale: «Facendo un rapido giro dell’Isola si noterà come adagiati sui corsi d’acqua vi siano cavi, tubi, recinzioni, detriti di ogni genere che ostacolano e rendono a volte impossibile l’utilizzo dei nostri macchinari predisposti per l’ordinaria manutenzione. Rispetto a scenari così complessi che vedono la mano dell’uomo pericolosamente unita a mutamenti climatici di enorme portata, però, è necessario porre l’attenzione su alcuni aspetti che certo non aiutano a garantire la sicurezza di un territorio».
Per Vallesi i punti dolenti politico/amministrativi sono tre: «1. Siamo in presenza di una pericolosa e preoccupante sovrapposizione di competenze per cui un corso d’acqua, una data area può far capo a più enti distinti (Comune, Provincia, Autorità Portuale, Anas, RFI, Consorzio di Bonifica ecc.) con la conseguenza di disorientare, creare confusione e rimpalli di responsabilità, ma soprattutto provocando un pericoloso ed a volte insostenibile rallentamento degli interventi di difesa idraulica che, questo è certo, non ci possiamo permettere. 2. Il continuo mutamento della normativa in materia di difesa del suolo e di dissesto idrogeologico sebbene apporti importanti contributi e rappresenti spesso un passo avanti nella direzione della sicurezza, non aiuta il quotidiano lavoro di tutela del territorio. Accade infatti che ogni cambiamento sia accompagnato da periodi di transizione, momenti di fisiologici vuoti normativi e talvolta di incomprensioni che ostacolano, rallentano e complicano gli interventi di difesa del territorio. Se a ciò aggiungiamo il fatto che non esiste un approccio unificato, coerente ed omogeneo in materia, si comprende la difficoltà di operare in tale contesto. 3. Non trascurabile il fatto che le risorse necessarie per eseguire quei lavori strutturali di prevenzione necessari per garantire un’azione efficace contro il dissesto idrogeologico provengono per larga parte dagli oneri di urbanizzazione (risorse derivanti da nuove costruzioni e quindi in parte legati all’aumento della popolazione) che evidentemente nella nostra epoca storica sono davvero limitati oppure dall’indebitamento che, come tutti ben sappiamo, non può che essere basso, essendo gli Enti di fatto impossibilitati a contrarre muti e vincolati dal patto di stabilità».
Il Consorzio di Bonifica 5 Toscana Costa conclude: «Credo che se si riuscisse a rispondere in modo fattivo e concreto a queste tre criticità avremmo davvero compiuto importanti passi avanti verso un nuovo approccio ed un nuovo modo di concepire e di affrontare il tema del dissesto idrogeologico. Credo che questo debba essere il compito unitario e condiviso di tutti i soggetti coinvolti nella difesa del territorio e, in questa ottica, la condivisione collettiva delle singole responsabilità deve essere elemento imprescindibile, unica via per la costruzione di interventi e la definizione di soluzioni quanto più efficaci possibili».